Sarà anche per motivi elettorali – i nativi di solito votano per il partito democratico – ma è un fatto che Joe Biden ha appoggiato la richiesta della partecipazione ai Giochi di Los Angeles del 2028 di una squadra di lacrosse (una specie di hockey che torna a far parte della grande famiglia olimpica) che rappresenti la confederazione Haudenosaunee di cui fanno parte Mohawk, Oneida, Tuscarora, Seneca, Onondaga, Cayuga. Quelle che una volta formavano un altro 6 Nazioni, quello irochese.
Una formazione irochese dei primi anni del Novecento
“Sono i loro avi che hanno inventato il gioco e lo hanno perfezionato. È giusto che siano all’Olimpiade”, dice il vecchio Joe. Ai caotici Giochi del 1904, a St Louis, una squadra di Mohawk era presente ma sotto la bandiera del Canada.
Nel 1912 a Stoccolma Jim Thorpe, che aveva sangue irlandese e francese, ma anche Sac and Fox (vero nome, Sentiero Luminoso), vinse decathlon e pentathlon e venne poi squalificato per aver guadagnato quattro soldi giocando a baseball e football. La denuncia di leso dilettantismo venne dagli Usa.
Billy Mills, Sioux (o, come è giusto dire, Lakota), vinse i 10.000 a Tokyo 1964. Naomi Lang, della tribù Kanuk, nel 2002 fu la prima nativa a partecipare ai Giochi invernali, nella danza su ghiaccio. Ultima ad entrare in questa non vasta Hall of Fame, Janee Kassanavoid, Comanche, terza e seconda nel lancio del martello ai Mondiali di Eugene e di Budapest.
Sviluppi possibili nel rugby: una confederazione, ammessa di diritto alla fase finale della Coppa del Mondo, che comprenda giocatori di Fiji, Samoa, Tonga, Isole Cook, Nauru, Tahiti, Wallis e Futuna, escludendo quelli nati e cresciuti in Australia e Nuova Zelanda.
Rimane l’interrogativo sugli assimilati e nazionalizzati per permanenza: Atonio, Tuilagi inglese, il sovrabbondante Tuilagi francese, ultimo prodotto della stirpe, i fratelli Taofifenua, Mauvaka, Aki, Tuipulotu, Cokanasiga, i fratelli Vunipola, ormai fuori dal giro internazionale.
In caso di creazione della Pruc, Pacific Rugby Union Confederation, lo scenario per la conquista della coppa d’oro intitolata a William Webb Elliis potrebbe cambiare e non riguardare le solite note. Non hanno inventato il rugby, come i nativi americani hanno fatto con il lacrosse, ma non c’è dubbio che l’abbiano imparato molto bene.