Negli ultimi 15 anni, il Sei Nazioni è stato vinto 7 volte dalla squadra che ha realizzato più mete e 8, compresa quella di quest’anno, da quella che ne ha subite meno. In due edizioni, 2013 e 2014 la formazione vittoriosa è stata al vertice di entrambe le classifiche.
A parte il 2013 e il 2014, a vincere il torneo grazie alla difesa sono state: tre volte l’Irlanda, due il Galles e una l’Inghilterra.
Il solo attacco, invece, ha premiato due volte l’Inghilterra, una volta il Galles, una l’Irlanda e una la Francia.
Banalmente questi dati dicono che non esiste una regola assoluta: si può perdere il Sei Nazioni segnando dieci mete in più della formazione vittoriosa, come accadde all’Inghilterra nel 2015 (18 mete all’attivo, conto le sole 8 dell’Irlanda prima in classifica), ma anche subendone solo 5 come la Scozia e l’Inghilterra, rispettivamente nel 2020 e nel 2010).
Una considerazione: l’Italia è quella che nelle 24 edizioni del torneo ne ha sempre subito più mete, tranne che nel 2006 (14 contro le 15 del Galles) e nel 2013 (8 rispetto alle 9 scozzesi).
In due edizioni (2002 e 2008) gli Azzurri hanno condiviso l’ultimo posto di questa particolare classifica con la Scozia.
Insomma, dalla data del suo ingresso nel Sei Nazioni, l’Italia è sempre carente in difesa. Nelle sue 120 partite disputate dal 2000, con otto allenatori alternatisi sulla sua panchina, la squadra ha subito 495 mete, per una media di poco superiore alle 4 per match, più o meno la stessa di quest’ anno (4,4).
In questo ultimo torneo viceversa è migliorato (ma non di tanto) l’attacco: in 24 anni gli Azzurri hanno messo a segno 158 mete (media 1.32 a partita), quest’anno 9, 1.8 per match.
Il dato più confortante di questa ultima edizione è piuttosto il ritorno a due cifre (-60) della differenza fra i punti fatti e i punti subiti.
Dal record del 2013 (-36), solo nel 2019 (-88) l’Italia era rimasta al di sotto dei -100 punti.
Va segnalato peraltro che negli otto Sei Nazioni compresi tra 2006 (-53) e il 2013, solo nel 2009 (-121) la squadra che in quel periodo fu allenata in successione da Pierre Berbizier, Nick Mallett e Jacques Brunel, chiuse con uno score negativo superiore ai – 68 punti.
Questa statistica deve suonare da avvertimento: l’Italia di questo 2023 è stata brillante, coraggiosa, competitiva, spregiudicata, a tratti entusiasmante. Ma i dati dicono che già in passato gli Azzurri avevano percorso certe strade, per perdersi poi in nuovi meandri e tornare indietro. Attenzione a non ripetere in futuro gli stessi errori a coltivare le stesse illusioni.
Per chiudere: le ultime vittorie dell’Italia all’Olimpico rimandano al Sei Nazioni del 2013: Irlanda e Francia, oggi rispettivamente prima e seconda nel ranking mondiale. Un dato sui cui ragionare.
Nlla foto (David Gibson/Fotosportit), la meta acrobatica di Van der Merwe. Inutile il tentativo di Paolo Garbisi.