Gonzalo Quesada vorrebbe sorridere, ma non può. E lo dice chiaro perché: “La cosa che mi è piaciuta di più è che nessuno negli spogliatoi, né giocatori, né staff, avesse voglia di sorridere. Perché certo abbiamo fatto una buona prestazione e io sono soddisfatto di questo, ma sono anche deluso. Anche se, posso dirvi la verità?, non penso troppo a questa minima differenza nel punteggio, sono fiero del carattere tirato fuori dalla squadra in qualche situazione difficile”.
E a chi gli chiede come ha fatto a ridare carattere all’Italia se i giocatori sono gli stessi del mondiale e ha avuto così poco tempo, risponde che sono gli stessi giocatori ad aver fatto tutto. Poi, certo, ammette che ha pagato la strategia messa in atto in quei raduni, dicembre e gennaio, in cui non c’è stato nessun allenamento ma solo parole. “Quando ho spiegato la filosofia del lavoro che volevo fare e l’identità che volevo dare alla squadra”.
La novità è che Quesada non si nasconde dietro giri di parole e, anzi, è così diretto che quando il traduttore in inglese cambia per esigenze di sintesi una frase lo corregge. Un piccolo dettaglio che sembra insignificante. “Non ho detto che l’Inghilterra nel secondo tempo ci ha portato nella partita che voleva fare, ma che la partita è scivolata da quella parte”. Parrebbe la stessa cosa, ma si vede che per Quesada non è affatto così. Comunque quella è la chiave della sconfitta: “Nei primi 20 minuti del secondo tempo non siamo stati efficaci in touche e nel gioco aereo, anche se sapevamo che lì ci avrebbero messi in difficoltà. Poi è difficile tornare in attacco se non hai il possesso”.
Michele Lamaro, capitano, conferma la sensazione generale di delusione: “Non possiamo accontentarci di aver fatto il miglior risultato di sempre, ne abbiamo abbastanza di arrivare vicino. Sappiamo che con costanza e passione possiamo andare oltre e non possiamo accontentarci”. “Nel primo tempo abbiamo avuto due palloni a disposizione e abbiamo segnato due mete – dice ancor Quesada – dobbiamo lavorare per avere più palloni di qualità, oggi non li abbiamo avuti e non abbiamo giocato dove volevamo”.
Tra i problemi c’è stata la touche, tre quelle perse. Federico Ruzza: “Abbiamo fatto un buon primo tempo, poi nei primi 10 minuti della ripresa abbiamo avuto problemi in touche e nell’uscita dal nostro campo. Quando difendi tanto è più facile concedere qualche calcio di troppo. Dovevamo tenere più il pallone, ma dovevamo dare un segnale dopo le ultime prestazioni e ci siamo riusciti”.
Tommaso Menoncello racconta la meta di Allan: “Mi sono trovato in un due contro uno, ho accennato un movimento, Ford è restato fermo e io l’ho data ad Allan. La meta di Mitchell invece è colpa mia, ho sbagliato il placcaggio, l’arbitro ha visto giusto nessun doppio movimento. Succede. Devo lavorare ancora di più per essere sempre più al top. Tornare a Dublino dove mi sono infortunato? Non ci penso, gli infortuni fanno parte del gioco, capitano. L’importante è rimettersi in forma”.
Gianmarco Lucchesi: “Un’emozione forte rientrare dopo tanto tempo, quasi un secondo esordio. Per me una grande soddisfazione, ma non è facile perdere una partita così. Avevamo l’opportunità di portarla a casa, non è successo per errori nostri. Resta la bella giornata per me che ricorderò con piacere”.
Facce tese nella conferenza stampa a fine partita quelle di Gonzalo Quesada e Michele Lamaro (Foto All Rugby)