Eccoli gli azzurri che entrano sul terreno del Grupama Stadium di Lione, si portano dietro una cassa da cui esce ad altissimo volume “Italiano Anthem” di Sfera Ebbasta e Rvssian. “E’ la nostra colonna sonora quando iniziamo l’allenamento, il primo brano della playlist scelta da Ceccarelli, il dj è lui, ma la parte Trap la sceglie Fischetti e gli altri brani Riccioni”, dice Tommaso Allan. Clima disteso in questa vigilia lionese del match che vale la storia e la qualificazione e ai quarti (anche se se ci sarà la prova di appello con la Francia). “Io gli All Blacks li affronto per la quarta volta – dice ancora Allan – ma per me sono una partita normale, come le altre. Siamo a un mondiale, non c’è da stupirsi se incontriamo le più forti del mondo”. In tribuna ci sarà la famiglia al completo, mamma, papà, moglie e figlio. “E anche mia sorella che arriva dal Sudafrica”.
Al suo fianco c’è Angie Capuozzo, gli è stato chiesto di rispondere alle domande in italiano, niente francese. “Io non lo so in quanti verranno a vedermi, davvero, ma saranno tanti”. “Se avete biglietti dateglieli perché i suoi li ha finiti”, scherza Allan. Sullo spostamento all’ala con Allan che prende la sua maglia numero 15 nessun problema. “E’ la terza volta che giochiamo così in campo. La Nuova Zelanda? Tutti conosciamo questa squadra. La cosa importante è giocare come sappiamo, fare il meglio possibile. Il mio obiettivo è sempre quello di essere utile alla squadra, in qualsiasi ruolo io sia impiegato”.
Allan festeggia i suoi dieci anni da professionista. Cambiato? “Mi sento in forma, più giochi più fai esperienza. I due anni agli Harlequins mi hanno fatto migliorare tanto. Dall’inizio della mia carriera il mio modo di giocare è cambiato, ora mi sento più tranquillo, più sicuro”. Gli chiedono del Nuova Zelanda-Italia cancellato quattro anni fa al mondiale giapponese per colpa del tifone Hagibis. “Brutta cosa quando ti cancellano l’opportunità di giocare e brutta cosa il tifone. Ma dei giocatori di allora a questo mondiale siamo rimasti in nove (Allan, Zani, Morisi, Ruzza, Sisi, Fischetti, Riccioni, Ferrari, Negri ndr) quindi la maggior parte della squadra non ha vissuto quella storia. Oggi siamo consapevoli che giocando nel modo giusto possiamo metterli sotto pressione”. Nel modo giusto magari vuol dire anche utilizzare al meglio l’uscita dai nostri 22. Nonostante la percezione che si può avere l’Italia è al terzo posto fra le squadre del mondiale nella percentuale di successo di uscita dai propri 22 mantenendo il possesso (95,3% dei casi, i migliori sono i figiani con il 100%). “Certo è stato uno dei nostri focus, dobbiamo farlo con grande attenzione, ma se i ragazzi vedono lo spazio è giusto che attacchino”, dice Marius Goosen, allenatore della difesa.
L’allenamento volge al termine, a Sfera Ebbasta si sono sostituiti altri brani. Come “I wanna dance with somebody”: “L’orologio batte l’ora/ E il sole comincia a tramontare/ C’è ancora abbastanza tempo per capire/ Come scacciare la mia tristezza”. Mai darsi per vinti, insomma. “Sarà una lunga serata”, dicono gli All Blacks. Intanto a vedere il loro allenamento allo stadio in tribuna c’era Richie McCaw, il più grande, l’unico capitano ad avere alzato la coppa due volte di seguito. Sam Whitelock entrando dalla panchina con l’Italia supererà il suo record di presenze negli All Black andando a 149.