Settimana importantissima per l’Italia: in programma ci sono riunioni del PRO12 e progetti da completare. Alla ristrutturazione che sta investendo il rugby internazionale, e che da qui al 2020 porterà grandi novità (calendari, eleggibilità etc), nei giorni scorsi si sono adeguate per prime le coppe europee.
“Al termine della stagione 2017/18, le sette squadre meglio classificate del Guinness PRO12 si qualificheranno, a prescindere dal proprio Paese di provenienza, per la Champions Cup 2018/19. Tale modifica andrà a sostituire l’attuale format che prevede la partecipazione, tra le sette squadre provenienti dal PRO12, di almeno un Club in rappresentanza di Irlanda, Italia, Scozia e Galles”, dice il comunicato ufficiale.
Niente posti garantiti per alcuno, quindi, e niente più play off tra le settime di Premiership e Top14 e la settima e l’ottava del PRO12 che intasavano il calendario e complicavano il finale di stagione di tante nazionali. In Champions andrà la vincitrice della Challenge Cup.
Decisione ineccepibile che verosimilmente dal 2018/2019 non vedrà alcuna squadra italiana nel torneo più importante (ma anche i Glasgow Warriors, quest’anno sesti, dovranno sudarsi il posto!).
L’Italia si adegua, visti i risultati non poteva fare altrimenti.
E se il Treviso decidesse di rinunciare subito al suo posto in Champions senza aspettare il 2018?
Qualche mese fa, il presidente della Benetton, Amerino Zatta aveva dichiarato alla Tribuna di Treviso che “sarebbe stato contento di evitare l‘ultimo posto ma di non fare la Champions Cup. E credo che anche Crowley desideri evitare certi massacri». Alla domanda se questo avrebbe potuto ipotizzare il rifiuto di iscriversi alla Champions, Zatta aveva risposto: «Questo non lo so, non mi sono mai posto il problema. Ma, se potessi, oggi la rifiuterei ben volentieri». Questo a gennaio. Nel frattempo sono successe alcune cose importanti. L’Italia ha dovuto fronteggiare un veemente attacco delle nazioni celtiche che hanno messo in discussione il nostro posto nel torneo, facendo intendere che ci sarebbero squadre nordamericane pronte a entrare, con o senza di noi.
Il confronto raccontano voci d’oltremanica è stato feroce, soprattutto con gli scozzesi e i gallesi.
L’introduzione del solo merito sportivo per la qualificazione alla Champions, potrebbe aver calmato un po’ le acque. Ha tolto un po’ di pressione sulle nostre franchigie viste come usurpatrici di un posto che non meritiamo. Ma il confronto non è concluso e l’Italia potrebbe giocarsi ora un’altra carta, fa capire qualcuno. Per esempio quella di cedere subito il posto in Champions (ora di Treviso) già a partire dalla prossima stagione (ai Cardiff Bleus, per esempio, sconfitti nel play off dallo Stade Français, ma settimi nel PRO12).
La posizione di Benetton, come avete letto sopra, è nota. Il fatto che la Challenge sia un terreno molto più adatto alle italiane, anche.
La rinuncia di Treviso potrebbe essere una moneta da spendere di fronte al board celtico riunito per discutere il futuro del torneo: americane sì, americane no (in ballo c’è anche l’ipotesi di un PRO14, con due gironi di sette), quante italiane nel PRO12, con sede dove (Milano, Roma?) e con che garanzie. La prima richiesta, respinta al mittente dalla Fir, era di una sola italiana nella ex Celtic League, con sede a Roma.
Gli è stato spiegato che questo non è possibile e che nelle scorse sette stagioni l’Italia ha investito quasi 50 milioni per la partecipazione di due squadre al PRO12. Non possiamo buttare a mare questo investimento.
C’è un tavolo di poker aperto e Treviso potrebbe giocarsi subito una carta che le appartiene di diritto. Ci sono tante cosa da fare e bisogna cercare di farle tutte bene. Molti occhi sono puntati su di noi e non possiamo più sbagliare.
Nella foto i festeggiamenti dei Saracens, a Murrayfield dopo il successo sul Clermont (foto Roberto Bregani/Fotosportit)