Faccia a faccia tra chi ha inventato la nuova Irlanda e sta costruendo solide fondamenta per l’Australia, Joe Schmidt, e chi l’ha ereditata: vince il secondo, Andy Farrell.
Battaglia feroce nei punti d’incontro, molti errori da una parte e dall’altra parte ma la tensione gira a un giusto voltaggio. Partita non bella, ma intensa, risolta a 7’ alla fine dalla meta da Gus McCarthy, l’ennesimo tallonatore che sale in scena. Il più commosso – lo era anche prima… – è Cian Healy che a 37 anni ha 13’ a disposizione per diventare il più assiduo verde della storia, un cap in più di Brian O’Driscoll. Quota 134 raggiunta per chi dal 2009 spinge, lotta e segna – dodici mete sono un buon raccolto – e si diletta di pittura.
L’Irlanda chiude un novembre costellato da qualche corrente di incertezza, da qualche dubbio che ronza attorno alla squadra campione del 6 Nazioni: toccherà a Simon Easterby capire e intervenire. Farrell lascia per concentrarsi su un lavoro di selezione che lo impegnerà come ha impegnato tutti i suoi predecessori: i Lions vanno filtrati attraverso l’alambicco più sofisticato. Sono antichi, preziosi, l’ultima testimonianza di un rugby che non c’è più.
Dall’umiliante disastro settembrino patito contro l’Argentina 27-67), l’Australia è cresciuta a vista d’occhio. L’Union Slam rimane tra le mani di Ella, Campese, Farr Jones della pregiata annata 1984, ma le vittorie a Twickenham e a Cardiff, specie la prima, sono un gas esilarante per chi ancora qualche mese sentiva sintomi di soffocamento.
È il 150° anniversario dell’Irfu ma non sono previste particolari celebrazioni: il vecchio Ollie Campbell, Brithis & Irish Lion e protagonista di una Triplice Corona, porta il pallone e può bastare così. La celebrazione sta nella maglia, dell’antico color smeraldo, senza sponsor e con un collettino da educandi.
C’è qualcosa che non funziona nei perfetti meccanismi irlandesi, che diventa evidenta quando, nei punti di incontro, ci si ritrova a cozzare contro Wilson, McReight (il migliore dei Wallabies) e Frost, capaci di riconquistare e persino di ripartire. Uno dei contrattacchi più…omerici è quello lanciato dal tank Tupou, dopo intercetto: l’autonomia di corsa è quella che è. Ne esce comunque un calcio che permette l’allungo. Perché gli australiani incassano ogni qualvolta riescono a mettere la testa di là: un calcio a segno di Lolesio e la meta di Jorgensen, che nasce da uno di quei tocchi aerei di cui è specialista il giovane principe Sua’ali’i, costato un bel mucchio di denaro per il passaggio dalla League alla Union, sono le premesse.
L’Irlanda costruisce le sue architetture, avanza con Doris e McCarthy, si trova spesso ad affrontare punti d’incontro che vedono Valetini e McReight protagonisti spietati ed efficaci. La meta di Van der Flier, che nasce da uno schema scelto da Gibson-Park (no al drive, sì all’allargamento del gioco) permette che il contatto sia tenuto a metà cammino, 5-13. Sam Prendergast, 21 anni, erede di Sexton, preferito a Crowley, ha visione e piede raffinato.
Possesso, territorio e pressione degli irlandesi si accentuano nella ripresa: il primo vantaggio arriva dopo la meta in mezzo ai pali di Doris, Man of the Match, e la trasformazione di Prendergast, che aveva ciabattato quella della meta del primo tempo. I Wallabies, che faticano a risalire, si ritrovano davanti grazie a due calci (entrambi di Lolesio, il secondo dai 47 metri) ma da quel momento sono costretti ad un costante arretramento. Sino alla maul che porta alla meta di Gus Mc Carthy: 22-19, lo stesso risultato del match vinto due settimane fa contro i Pumas.
Andrea Piardi, assistito da Gianluca Gnecchi e Nika Amashukeli, è un lucido protagonista: testa contro testa tra Valetini e McCarthy? Nessuna pericolosità, un calcio può bastare. Gomito di Valentini sulla gola di Hansen? Quel gomito è sul petto. Il cartellino giallo (o arancione) resta in tasca al bresciano che giudica come inevitabili quelli che il pubblico ritiene placcaggi in ritardo. Uno dei migliori in campo.
Irlanda – Australia 22 -19 (primo tempo 5-13)
Irlanda
Mete: van der Flier, Doris, McCarthy; trasformazioni: Prendergast 1/2, Crowley 1/1; cp Prendergast 1/1
Australia
Meta: Jorgensen; tr: Lolesio 1/1; cp: Lolesio 4/4