Nelle dodici partite giocate quest’anno, per dieci volte il gap del punteggio è stato tra zero (pareggio tra Irlanda e Galles) e 16 (vittoria della Scozia a Roma). Solo in due casi è stato più largo (9-40 e 58-15 in Italia-Inghilterra e in Irlanda-Italia). In tutte le altre partite, grande
equilibrio (il più stretto e i più larghi: un punto tra Francia e Irlanda, 11 tra Inghilterra e Irlanda e tra Scozia e Francia) e eccellente spettacolo.
Tutto questo non potrà che portare acqua al mulino di chi vuole ritoccare la formula del Torneo. L’Italia lo… turba, così come spesso ha… turbato i gironi della prima fase di Heineken e Champions.
Riflessione nella riflessione: se domenica la Francia avesse vinto, si sarebbe presentata al faccia a faccia con l’Inghilterra con la chance di agganciarla, non di superarla, a meno di un fantascientifico successo con una cinquantina di punti di margine. Il margine di sicurezza è stato assicurato in gran parte dall’Italia.
La classifica dei fatti-subiti è ancora una volta impietosa. Inghilterra +52, Galles + 9, Scozia +17, Francia – 17, Irlanda +31, Italia – 92. In questi anni di 6 Nazioni l’Italia non ha mai, ovviamente, finito con il segno +. La peggiore stagione è venuta nel 2005 (- 124), la migliore nel 2013, – 36. In altre sette occasioni è stato doppiato il promontorio dei 100 punti incassati. Quest’anno per raggiungere il traguardo ne mancano solo 8.
Ancora un’annotazione: al debutto, nel 2000, l’Italia chiuse a – 122, l’anno scorso a – 120. E quest’anno… Il passo del gambero è stato scritto da Gunther Grass e ha trovato uno stuolo di imitatori in azzurro.
Cimbricus