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La notizia dell’avvicendamento di Nanni Raineri alla guida della nazionale femminile con Fabio Roselli a partire dal 1° gennaio 2025 ha suscitato un certo stupore tra gli addetti ai lavori e gli appassionati. Molti si sono infatti interrogati circa le motivazioni di un cambiamento così radicale a nove mesi di distanza dalla Coppa del Mondo, con limitate opportunità per il nuovo tecnico di plasmare la squadra con la propria visione di gioco.
Sembrano da escludere tensioni di tipo strettamente personale (nessuno mette in discussione le qualità umane e la dedizione al lavoro di Raineri). Né sembra che la decisione sia imputabile a risultati particolarmente deludenti. In effetti, le due edizioni del Sei Nazioni con Raineri al timone non si sono discostate di molto dalle due precedenti sotto la guida di Di Giandomenico: sconfitte pesanti contro l’Inghilterra; sconfitta combattuta contro la Francia a Parma e pesante “à l’etranger”; sconfitte contro la Scozia, in passato quasi sempre battuta ma molto migliorata negli ultimi tempi, compensate da due successi contro l’Irlanda, tra cui il primo assoluto in trasferta; quanto al Galles, sia la vittoria del 2022 con Di Giandomenico (10-8) che la sconfitta per 22-20 di quest’anno avrebbero potuto avere esiti opposti, essendosi decise sulla base di episodi.
Fabio Roselli, è stato allenatore delle Zebre dal 2020 al 2024
Nel WXV 2 si sono registrate cinque vittorie su sei incontri (compreso un successo sul Galles), confermando una certa superiorità rispetto alle squadre emergenti come Giappone o Sudafrica – per non parlare della Spagna, seccamente battuta nelle due occasioni in cui la si è incontrata. In realtà l’unica sconfitta poco accettabile è stato lo scivolone in casa contro il Giappone nell’autunno 2023, un incontro utilizzato per provare numerose nuove giocatrici lasciando a riposo molte delle titolari. La scelta di allargare la rosa sperimentando dei XV sempre diversi è probabilmente costata all’Italia la vittoria nel WXV 2 2023, perso per differenza punti (tre soltanto) rispetto alla Scozia. È pur vero che da un ranking post-mondiale 2022 che ci vedeva in quinta posizione si è scesi a un certo punto sino al decimo posto, ma si è poi risaliti all’attuale ottavo, tra l’altro in un contesto che vede ampia fluidità tra la quinta e appunto l’ottava posizione.
L’ultima partita di Nanni Raineri sulla panchina dell’Italia ha visto le Azzurre vittoriose a Città del Capo sul Sudafrica  (Photo by Johan Rynners – World Rugby/World Rugby via Getty Images)
Piuttosto che l’assenza di risultati in quanto tali sembra avere contato un certo scontento circa il modo in cui ci si è arrivati. Raineri ha cercato di dare alla squadra un gioco più strutturato e meno basato sulla lettura della situazione. In alcuni settori si sono visti dei miglioramenti, in particolare nell’uso più frequente del gioco al piede (anche se non sempre efficace); per contro, un piano di gioco offensivo centrato sull’uso ricorrente dei punti d’incontro si è rivelato molto dispendioso fisicamente (soprattutto per una squadra di stazza inferiore alle avversarie di turno), e possibilmente frustrante per una linea di trequarti più portata ad andare al largo. L’impressione è che sullo stile di gioco da adottare non si sia mai sviluppata una reale sintonia tra tecnico e squadra, e che questo abbia infine convinto la federazione a intervenire, puntando su un tecnico che ha la reputazione di essere particolarmente attento alle strategie offensive come Roselli.
La sua assenza di familiarità con il rugby femminile potrebbe suscitare qualche perplessità, analogamente a quelle formulate a proposito di Raineri quando venne designato come successore di Di Giandomenico. Per contro, l’esperienza come tecnico di alto livello nel Sei Nazioni U20 e in URC e la lunga frequentazione con lo stesso Di Giandomenico potrebbero facilitare il nuovo coach nell’approccio alla RWC, il cui percorso di avvicinamento non sarà certamente semplice.
Nella foto del titolo, Nanni Raineri durante il riscaldamento delle squadre prima di Francia – Italia allo Stade Jean Bouin, a Parigi, lo scorso aprile.(Photo by Catherine Steenkeste – Federugby/Federugby via Getty Images)
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