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WXV 1

La sorpresa del gruppo – e dell’intero weekend – è stata sicuramente la vittoria dell’Irlanda sulla Nuova Zelanda. Alla sfuriata iniziale delle avversarie, le verdi rispondono punendone alcune disattenzioni difensive, prima con la devastante terza linea Wafer (due mete per lei e prestazione memorabile a tutto campo) e poi con il tallonatore Jones. Chiusa la prima frazione sul 17-17, la svolta negativa del match per le neozelandesi si ha tra il 50’ e il 60’ quando portano a casa soltanto tre punti da 10 minuti in superiorità numerica per il cartellino al pilone Dowd. Prima perdono il pallone al momento di schiacciare, poi si vedono due mete annullate in rapida successione per in-avanti e velo in rimessa laterale. Negli ultimi dieci minuti il vantaggio cambia tre volte, ma il cerino in mano alla fine se lo ritrovano le Black Ferns: al 79’ la terza linea Erin King, entrata dalla panchina e soltanto alla seconda apparizione con il XV irlandese, marca la sua seconda meta. Con grande freddezza O’Brien trasforma per il 29-27.

L’Irlandese Aoife Wafer premiata Player of the Match al termine di Nuova Zelanda – Irlanda al BC Place di Vancouver. (Photo by Rich Lam – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

Per la Nuova Zelanda c’è solo tempo per un calcio di rinvio che non raggiunge i 10 metri: il modo migliore di chiudere una giornata da dimenticare. Per le irlandesi si aprono invece scenari inaspettati (perlomeno, va ammesso, inaspettati da chi scrive): con il Canada sabato prossimo sarà  dura (anche se non impossibile), ma gli Stati Uniti sono certamente alla loro portata. Battendoli potrebbero sperare anche nel secondo posto nel torneo. Non male per una formazione wooden spoonist nel Sei Nazioni poco più di un anno fa.

Canovaccio simile nelle altre due partite, con USA e Francia che cedono alla distanza dopo essere restate in partita, pur inseguendo nel punteggio, sino all’ultimo quarto di gara (al 60′: 21-33 le americane contro le inglesi, 24-31 le transalpine contro il Canada). Negli ultimi venti minuti quattro mete per le Red Roses, due più un calcio per le canadesi scavano il gap con le avversarie. L’interpretazione però è diversa nei due casi. Le statunitensi possono trarre molte indicazioni positive da un 21-61 dove hanno comunque marcato tre mete contro un’Inghilterra che ha subito a lungo la loro pressione.

L’accelerazione con cui l’inglese Ellie Kildunne va a segnare la seconda meta dell’Inghilterra, inutile il tentativi di fermarla  della statunitense McKenzie Hawkins (Photo by Rich Lam – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

Nel caso delle francesi invece, il 24-46 finale solleva qualche dubbio sulla capacità della squadra di reggere il confronto con avversarie che combinano un buon livello tecnico con una grande potenza fisica. La Francia ha avuto vari momenti di brillantezza (da menzionare in particolare la meta di Bourdon, probabilmente la migliore del primo turno), ma ha subito le penetrazioni per linee dirette delle canadesi – non solo da parte delle avanti, particolarmente incisive sono state il centro Seumanutafa e l’ala Bermudez.

Asia Hogan-Rochester del Canada placcata dalle francesi Melissande Llorens e  Teani Feleu (Photo by Rich Lam – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

WXV 2

“We few, we happy few…. We band of brothers” (in questo caso, “sisters”), reciterebbe il bardo di Stratford-upon-Avon. Sarà l’orario (12:30), sarà il clima uggioso di un sabato di fine inverno, fatto sta che quando Clara Munarini dà il via alle ostilità tra Galles e Australia anche i pubblici di Colorno o Parabiago sembrerebbero una folla oceanica al confronto di quello di Cape Town.

La meta dell’australiana Caitlyn Halse, vano il placcaggio di Bethan Lewis del Canada, nel corso del match disputato al DHL Stadium di Cape Town (Photo by Johan Rynners – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

Primo tempo molto equilibrato, con Australia in vantaggio per due mete a una e nessuna delle due squadre in grado di imporsi sull’altra nelle fasi statiche. La prima parte del secondo tempo vede una sostenuta pressione australiana che porta il minimo bottino di una punizione, sufficiente però a mandare le Wallaroos oltre break. 13-5 e tutto ancora da giocare all’inizio dell’ultimo quarto. Cinque minuti dopo invece rimane molto poco da giocare, visto che tra il 63’ e il 65’ l’Australia piazza due mete portandosi sul 25-5. Il Galles non riesce a reagire e le australiane marcano ancora al 68’ e al 74’ per un 37-5 finale che francamente pochi si aspettavano.  Australia al comando del gruppo 2 per differenza punti sul Sudafrica.

Delle Azzurre, sconfitte dalla Scozia 0-19, e del successo del Sudafrica su Giappone, si è detto altrove

WXV 3

A Dubai, le Figi regolano senza problemi Hong Kong: segnano due mete nei primi cinque minuti e poi controllano la partita incrementando gradualmente il punteggio. Il 38-3 finale è il prodotto di sei mete e quattro trasformazioni, di cui una concessa dal TMO in maniera alquanto grottesca: pur essendo ottimamente posizionate le due assistenti non avevano notato che il pallone era passato, oltre che sopra al loro naso, anche sopra la traversa.

Un attacco delle Figi con Kolora Lomani  nel match contro Hong Kong disputati a The Sevens 2 Stadium di Dubai (Photo by Christopher Pike – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

Infine, il big match della giornata tra Olanda e Samoa si sviluppa in maniera per molti versi inattesa. L’Olanda segna otto punti nei primi 8’, cui Samoa risponde con un penalty al 26’. Da quel momento le europee controllano sostanzialmente l’incontro grazie ad un uso intelligente dei loro avanti che garantisce una buona occupazione del territorio. Samoa commette un numero infinito di errori nella gestione del pallone e finisce per affidarsi a una strategia d’attacco che non è sminuente definire da serie C italiana anni ’70: palla alle più grosse, e avanti a “panzate”. L’approccio paga soltanto all’ultimo assalto, ben dopo la sirena dell’80’, quando le avanti sfondano in vicinanza dei pali.

Pleuni Kievit di Samoa placcata dall’olandese Linneke Gevers (Photo by Christopher Pike – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

Il sorpasso, che sarebbe ingeneroso per le olandesi, non si materializza causa una rincorsa troppo lunga della calciatrice samoana e un tee collocato troppo vicina alla linea di meta. Questo permette all’estremo olandese Stalmann di stoppare il calcio, fissando un 8-8 che sta pure stretto alle arancioni per quanto visto in campo. Tutto ancora aperto, dunque, nella corsa agli ultimi posti per RWC 2025.

Nella foto del titolo, la festa delle irlandesi dopo il successo a sorpresa sulla Nuova Zelanda (Photo by Rich Lam – World Rugby/World Rugby via Getty Images

Risultati e classifiche della prima giornata 

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