Una giornata difficile. Una partita difficile, per l’Italia e per chi la deve commentare. Perché nel gioco dell’oca della nostra storia ovale si torna ancora una volta dal via e non per il risultato (36-0, 6-0 le mete), prima volta che l’Italia resta a zero contro l’Irlanda, ma per l’impressione di assoluta impotenza vissuta sotto al cielo di Dublino. É vero, loro in questo momento sono forse i migliori al mondo, hanno affinato uno spietato e redditizio gioco costruito su multifasi prodotte a velocità incontrollabile da qualsiasi avversario, hanno un’identità scolpita nelle abilità personali e quello spietato senso di superiorità che non poteva essere certo l’Italia dei continui lavori in corso a mettere in crisi.
Però. Passi per la legale e continua aggressione subita sin dal calcio d’inizio, per la difficoltà a rallentare ogni scontro in mezzo al campo, per quella maliziosa abilità che i verdi hanno nel giocare sempre sul filo, o fuori dal filo, del fuorigioco. Però. Se ogni mischia diventa una sofferenza, se ogni touche è una scommessa difficile da vincere, ecco che non si può avere scampo. L’Italia nella sua storia fatta di continue rincorse si è sempre ancorata alle fasi di conquista, ha costruito lì le sue poche certezze e quando proprio alla fonte del gioco perde l’orientamento è impossibile evitare la catastrofe. Perché catastrofe è stata, non per i 36 punti subiti, perché una settimana fa, sul prato di casa, la Francia ne aveva contati sulla propria pelle 38, non per l’attacco in astinenza, ma per quel senso di impotenza che si è subito impadronito della partita degli Azzurri. Non c’è stato un appiglio, una sola fase di gioco alla quale ancorarsi, se non placcare, placcare, placcare, spesso anche in affanno, tanto per provare a rallentare una scheggia impazzita.
Dan Sheehan autore di due mete nella partita ((©INPHO/Dan Sheridan)
Altro discorso è il gioco al piede. Che per l’Italia è diventato una palla al piede. Varney e Garbisi mai hanno trovato vantaggio da una loro scelta tattica; con i calci noi diamo la palla agli avversari che ci restituiscono la loro pressione. Studiare le pedate di Lowe per capire come si fa. E così anche Gonzalo Quesada, alla seconda uscita ufficiale, è subito entrato nel poco ambito club dei suoi predecessori O’Shea, Smith, Crowley, tutti con la fedina sporcata da una partita del Torneo finita con zero punti segnati nella loro prima stagione da ct dell’Italia. Si può solo migliorare, dicono. Speriamo, tanto noi oramai ci siamo abituati a vivere di ottimismo.
Nella foto del titolo Jack Crowley mette a segno la prima delle sei mete irlandesi (©INPHO/Dan Sheridan)
IRLANDA v ITALIA 36-0 (p.t. 19-0)
Irlanda: 15 Hugo Keenan (57’ Harry Byrne), 14 Calvin Nash, 13 Robbie Henshaw (64’ Jordan Larmour), 12 Stuart McCloskey, 11 James Lowe, 10 Jack Crowley (58’ Harry Byrne), 9. Craig Casey (73’ Jamison Gibson-Park), 8 Jack Conan, 7 Caelan Doris, 6 Ryan Baird (66’ Josh van der Flier), 5 James Ryan, 4 Joe McCarthy (60’ Iain Henderson), 3 Finlay Bealham (57’ Tom O’Toole), 2 Dan Sheehan (57’ Ronan Kelleher), 1 Andrew Porter (57’ Jeremy Loughman), Head Coach: Andy Farrell
Italia: 15 Ange Capuozzo, 14 Lorenzo Pani (58’ Federico Mori), 13 Juan Ignacio Brex, 12 Tommaso Menoncello, 11 Monty Ioane, 10 Paolo Garbisi, 9 Stephen Varney (58’ Martin Page-Relo), 8 Michele Lamaro, 7 Manuel Zuliani (69’ Ross Vintcent) 6 Alessandro Izekor, 5 Federico Ruzza (56’ Andrea Zambonin), 4 Niccolò Cannone, 3 Pietro Ceccarelli (41’ Giosuè Zilocchi), 2 Gianmarco Lucchesi (56’ Giacomo Nicotera), 1 Danilo Fischetti (56’ Mirco Spagnolo) Head Coach: Gonzalo Quesada
Arbitro: Luke Pearce (RFU)
Cartellini: 58’ Menoncello (ITA)
Marcatori: 8’ meta Crowley; 24’ meta Sheehan t. Crowley (12-0); 37’ meta Conan t. Crowley; secondo tempo 50’ meta Sheehan,; 62’ meta Lowe,) 78’ meta. Nash, t. Byrne