La palla vola in aria e… l’Italia soffre. Almeno, questo è quanto è successo contro l’Inghilterra. Intanto nelle rimesse laterali: perché, sul proprio lancio, gli Azzurri ne hanno vinte 12 su 15 e gli avversari hanno sfiorato l’en plein (11 su 12), ma anche perché la qualità dei palloni conquistati dai Bianchi è stata generalmente superiore, garantendo una piattaforma più adeguata al rilancio del gioco.
Ma ancora più evidente è stato il divario nel gioco aereo, con la doppia inferiorità dei nostri sia nell’accuratezza dei calci sia in fase di ricezione. Gli inglesi non sono quasi mai andati in difficoltà sui calci alti, che potevano raccogliere senza grande pressione e spesso, anche, con un bello spazio davanti per impostare un attacco. E comunque, se in difesa c’era da contendere un pallone alto, gli uomini di Borthwick – con Steward in particolare evidenza – svettavano con regolarità e lo portavano a casa.
Tutt’altra situazione quando a calciare erano gli ospiti, che si sono affidati alla coppia mediana Mitchell-Ford. Quest’ultimo, in particolare, non solo ha centrato i pali con il solito rendimento (6 successi su 7 tentativi) ma ha calibrato calci alti con una precisione costante: qualche volta i suoi compagni recuperavano direttamente la palla, e in tutti gli altri casi l’azzurro di turno si trovava a ricevere l’ovale e il placcatore quasi in contemporanea.
Non sarà un caso, in sostanza, se Fin Smith, giovane apertura prodigio che molti osservatori di Oltremanica avrebbero voluto in campo dal primo minuto, ha rilevato il maestro Ford soltanto a meno di un quarto d’ora dal termine.
Bravi, molto bravi loro, insomma. E noi ancora indietro. Gonzalo Quesada lo sa, ne ha parlato quasi subito in conferenza stampa e poi ha aggiunto: “Sul gioco aereo abbiamo cominciato a lavorare ma sappiamo che ci dovremo insistere molto: è sicuramente un aspetto del nostro gioco da sviluppare”.