Alla luce degli ultimi bilanci – consuntivo 2023 e preventivo 2024 – il disavanzo negativo è tale da configurare un commissariamento da parte del CONI. La ritenete una possibilità reale? E in ogni caso con spese ormai attestate intorno ai 50 milioni e entrate non superiori a 40 come pensate di affrontare i prossimi esercizi: dove tagliare e come aumentare le risorse?
Partiamo da un assunto imprescindibile: il rugby di alta prestazione genera oltre il 65% delle entrate della nostra Federazione ed è dunque l’asset che garantisce la sostenibilità dell’intero movimento. Di conseguenza, è l’area di investimento maggiore e continuerà ad esserlo. Non comprenderlo vuol dire ignorare le dinamiche dello sport business moderno. La direzione è proseguire nello sviluppo dell’attività di alta prestazione, le Nazionali e le Franchigie, attuando certamente un’azione di ottimizzazione delle spese, ove questo sia possibile, ma soprattutto andando a sviluppare i ricavi per ridurre progressivamente il delta tra valore e costo della produzione. Questo non può che passare attraverso i flussi di ricavo tipici dello sport: biglietteria, sponsorizzazioni, merchandising, food&beverage, diritti televisivi.
L’alternativa è la riduzione o l’eliminazione di quegli investimenti che non generano profitto.
Il patrimonio federale è superiore ai quattordici milioni di euro, circa dieci volte superiore a quanto previsto dalle regolamentazioni vigenti. Il tema del commissariamento piace molto alle opposizioni ed a qualche giornalista, ma purtroppo è quanto di più lontano dalla realtà possa concretizzarsi.
Cosa intendete fare delle Zebre che assorbono quasi 7 milioni e non rispondono ad alcun progetto preciso?
Credo la domanda sia posta in modo piuttosto infelice.
Le Zebre rientrano in quell’investimento per la sostenibilità dell’alta prestazione che ho esposto poc’anzi. Sono un modello di efficienza e di competitività? No.
Sono parte della progettualità per l’evoluzione del rugby italiano di alta prestazione? Sì, e lo rimarranno. Tra Azzurri, alcuni veterani della scena internazionale come Bigi e Morisi, e potenziali atleti sul taccuino del Commissario Tecnico il contesto è quello di una squadra di URC a pieno titolo, con un occhio di riguardo allo sviluppo dei giocatori. L’arrivo di Massimo Brunello, che alla guida dell’Italia U20 ha raccolto grandi risultati, indica la rotta che vogliamo la Franchigia segua.
La privatizzazione della Franchigia rimane un’opzione, ma non ad ogni costo e solo se nell’interesse del movimento.
Come intendete razionalizzare i costi e i piani della formazione?
Se parliamo di formazione per l’alta prestazione, torniamo sempre alla vostra prima domanda: investire per garantire la competitività dell’asset Italia nel medio-lungo termine quale strumento primario di ricavo. La risposta dunque non può che essere quella della continuità di investimento nel modello formativo che abbiamo parzialmente ereditato dalla gestione precedente, e su cui siamo intervenuti ottimizzandolo secondo quanto ritenevamo corretto e necessario, ad esempio integrandolo con i Poli e le Accademie U23.
Continuità, del resto, è la parola chiave per questa contesa elettorale: non c’è molto da aggiungere a quanto proponevo, insieme ai miei Consiglieri federali, quando siamo stati eletti nel 2021. L’unica differenza sostanziale è che, dopo questo mandato, conosciamo molto meglio la macchina federale e abbiamo ancora più chiara la direzione che vogliamo – meglio, scusate, dobbiamo seguire.