Mettiamola così, Gonzalo Quesada sembra costretto a cambiare dagli infortuni grandi e piccoli dell’Italia sballottata dall’Argentina, ma in fondo va comunque per la sua strada, senza paura dell’avversario, la Georgia che ci ha fatto male a Batumi due anni fa, e senza temere l’importanza “politica” della partita (georgiani che si sentono in diritto di partecipare al Sei Nazioni). “Sono consapevole di non aver compiuto scelte conservatrici, sarebbe stata un’enorme contraddizione con i principi che mi sono dato, con l’idea che ho fatto passare nel gruppo che tutti hanno un’opportunità e che dipende dal lavoro e dalla dedizione che si mette negli allenamenti se questa opportunità si può concretizzare o meno”, dice il ct.
E poi aggiunge una cosa di cui dovrebbero far tesoro tanti allenatori italiani di club, nel rugby, certo, ma anche in tanti altri sport, a qualsiasi livello giocati: “L’esperienza mi ha insegnato che fra giocatore esperto non al 100% e un giocatore al 100% è meglio il secondo”. Da qui la scelta dei 23 per affrontare la Georgia. Matt Gallagher è il sostituto naturale di Ange Capuozzo, se Allan non si fosse fatto male a un polpaccio giovedì nell’ultimo allenamento sarebbe andato in panchina come sostituto possibile di Garbisi. Trulla al momento è al pari di Lynagh (“ci abbiamo ragionato tutta la settimana se era meglio l’uno o l’altro”, dice il ct), Bertaccini ha lavorato bene e si è guadagnato sul campo la sua chance di esordire in nazionale. Se Brex non ce l’avesse fatta a riformare per l’ennesima volta la coppia con Menoncello in campo sarebbe andato Zanon, come titolare.
Data ormai come acqusita l’alternanza campo panchina fra i tallonatori (domani inizia Nicotera e Lucchesi parte da 16) i cambi in prima linea sono in parte dettati dalla non perfetta forma di Riccioni, ma anche dall’esigenza di vedere tutti in campo nelle Autumn Series come fosse un tour. Eppure a Genova, la nostra Wellington, il nostro campo sfortunato (non ci vinciamo dal 1967), arriva la Georgia che ci siamo quasi inventati noi come bestia nera. “Credo che a Batumi la partita sia stata sbagliata, credo che il fattore campo (una bolgia, tifosi scatenati per 80 minuti ndr) sia stato importante. E’ vero anche che i georgiani sono in crescita. Erano un pacchetto di mischia spaventoso e basta, ora sono una squadra con ottimi tre-quarti che giocano tutti in Francia, sanno attaccare su linee verticali, vanno affrontati con la massima concentrazione”.
Otto cambi rispetto a Udine sono dettati dalla brutta partita con l’Argentina? Una punizione per i titolari di sabato scorso? “E’ stato un duro colpo, ma non possiamo perdere la capacità di continuare a competere – dice Quesada – soprattutto gli ultimi 20 minuti sono stati duri. E’ stata una partita dai ritmi elevatissimi, con palla in gioco per 42 minuti, un dato incredibile. Avevamo mezza squadra intossicata e forse questo un po’ ha pesato, ma non può essere un alibi. L’Argentina ha fatto 7 mete, tre costruite, ma le altre su situazioni di attacco nostre con palloni persi. E’ su questo che abbiano lavorato questa settimana”.
Della sfida di Batumi (28-19 per la Georgia) dieci superstiti per parte, non gli allenatori. A Crowley è subentrato Quesada, a Maisashvili, Richard Cockerill, ex tallonatore dell’Inghilterra, nato 53 anni a…Rugby.
Ecco gli azzurri per la partita di domenica (ore 14,40 diretta su SkySport e, in chiaro, su TV8): 15 Gallagher, 14 Trulla, 13 Brex, 12 Menoncello, 11 Ioane, 10 P. Garbisi, 9 A. Garbisi, 8 Vintcent, 7 Lamaro, 6 Negri, 5 Lamb, 4 Cannone, 3 Ferrari, 2 Nicotera, 1 Fischetti. A disp: 16 Lucchesi, 17 Spagnolo, 18 Ceccarelli, 19 Favretto, 20 Zuliani, 21 Fusco, 22 Marin, 23 Bertaccini.
Arbitro: Ben O’Keeffe (Nzl)
Nella foto di apertura la conferenza stampa di Quesada e Lamaro dopo la partita con l’Argentina (Foto AllRugby)