A win is a win. Specialmente ai Mondiali dove non vengono offerti pasti gratis. La partita disputata dai Teros contro la Francia aveva avvertito che il match contro l’Uruguay, per l’Italia, non sarebbe stato affatto facile. Invece, pronti via, gli Azzurri hanno subito messo le cose in chiaro mandando in meta Pani sulla spinta di una mischia nettamente superiore agli avversari.
Sembrava un match tutto in discesa e, invece, intorno al 20’ un pallone regalato all’Uruguay (intercetto su un passaggio di Lamaro) ha dato un’improvvisa svolta alla partita. Costretta a difendere sulla propria linea di meta, la difesa degli Azzurri è incappata in due cartellini gialli che hanno offerto ai sudamericani una doppia superiorità numerica: In 14 contro 15, gli Azzurri hanno concesso una meta di penalità e in 13, nonostante un’orgogliosa resistenza sulla barricata, non hanno potuto evitare la marcatura dell’ala Freitas che Etcheverry ha trasformato. Con gli Azzurri in grande difficoltà, il numero 10 uruguaiano appena prima del riposo ha messo a segno anche un drop che ha mandato negli spogliatoi le due squadre con l’Uruguay avanti di dieci. Sembrava il prologo di una brutta serata. “Quindici mesi fa una partita così probabilmente l’avremmo persa – ha detto Kieran Crowley – perché avremmo giocato il secondo tempo come il primo e non saremmo riusciti a toglierci dalle difficoltà che l’Uruguay ci ha creato nei primi quaranta minuti. Credo che il nostro secondo tempo sia stato oustanding”. “Uno dei migliori di sempre” ha rafforzato il concetto Lamaro.
Nella ripresa, infatti, gli Azzurri sono apparsi trasformati: linee di corsa più precise e dirette, maggiore puntualità sui punti di incontri (“nel primo tempo in qualche occasione arrivavamo con una frazione di ritardo – l’analisi del ct – e a questi livelli, anche un attimo fa la differenza”).
Il resto lo ha fatto il calo verticale dell’Uruguay che, al 43’ ha subito l’espulsione temporanea del capitano Vilaseca; con l’uomo in più gli Azzurri, finalmente più ordinati e meno frenetici nel muovere il pallone, hanno messo a segno con Lamaro e Ioane (nella foto) le due mete del sorpasso, dopo le quali i sudamericani non hanno più trovato la benzina per ritornare in gioco. Intorno al sessantesimo le mete di Lorenzo Cannone e Brex hanno chiuso definitamente la contesa.
Stavolta l’Italia, nel momento più difficile non si è fatta prendere dal panico. “E ’l’esperienza frutto del fatto di esserci trovati altre volte in queste situazioni – ha detto Lamaro – Abbiamo imparato a fare quadrato e a far valere le nostre qualità. Dopo l’intervallo siamo tornati in campo convinti di dominarli con il nostro gioco, mettere da parte il primo tempo e non preoccuparvi di inseguire il risultato. Semplicemente far emergere la nostra superiorità”.
Resta la necessità da parte della formazione azzurra di un approccio alle partite più concreto, più maturo. Con il dominio nettissimo mostrato contro l’Uruguay in mischia e touche nei primi minuti, forse sarebbe stato meglio puntare inizialmente su possesso e territorio piuttosto che ostinarsi ad attaccare anche dai nostri 22 incappando spesso in banali errori di esecuzione e di gestione. La pressione di un Uruguay galvanizzato dal recupero del pallone faceva il resto e metteva benzina nel loro motore.
I dati positivi del match, oltre alla capacità di crescere di livello dopo un primo tempo molto difficile, sono stati la difesa (efficace anche in 13) e la precisione di Allan dalla piazzola (13 su 13 in queste prime due partite). Eccellente ancora una volta l’impatto sul match di Zuliani.
Anche un lungo cammino comincia con un piccolo passo diceva Mao Tse Tung. L’Italia deve imparare a giocare un passo alla volta, non tutte le partite, men che meno quelle del Mondiale, si vincono facendo un sol boccone degli avversari. Un po’ di pazienza, talvolta, specialmente sul campo non guasta.
Nelle foto (Daniele Resini/Fotosportit), la meta di Nacho Brex.