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Città del Capo -. Il WXV 2024 comincia come era finito il WXV 2023: in beata solitudine. L’assenza della concorrenza del mondiale maschile non sembra infatti avere cambiato lo scarso entusiasmo dei sudafricani per il rugby femminile. È un vero peccato, perché in uno stadio bellissimo quanto desolatamente vuoto le Springboks Women e le Sakura danno vita a un match di grande intensità che avrebbe meritato ben altra cornice.  Finisce 31-24 per le padrone di casa, con molti rimpianti per le nipponiche. Il Giappone mette in campo una prestazione eroica contro avversarie fisicamente strabordanti, resistendo con buona efficacia alle maul avanzanti delle sudafricane e utilizzando anche con efficacia lo stesso strumento. Il primo tempo vede un totale dominio territoriale giapponese ma si conclude con un vantaggio sudafricano per 17-12 che non riflette assolutamente l’andamento del gioco. Il Giappone segna due volte ma in entrambe le occasioni commette inutili in avanti alla ripresa del gioco, concedendo alle avversarie due mischie in profondità nei propri 22.  Le sudafricane sfruttano abilmente il peso delle loro avanti marcando in entrambe le occasioni. E si ripetono alla fine della frazione, quando una punizione concede loro la terza opportunità di entrare nella metà campo giapponese. L’inizio della ripresa è favorevole alle padrone di casa che marcano ancora, allungando sul 24-12. La risposta giapponese però non si fa attendere, e la capitana Saito riporta il punteggio in parità con due marcature in rapida successione. Al 55’ è tutto da rifare, con il Giappone in chiara ascesa. Nell’ultimo quarto succede di tutto. Al 56’ il TMO richiama l’attenzione dell’arbitra su quello che era parso un contatto di minima rilevanza tra l’apertura giapponese Otsuko e un’avversaria, tra l’altro preceduto da un’evidentissima spinta a due mani della stessa sudafricana ai danni di un’altra giocatrice giapponese: ne risultano un giallo per la giocatrice nipponica e la meta da penaltouche che alla fine fisserà il punteggio sul 31-24.

Misaki Matsumura placcata dalla sudafricana Ayanda Malinga (Foto di Johan Rynners – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

Nonostante l’inferiorità numerica il Giappone continua a premere e al 71’, nuovamente in 15, riesce a segnare vicino ai pali la meta del probabilissimo pareggio. Meta annullata per un nuovo intervento del TMO che segnala un’ostruzione certo avvenuta, ma del tutto ininfluente rispetto alla marcatura, essendosi verificata quattro o cinque fasi prima. Infine, l’arbitra completa l’opera omettendo di concedere la meta tecnica su una punizione battuta veloce dal Giappone a pochi metri dalla linea e fermata con un placcaggio ritenuto meritevole di giallo. Il Giappone insiste, ma il tempo è poco e la difesa sudafricana regge fino all’ultimo.

In sintesi, un bellissimo incontro anche se pieno di errori da ambo le parti, in cui la squadra che ha messo in mostra il gioco migliore perde per una combinazione di demeriti propri e altrui nei momenti cruciali.  Alla fine comunque soddisfatti entrambi gli head coach Leslie Mckenzie esprime la sua giustificata soddisfazione per la capacità delle Sakura di mettere in seria difficoltà il Sudafrica nonostante l’evidente divario fisico; mentre Swys de Bruin loda – anch’egli giustamente – lo spirito delle sue ragazze, per la tenacia nel resistere agli incessanti attacchi giapponesi.

Carmen Castellucci della Spagna placcata dalle malgasce Marie Bodonandrianina (a sinistra) e Valisoa Razanakiniana durante il match disputato al Sevens 2 Stadium di Dubai. (foto di Christopher Pike – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

Molto meno da commentare, invece, sull’incontro di Dubai, dove la Spagna regola con tredici mete l’esordiente Madagascar. Salvo una nota curiosa: non è frequente che una partita in cui la squadra vincente ha soltanto il 53% del possesso si concluda con uno scarto del genere (83-0). Pare quanto mai valido il principio che non basti conquistare il pallone, occorre anche qualche idea su che farne…..

 

Nella foto del titolo: Sanelisiwe Charlie segna la terza meta del Sudafrica inutilmente placcata dalla giapponese Seina Saito (Foto di Johan Rynners – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

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