Contro il Canada, Sebastian Negri da Oleggio potrebbe festeggiare la sua seconda presenza in Nazionale dopo quella conquistata dalla panchina la scorsa settimana contro gli Usa. Conor O’Shea lo ha chiamato urgentemente in America dopo l’infortunio subito da Steyn, nella prima partita del tour, contro l’Argentina. Giocatore dell’Hartpury RFC, in Inghilterra, Negri è nome relativamente sconosciuto fra gli appassionati di rugby in Italia. Due anni fa, Federico Meda lo aveva intervistato per Allrugby, tracciandone un ritratto simpatico e interessante. Lo riproponiamo qui, alla vigilia della sua seconda partita con la maglia azzurra. Un avvertimento: la conversazione è di due anni fa, oggi qualche risposta potrebbe essere differente!
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Oltre ai quarti di nobiltà ovale per il solo fatto di essere cresciuto in Africa del sud, il nome completo richiama a un passato araldico nei dintorni di Novara: Sebastian Negri da Oleggio. Il titolo sembra essere quello di “conte” e Oleggio è un tipico borgo piemontese, fatto di vie strette, torri campanarie e bastioni – in questo caso medievali – tozzi e spessi, di laterizio. Sebastian non c’è ancora stato (era il 2014, ndr), l’Italia per sua ammissione la conosce da turista: i suoi parenti, da parte di padre, sono tutti di Milano e lui, negli anni, ha visto Firenze, Venezia, senza approfondire troppo le sue radici. È nato in Zimbabwe da padre milanese e mamma metà inglese e metà”zimbabwean”. Ha vissuto, a neanche 10 anni, l’esproprio dei latifondi da parte del regime di Mugabe, padre-padrone dell’ex Rhodesia, che ha cacciato dalle fattorie gran parte dei bianchi del Paese, costringendoli ad emigrare. La famiglia Negri si è stabilita così a Durban, in Sudafrica, dove Sebastian ha ricominciato a giocare a rugby, sport diffuso anche in Zimbabwe e approcciato all’età di sei anni alla Springvale House School. Poi Clifton Prep School, Hilton College, Natal Sharks Academy, quindi la proposta di andare a Western Province, con cui ha un contratto fino a fine 2014.
Seb, a Clifton eri soprannominato “Legs” perché alto o veloce?
Fino a 15 anni ho giocato spesso apertura e estremo poi sono cresciuto troppo e mi hanno spostato in mischia. Normalmente gioco seconda linea, capita anche di essere schierato flanker lato aperto.
Come sei entrato in contatto con la Federazione?
Devo tutto a Roland De Marigny, rimasto favorevolmente impressionato da alcuni miei video con la scuola. Grazie a lui li ha visti Gianluca Guidi e sono stato chiamato per una settimana di test. Dopodiché è arrivata la convocazione per il Cile ed eccomi qua.
Il nome di uno Springbok del futuro?
Jesse Kriel, estremo dei Bulls. Anche lui del 1994.
Caratteristiche in campo?
Sono molto aggressivo e orgoglioso del mio placcaggio. Amo correre nello spazio, palla in mano Per il resto non amo tanto parlare di me.
E fuori dal campo?
Molto diverso (ride): tranquillo, rilassato, mi piace stare con gli amici e sono family oriented. Ho la stessa fidanzata dai tempi della scuola (Lily), una sorella (Daniella), due fratelli, Josh e Thomas, quest’ultimo mi fa anche da manager, lavorando alla Prosport sudafricana.
Seconde linee di riferimento?
In generale Bakkies Botha. Tra gli italiani mi piace molto Marco Bortolami, anche se il mio azzurro preferito rimane Sergio Parisse.
Qual è il tuo sogno ovale?
Già partecipare allo Junior World Trophy è stato fantastico, adesso non vedo l’ora che arrivi il 2014, tra Sei Nazioni e Mondiale in Nuova Zelanda. Non riesco neanche a spiegarvi quanto sia eccitante far parte di questo gruppo. Il sogno – ma anche l’obbiettivo – è ovviamente giocare con la Nazionale maggiore!
Mai avuto dubbi tra Springboks e Azzurri?
In passato mi è capitato di affrontare l’argomento ma io sono orgoglioso e onorato – nonché convinto al 100% – di fare il percorso internazionale con l’Italia: è una squadra in crescita, ormai molto affermata. Non si tratta di una seconda scelta.
Ma quanto ti senti italiano?
Tutti i miei parenti da parte di papà sono di Milano, dove ho zii e cugini. Sono venuto diverse volte per le vacanze e, nell’ultimo periodo, frequentemente con i raduni. Devo imparare la lingua, adesso la capisco un po’ ma non la parlo ancora.
Se hai voglia possiamo calcolarla insieme la tua “italianità”. Ad esempio, come sei messo con l’Inno di Mameli?
Diciamo che so, molto male, la prima strofa, ma prometto di impararlo tutto per il Sei Nazioni.
Sai chi è Berlusconi?
Ovviamente sì.
E Matteo Renzi?
No.
Napolitano? Giorgio Napolitano?
No.
Un’ultima domanda: il nome Francesco Totti ti dice niente?
Certo, gioca nella Roma. Io seguo molto il vostro calcio, sono un grande tifoso del Milan (e del Liverpool, ndr), anche se non se la passa bene in questo periodo.
Caro Seb, esame superato. Sei più italiano di quanto pensi.
Thanks!
Sebastian Negri da Oleggio è nato in Zimbabwe il 30 giugno 1994. Seconda linea da combattimento, è alto 1.95 e pesa 108 kg. Ha passaporto italiano con residence stamp validi per Sudafrica e Zimbabwe. Ha disputato la Junior World Cup 2013 in Cile e la Currie Cup con la Western Province Academy nel 2014. Ha giocato nove partite con l’Italia U20 e nelle ultime due stagioni ha fatto parte della Nazionale Emergenti.
(la foto è di Roberto Bregani/Fotosportit)