vai al contenuto principale

Alla luce degli ultimi bilanci – consuntivo 2023 e preventivo 2024 – il disavanzo negativo é tale da configurare il rischio di un possibile commissariamento da parte del CONI. La ritenete una possibilità reale?

E in ogni caso con spese ormai attestate intorno ai 50 milioni e entrate non superiori a 40 come pensate di affrontare i prossimi esercizi: dove tagliare e come aumentare le risorse?

E del tutto evidente che la nuova Presidenza avrà l’onere di mettere in sicurezza i conti della Federazione, prima di un difficile ma non impossibile intervento del CONI.
Questa è certamente una priorità!
Si passerà necessariamente per un’attenta verifica degli aspetti economici e patrimoniali della FIR, delle attività operative in essere, così da determinare il ricollocamento economico degli impegni finanziari, che dovranno essere inevitabilmente compatibili con gli attuali ricavi della Federazione.
Contestualmente dovranno essere poste in atto tutte le attività necessarie a migliorare ed incrementare le seguenti voci:
a) I ricavi da sponsor istituzionali, ai minimi storici dal 2016 con riduzione verticale nell’ultimo triennio.
b) L’attività di marketing e comunicazione, aspetto fondamentale per il rilancio della disciplina
c) Rapporti con Fondazioni e sponsor privati: identificazione di fondazioni sportive e aziende private interessate a investire nello sviluppo delle infrastrutture sportive.
d) Fondi pubblici: Accesso a fondi europei e nazionali destinati allo sviluppo dello sport e delle infrastrutture.
e) Crowdfunding: Campagne di crowdfunding mirate, coinvolgendo la comunità del rugby e gli appassionati.
f) Stabilire partnership con enti locali, regionali e nazionali per ottenere supporto logistico e finanziario. In particolare, per il SUD attingere alle direttive del decreto Caivano e proporre il rugby come disciplina ideale per diffusione di valori positivi e strumento di rivalsa sociale.

Cosa intendete fare delle Zebre che assorbono quasi 7 milioni e non rispondono ad alcun progetto preciso?

Sdoganato da oltre un anno un tabù di cui nessuno osava parlare, per “l’Italia del rugby” la privatizzazione delle Zebre è chiaramente un passo necessario, anche se tardivo.
Il progetto della franchigia parmense, infatti, oltre alla contraddizione nei termini di essere un club “privato” di proprietà di un ente, mostra la corda da anni, sia da un punto di vista tecnico che gestionale
La cronica mancanza di risultati poi, frutto di una gestione artificiosa del club, ne hanno determinato una strutturale incapacità di raccolta , pur inserito in un territorio come la food valley di Parma, ad alta densità imprenditoriale.

È un’operazione che si potrà realizzare in un biennio e che porterà notevoli benefici economici da reinvestire verso il rugby di base.

 

3. Come intendete razionalizzare i costi e i piani della formazione (Accademie)?
– Sarà un esempio di ricollocazione dei ricavi, razionalizzando il costo della formazione, investendo sull’allargamento delle competenze “alte” ad un numero maggiore di tecnici sul territorio.
Per innalzare il livello della competizione abbiamo bisogno di lavorare sui grandi numeri, spostando i costi fissi delle attuali strutture per reinvestirli su “franchigie “ provinciali basate su un modello progettuale , elaborato su scala nazionale. Condiviso dalle realtà del territorio e sostenuto dalla Fir, sarà una grande “cantera” per i giovani talenti del rugby italiano, monitorati e visionati da osservatori di ruolo, individuati tra gli ex giocatori azzurri delle varie epoche, formati allo scopo; in filiera una nuova veste alla serie A, naturale sbocco alla loro maturità.

Torna su