Inghilterra medaglia di bronzo della Coppa del mondo 2023. Batte 26-23 l’Argentina. Gli inglesi questa volta la medaglia non se la tolgono, la tengono al collo almeno fino alla foto ricordo al centro del campo mentre per la prima volta gli altoparlanti suonano “The world in union”, l’inno ufficiale di tutte le Coppe del mondo ma fin qui ignorato dagli organizzatori francesi.
La finale per il terzo posto è la prima partita del mondiale in cui non viene mai chiamato il Tmo eppure qualcosa da guardare magari c’era. Ma l’arbitro australiano Nic Berry, il segnalinee georgiano Amaskukeli e, il collega irlandese Brace, come il gallese Whitehouse nel bunker hanno avuto solo certezze. Anche quando il tallonatore inglese Dan segna una meta stappando un calcio dell’apertura Carreras e poi colpisce alla testa l’estremo argentino Mallia. Fallo così palese, a gioco fermo, che il segnalinee entra in campo per bloccarlo, ma non dice niente all’arbitro, né il Tmo ha voglia di fare il suo lavoro. O quando all’ultimo minuto la mischia dei Pumas ara quella inglese che però non viene sanzionata. Un calcio avrebbe potuto dire andare ai supplementari.
Ma non è per l’arbitro che l’Inghilterra fa suo il match. La sua arma vincente è una difesa aggressiva, perfetta, è la lucidità di Owen Farrell nel gestire i palloni che gli arrivano da un ispirato Youngs, è l’estremo Smith che quando serve si lancia in contrattacchi che non portano grandi vantaggi territoriali, ma impongono all’Argentina di stringere la propria difesa. L’Argentina perde perché nel momento decisivo del match, al 43’, quando Carreras con uno slalom perfetto arriva in mezzo ai pali portando i suoi per la prima volta in vantaggio 17-16, non resta concentrata e lo stesso Carreras, sulla ripartenza inglese si fa stoppare un calcio di liberazione nei 22 consentendo la meta del controsorpasso che di fatto porta l’Inghilterra sul podio. “Abbiamo perso alcune opportunità e alla fine abbiamo perso per soli tre punti. Oggi ci è mancata la perfezione necessaria per vincere, ma è stato un mondiale pieno di emozione nel quale ci eravamo ripromessi di arrivare alla settima partita e lo abbiamo fatto, anche se avremmo preferito essere in campo domani”, dice Michael Cheika l’allenatore argentino. “Il rugby è la mia vita, lo amo, ma secondo me ci sono troppe interruzioni, dovrebbe essere più fluido. Qui il pubblico è stato fantastico sempre”.
E’ stata la partita del pubblico orfano della Francia (buona parte degli oltre 77mila sugli spalti era francese) che ha intonato la Marsigliese più volte, che ha gridato “Allez les Bleus” spingendo l’Argentina in maglia blu con banda trasversale bianca. E’ stata la partita dei fischi ininterrotti agli inglesi, dalla lettura della formazione in poi, con Farrell preso di mira da boati ogni volta che piazzava. La partita di Tom Curry incerottato nel fisico e nell’anima, lui che dice di essere stato vittima di offese razziali e che di fatto da accusatore è diventato accusato per aver tradito anche i suoi compagni mettendoli in forte imbarazzo. E la partita degli addii. Forse dello stesso Cheka (“Decideremo se devo restare io o se mi deve sostituire Contepomi, l’importante è che i Pumas vincano”, dice in conferenza stampa), Certo il saluto al rugby internazionale di Youngs e Sanchez. Quest’ultimo chiude con un errore dalla piazzola che avrebbe potuto portare i suoi ai supplementari ma fa pari con l’intercetto nel match con il Galles che ha portato i Pumas in semifinale e, in fin dei conti, a questa partita.
Nelle foto i sorrisi inglesi dopo la vittoria, la prima meta dell’Inghilterra segnata da Earl, un ruvido placcaggio di De La Fuente su Farrell (Foto Michael Steele e David Ramos – World Rugby/World Rugby vía Getty Images)