vai al contenuto principale

Solo tre volte su quindici partite l’Italia è stata sconfitta dagli All Blacks con un margine inferiore ai 30 punti. La media totale dice 58-9. Nelle cinque partite dei Mondiali 70-10.

I tre match terminati con lo scarto minimo sono stati, in ordine di tempo, quello di Leicester, alla Coppa del Mondo 1991, 31-21, quello di Christchurch del 2009 (giugno), 27-6, e quello di Milano del 2009 (novembre), 20-6.

Cosa hanno queste tre sfide in comune?

Il denominatore comune è una mischia dell’Italia che in tutte e tre le occasiono riuscì a bagnare le polveri dei Tutti Neri la cui abilità palla in mano è proverbiale quanto la loro velocità. Nel 1991 a rallentare il gioco neozelandese fu una mischia con Maus Cuttitta, Pivetta, Properzi, Favaro, Croci, Giovanelli, Checchinato e Bottacchiari. Una difesa feroce, un mediano di apertura come Bonomi, e un altro play maker come Dominguez, che bombardarono gli avversari al piede, calci altissimi e gli avanti a caricare. Gli All Blacks non riuscirono (quasi) a giocare.

Nel 2009 il pack azzurro contava su Castrogiovanni, Ghiraldini (e Ongaro), Perugini, Del Fava, Geldenhuys, Parisse, Mauro Bergamasco, Zanni. A San Siro inchiodarono i Kiwi in quella feroce serie di mischie che l’arbitro Dixon non ebbe il coraggio di tramutare in una meta di penalità per l’Italia.

Questa mischia del 2023 può ripetere quel risultato?

“Ci aggrediranno, faranno di tutto per intimidirci, per bullizzarci”, ha detto Crowley. Che in questi 18 mesi alla guida dell’Italia ha scelto di puntare tutto su un gioco di movimento, proprio per evitare lo scontro frontale. “Non siamo il Sudafrica, o la Francia che possono puntare tutto sul confronto fisico – ha spiegato il ct azzurro -. noi abbiamo caratteristiche diverse e dobbiamo sfruttare quelle”.

La questione si sposta pertanto in una gara tra chi accelera (l’attacco) e chi frena (la difesa).

L’Italia è in grado di soffocare le fonti neozelandesi, come hanno fatto gli Springboks a Twickenham, e la Francia nel match inaugurale della Coppa del mondo?

La risposta, onestamente, è negativa.

Quindi la sfida si sposta tutta sull’uno vs uno, sul ritmo, sull’attacco continuo. E allo sprint purtroppo è difficile pensare che si possano battere i campioni assoluti del gioco in velocità.

 

Paolo Garbisi, Morisi e Brex cercheranno in mezzo al campo di arginare le incursioni di Mo’unga, Jordie Barrett e Ioane, con l’altro Barrett, Beauden, pronto a inserirsi alle spalle della prima linea di attacco.

Allan estremo, al posto di Capuozzo (schierato all’ala), offre invece un’alternativa a Paolo Garbisi (sinistro) nel gioco al piede. Il destro di Allan, sulla carta, dovrebbe costringere il triangolo neozelandese a occupare l’intera profondità, liberando spazio per Capuzzo e Ioane all’esterno. Vedremo se funziona.

 

La foto di Zuliani in Italia-Uruguay, è di  Michael Steele – World Rugby/World Rugby via Getty Images Paolo Garbisi è ripreso durante il team run allo Stadio di Lione prima della partita con la Nuova Zelanda – Foto All Rugby

Torna su