Nel mondo down under l’Australia è caduta in basso. L’attuale sorte ricorda il titolo di un vecchio film con quella bellanima di Laura Antonelli. Anche l’Australia era bella: due titoli mondiali e due finali perse, il bottino di vertice assoluto dei Wallabies che nel ’91 stupirono il mondo con un nuovo gioco. L’Olanda del rugby.
Ora, l’uscita dopo la fase a gironi in Francia – mai capitato – e soprattutto una crisi interna che erode le fondamenta. Il rugby a XV (RA) è in crisi quanto prosperano la League (NRL) e il football australiano (AFLl) che possono contare su una presenza di pubblico e su un appoggio economico delle televisioni dai numeri stratosferici. La rugby union sta ricavando 40 milioni di dollari (australiani) dai contratti tv, il football, noto anche come Australian Rules, ne incamererà, sino al 2025, dodici volte tanto, 650 milioni.
La crisi colpisce anche il numero dei giocatori e di quelli che si avvicinano a questo formato: in questo momento il rugby union è al nono posto tra le discipline praticate in quello che è il paese più sportivo del mondo. Davanti, anche l’arrampicata. Piuttosto umiliante per gli eredi di Lynagh, Campese, Farr Jones, Ella e di tutti gli altri cavalieri di un vecchio sogno ormai sbiadito.
Nick Farr Jones capitano dell’Australia campione del mondo nel 1991 (World Rugby)
“Dave Rennie aveva portato cultura, Eddie Jones, l’ha distrutta”, confessa tristemente uno dei tanti testimoni del collasso. E l’arrivo di Joe Schmidt, neozelandese e fondatore delle fortune irlandesi, non è stato salutato con entusiasmo. Tutt’altro.
Uno dei motivi dell’arretramento dell’interesse va cercato nell’assenza di un campionato nazionale. La League gioca un torneo a 18 squadre che dalla culla, lo stato di Victoria, si è allargato alle altre entità geografiche dell’isola-continente; il football può contare su 17 club. Entrambe le finali (alle quali aggiungere State of Origin, il duello storico nel gioco a XIII tra Queensland e New South Wales) ferma il paese come la Melbourne Cup di galoppo. La Union ha cinque franchigie che da dodici anni non riescono a fermare lo strapotere dei neozelandesi.
Ora, redini del comando affidate a Phil Waugh, vecchio mastino della terza linea. C’è un grande bisogno di ritrovare la rotta perché, in ordine cronologico, l’Australia deve, ricevere il Galles (altra grande in crisi) nei test estivi, affrontare il Championship contro gli Al Blacks padroni, ospitare tra poco più di un anno il tour dei British and Irish Lions, organizzare nel 2027 la Coppa del Mondo uomini e nel 2029 quella femminile. In questo momento, le ragazze, che nel formato a 7 sono impegnate nella qualificazione olimpica per Parigi, sono quinte. Gli uomini sono precipitati al nono posto, superati anche dall’Italia, non era mai successo prima.
Soltanto abbandonando il piccolo Wallaby per affidarsi al grande canguro rosso, capace di formidabili salti, potrà essere risalita la china.
Nella foto di apertura, la meta al Portogallo di Fraser McReight (Julian Finney – World Rugby/World Rugby via Getty Images)