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Qualche bello spirito aveva paragonato Antoine Dupont ad Asterix, dai lunghi baffi e dall’elmo adorno di alette. Accostamento poco attendibile: Dupont, con la sua faccia di pietra, è più simile a Brenno, il capo dei Galli Senoni che nel 390 a. C. saccheggiarono Roma calando dalla Romagna che avevano annesso, provenendo da quella che si sarebbe chiamata Borgogna. Dal momento che le mille libbre d’oro richieste per togliere il disturbo non erano state raggiunte, Brenno lanciò sula bilancia la sua spada e pronunciò – almeno così si dice – la sua famosa frase: “Vae victis, guai ai vinti”. Più o meno lo stesso messaggio lanciato da Dupont nel vertiginoso secondo tempo. I Galli tornarono nei pressi di Roma durante la prima guerra punica: si erano alleati ai cartaginesi di Annibale e fecero la loro parte nelle catastrofi romane del Ticino (Tisin), del Trebbia (Trebia) e del Trasimeno. Urlo di battaglia: “Tarbagatai”.

Nessun dubbio su un altro accostamento: Uini Atonio è Obelix. È Atonix. Non ha le trecce come Gerard Depardieu ma per il resto – pancione, polpaccioni – tutto a posto. Quanto a Fabien Galthié difficile dargli del Panoramix: non ha bisogno di preparar pozioni magiche con gli uomini che ha disposizione. Compresi gli esclusi, gli infortunati, i mandati a casa.

24-73 sembra uno dei numeri telefonici del tempo in cui gli apparecchi erano riservati ancora a pochi. “Signorina, mi chiami Denfert Rochereau 24-73”, intima Maigret alla centralinista dopo aver ficcato la sua mole dentro la cabina di un bar-tabacchi mentre avverte ancora in bocca il gusto del bianchino della Loira appena assaggiato al bancone di zinco.

La FFR ha inoltrato una richiesta di revisione a World Rugby e al comitato delle 6 Nazioni: se quattro mete danno diritto a un punto di bonus, perché non accordarne due a chi ne segna otto o più di otto?

Se una partita di rugby è una maratona di alta qualità, una major tipo Londra o Chicago, l’Italia ha retto bene per i primi 28’, equivalenti a un passaggio, ad alto ritmo, ai 10 chilometri. Subito dopo, ha iniziato a disunirsi, ad accusare un distacco pesante, incolmabile. Risultato: se la Francia ha chiuso in un tempo di valore, attorno alle 2h03’, gli azzurri hanno finito, lingua fuori, oltre le 2h15’ quando i cronometristi cominciavano a sbuffare.

Nella foto del titolo Antoine Dupont e il busto di Brenno esposto al Musée National de la Marine di Parigi

 

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