Se n’era accorto anche il Guardian dopo la prima giornata della Coppa del Mondo: il rugby italiano non arriva sulle prime pagine dei giornali (spesso nemmeno su quelle interne in realtà…). Stavolta solo Tuttosport ha messo la notizia del successo sull’Uruguay in prima pagina, un rimando in taglio basso.
Zero rugby sulla prima pagina della Gazzetta dello Sport (c’era la Champions…), proprio nel giorno in cui se n’è andato Carlo Gobbi, che al rugby aveva dedicato la vita e una passione vera, niente anche sul Corriere dello Sport.
Il mantra che in questo paese nessuno legge più i giornali ha accompagnato la politica di comunicazione della Fir, nell’ultimo paio di lustri o più. Tutto il potere ai social, Instagram e Tik Tok.
Ma dopo il match di Nizza,: sulla pagina Instagram del Corriere della Sera c’è il video di un gol degli Europei di Subbuteo (yes di Subbuteo!!), nulla Italia v Uruguay (nella foto, il cerchio degli Azzurri nello Stade de Nice, a fine partita).
I giornalisti al seguito della Nazionale di rugby sono sempre meno, si contano sulle dita di una mano e, a rotazione, sono sempre gli stessi da almeno 25 anni a questa parte, parecchi c’erano anche prima. Si capisce, mentre all’estero a sessant’anni, al massimo, si va in pensione, in Italia si lavora finché si può.
Il Guardian scrive che se non cresceranno le vittorie lo spazio per il rugby in Italia rimarrà quello che è. Nei numeri 179 e 180 di Allrugby, Luciano Ravagnani (Scripta manent 1 e 2) ha ricordato (nomi e cognomi) chi seguiva gli Azzurri quando nemmeno c’era il Sei Nazioni. E le trasferte non erano a Londra, Parigi, Edimburgo e Cape Town, ma a Buzau, Brasov, Braila o Costanza (Romania), Monastir o Menzel Bourghiba (Tunisia), Tarbes, Carcassonne, Chalon sur Saone o Annecy (Francia), Makarska, Spalato (Croazia), Apeldoorn (Olanda), Sochawecz (Polonia), Chisinau e Kiev. Bei tempi, quando scrivere era un merito e la critica un esercizio virtuoso di competenza e conoscenza del gioco. Dall’articolo del quotidiano inglese apprendiamo che per ovviare alla carenza di notizie è stata attivata dalla Fir un’agenzia di pubbliche relazioni incaricata di dare visibilità alle “infinite storie che il movimento rugbistico italiano produce”. Pasti precotti, notizie preconfezionate, censurate, blog arruolati per dire sempre “signorsì”? Grazie, possiamo farne anche a meno.