Quo Davis? Un anagramma (Davis-Vadis) è permesso in questo sport che dà lezioni, in tema di trasformazioni, al vecchio Proteo, figlio di Poseidone.
Si accorcia, si contrae per timore che lo spettatore, specie il telespettatore, piombi nella dimensione della noia, dello scontato, che può assalire, improvvisa e devastante, e consigli un cambio di canale. Ma può anche allungarsi a dismisura, diventare una storia infinita se gli accordi con le grandi corporazioni garantiscono un forte afflusso di denaro. E così quelli che gli inglesi chiamano grandi eventi, sono diventati mega eventi, molto più estesi nel tempo che un’Olimpiade. I motori hanno creato anche l’antipasto – o l’aperitivo – con le gare sprint.
La prossima Coppa del Mondo di rugby verrà giocata da 24 squadre, non più da 20, e lo stesso formato e la stessa percentuale di crescita è stata decisa da chi governa il cricket. Il calcio ovviamente è sempre leader e dispensatore di nuovi canoni: 48 nazionali al via nella prossima Coppa del Mondo sull’asse Usa-Canada-Messico. Il tempo delle 16 sembra appartenere all’evo incerto e romantico della Tavola Rotonda.
Qualcuno si sta domandando se Infantino non abbia un’idea babilonica: ammettere alla fase finale tutte e 206 le federazioni che aderiscono alla Fifa: Brasile-Isole Salomone 28-0, Italia-Guinea Equatoriale 15-1 possono essere risultati suggestivi, capaci di creare fuggevoli emozioni.
Al di là delle iperboli, calcio, rugby e cricket hanno nel futuro molto prossimo durate interminabili, nell’ordine dei quaranta, cinquanta giorni. Il pubblico gradirà, sosterrà la sfida? Riempirà gli stadi? Assicurerà fedeltà davanti al video? Se i padroni dello sport e i dispensatori di denaro hanno deciso in questo senso, lo scenario è favorevole. Le minacce possono venire solo dall’informazione immediata e superficiale fornita dalla rete o da streaming più o meno pirata.
Contemporaneamente si tende ad accorciare, a contrarre. La lotta per la vecchia insalatiera, che un tempo si snodava attraverso l’anno, è stata ridotta a una faccenda molto rapida, tagliando, a parte il vecchio fascino, numero degli incontri e loro durata. Per chi non avesse ricordi precisi, un incontro durava tre giorni (due singolari, il doppio, gli altri due singolari) sulla distanza dei cinque set. Oggi, in tre giorni, quarti, semifinali, finale. Altre che interzone.
La mutazione della Davis – l’ennesima scaturita del tennis – invita all’emulazione che oggi è solo partorita dalla fantasia, ma domani chissà: il 6 Nazioni giocato su match di quaranta minuti può risolversi in tre settimane, con ritocco del regolamento che prevede una finale tra la prima e la seconda della prima fase, questa volta sulla durata classica degli 80’. Può essere la chiave per ridurre i sempre più costosi diritti tv e permettere alla povera Bbc di continuare a offrire il Torneo ai suoi affezionati. Perché in questo momento, strano ma vero, la televisione britannica ha seri problemi per poter mandare in onda uno dei più classici appuntamenti dell’anno.