Subito una premessa: quando si vince 57-7, nove mete a una, è inutile fare troppo i difficili. Il divario fra le due squadre è stato fin dall’inizio molto netto, acuito dall’espulsione dopo pochi minuti della seconda linea Motuc che ha permesso all’Italia di giocare per più di 70 minuti in superiorità numerica (e sei minuti in 15 contro 13).
La prima buona notizia è che Capuozzo c’è. La sua velocità è un valore aggiunto dal quale gli Azzurri non possono prescindere. E con Ioane e Odogwu, l’estremo del Tolosa può fare male a qualsiasi difesa.
Il rugby è un gioco molto semplice: se metti in tuoi attaccanti in avanzamento e riesci a fornir loro palloni in velocità, cosa che l’Italia non riesce a fare sempre, non contro gli avversari tradizionali, le tue possibilità di marcatura crescono in modo esponenziale.
In sostanza, “a bassi ritmi”, come dice spesso Luciano Ravagnani, ovvero quando le difese non sono troppo aggressive e la pressione sulle fonti di gioco non è eccessiva, anche l’Italia sa rendere efficaci le sue azioni.
Il problema sorge quando i gesti devono essere eseguiti in velocità, in spazi ristretti, sotto l’incalzare degli avversari.
Contro la Romania, per esempio, molte azioni della squadra di Crowley sono state rese inefficaci da banali errori di esecuzione. Troppi per non doversi preoccupare in vista di future e più impegnative partite. Come scrive Andrea Di Giandomenico nel numero 183 di Allrugby (abbonarsi per leggere), “È il gioco che comanda e che determina l’efficacia anche delle esecuzioni tecniche di gesti precisi”. Sul piano tecnico c’è ancora molto da fare per riuscire a mettere il gesto al servizio di un gioco di alto livello e viceversa. Non sempre, neanche in occasione delle marcature più spettacolari, si sono visti movimenti sincronizzati tra gli attaccanti e sostegni adeguati al portatore del pallone.
Rumeni (in 14) più pericolosi, a tratti, di quello che avrebbero dovuto essere contro una squadra di qualità nettamente superiori: difesa azzurra non sempre impeccabile davanti alle folate estemporanee dei rivali. E la meta da touche a opera di un pack con uomo in meno è un campanello d’allarme, pensando alla Francia, alla Nuova Zelanda, ma anche all’Uruguay.
Lamb e Odogwu hanno messo a segno le loro prime mete in maglia azzurra.
Oggi, comunque, 57 punti sono un bottino da festeggiare.
Nella foto, la meta di Ange Capuozzo (foto Danilo Di Giovanni/Getty Images).