Sapete quanti spettatori ha fatto registrare la prima giornata della nuova Japan League? Non basatevi sui dati della nostra Serie A Élite e nemmeno su quelli delle nostre franchigie: in Giappone erano 70.575, con una media di 11.762 spettatori nelle sei partite del torneo. La più frequentata è stata Kubota Spears- Suntory Sungoliath, con oltre 18.500 paganti. Un dato che nel sempre più pletorico fine settimana ovale e mondiale (8-10 dicembre), con la Champions e la Challenge Cup all’esordio, la pone al quarto posto assoluto del week end dopo Leicester Tigers – Stormers (19.439, dato EPCR), Stade Toulousain – Cardiff (18.750) e Munster – Aviron Bayonais, (18.908). Per Racing 92-Harlequins nell’avveniristica struttura parigina denominata La Défense Arena erano poco meno di diecimila.
Breve elenco (aggiornato ) dei giocatori e dei tecnici emigrati, per periodi più o meno lunghi, più o meno sabbatici, nell’arcipelago giapponese: Ardie Savea Player of the Year, Beauden Barrett, Aaron Smith, Brodie Retallick, Sharon Frizell, Sam Cane (nella foto, nel derby conto i Kubota Speras), Richie Mo’unga, Pieter Steph du Toit, Franco Mostert, Faf de Klerk, Damian de Allende, Cheslin Kolbe, Liam Williams, Nathan Hughes, Quade Cooper, Marika Koroibete, Samu Kerevi,, Charles Piutau, Dave Rennie, Steve Hansen, Wayne Smith, Kieran Crowley, Todd Blackhedder, Robbie Deans. E ora sta per arrivare (tornare) Eddie Jones.
Chi regge le fila di un campionato saldamente sostenuto dalle grandi corporazioni è molto ambizioso e punta per questa stagione a superare il milione di spettatori incrementando i 450.000 diventati 750.000 in un crescendo interrotto dalla pandemia. “Tutti sono benvenuti”, è lo slogan lanciato da Genichi Tamatsuka, seduto in cima alla piramide della Lega.
Per il momento resiste l’Inghilterra (ma se i crack continueranno quanto terrà duro?) e non mostra interesse la Francia. Con i soldi della tv e con la struttura imponente – in tutti i sensi – dei propri campionati il rugby di Marianna non corre alcun pericolo di diaspora.