Per l’ultima battaglia, il migliore degli analisti: Napoleone Bonaparte, l’Imperatore, in diretta dagli Invalides.
Andrà alla finale, Maestà?
“Sono trattenuto qui e devo dirle che tutto sommato la sistemazione è confortevole- Ho un sacco di ricordi con cui trascorrere il tempo e se ho voglia di chiacchierare posso contare su Foch e Vauban che abitano proprio sopra di me. Tento di tenermi informato e così se ha qualche domanda…”
Direi che, usando termini che lo sono famigliari, ci troviamo di fronte a chi predilige il movimento e chi preferisce la posizione…
“Veda, la posizione era la prerogativa di quel tipo che alla fine ha avuto la meglio su di me. Sceglieva un posto e si attestava: lo veva fatto in Spagna, a Badajoz e in qualche altra occasione. Avrei dovuto immaginare avrebbe fatto lo stesso anche quando alla fine ci trovammo a contatto di cannocchiale”.
Naturalmente sta parlando di Waterloo….
“Sì, certo, Waterloo dove ho saputo muovere a dovere gli uomini”.
Il movimento è la chiave della vittoria…
“Il movimento, ovvio, preceduto da un bel fuoco dei cannoni. Da giovane ero artigliere, sa?”
Palle alte, a tempestare l’avversario, prima dell’assalto…
“Senza dimenticare le intuizioni., le variazioni improvvise. Ad Austerlitz li sorpresi con una manovra aggirante, a Jena con la carica guidata da quel fagiano di Murat”.
Cosa le è mancato quel giorno?
“La panchina. Pardon, la riserva. Se quel cretino di Grouchy non si fosse perso…”
Per chi farà il tifo? Scusi, per chi parteggerà?
“Direi per nessuno. Nel Sudafrica ci sono olandesi, come nell’esercito-mosaico di Wellington, e tedeschi, proprio come quelli che mi hanno tradito a Lipsia. Dall’altra parte, i pronipoti di quegli scozzesi e irlandesi che hanno dato filo da torcere ai miei grognard, i brontoloni. Mi hanno anche informato che l’una e l’altra hanno un forte contingente di truppe indigene. Io avevo solo qualche mamelucco”.
Sa che, in modo del tutto fortuito, lei potrebbe essere considerato se non il padre fondatore del rugby l’uomo che ha contribuito spargere i primi semi?
“Si spieghi meglio”.
Se il capitano dei dragoni Webb Ellis non fosse morto alla battaglia di Albuera, nella guerra peninsulare, la sua giovane vedova e i due figli – uno era William – non si sarebbero trasferiti a Rugby, dove la frequenza della scuola era gratuita se il proprio domicilio era dentro le dieci miglia dalla torre dell’orologio.
“Ho scritto il codice napoleonico, ho fondato quello che oggi è il Grand Louvre, ho sistemato la famiglia sui troni di mezza Europa, ma questa non la sapevo. Mi spinge a coniare una delle massime che costellano la mia corrispondenza: il rugby è la continuazione della guerra con altri mezzi”.
Maestà, questa non è farina del suo sacco…
“A 254 anni qualche errore è ammesso”.