Ai quarti di finale delle coppe europee sono approdate quest’anno, nell’ordine: sette squadre provenienti dalla Premiership (due in Champions Cup), sei del Top14 (cinque della quali si sono qualificate in Champions Cup) e tre del PRO14, solo una delle quali, il Leinster, è entrata tra le otto migliori della Champions, il torneo più importante.
Negli ottavi, disputati nel week end di Pasqua, questi i risultati, raggruppati per i diversi tornei: Top14-Pro14 3-1 (Heineken Cup 2-0, Challenge Cup 1-1), Premiership-Pro14 6-1 (Heineken Cup 1-0, Challenge Cup 5-1), Top14-Premiership 3-1 (Heineken Cup 3-1). Non è presa in considerazione in questo calcolo la partita non disputata tra Leinster e Tolone.
Le uniche squadre di PRO14 a vincere sul campo sono state l’Ulster sugli Harlequins (57-21) e Benetton su Agen (29-16).
Tutte sconfitte le gallesi e le scozzesi, Munster battuto dal Tolosa in Champions Cup.
Che considerazioni si possono aggiungere a questi risultati?
Che il Sei Nazioni ha dato il risultato opposto: Galles vincitore del Torneo, nonostante nessuna delle sue squadre si sia qualificata per i quarti di finale delle coppe europee. Inghilterra al quinto posto nonostante un dominio netto (sette squadre qualificate) in Europa a livello di club. Scozia in netta crescita con la nazionale, ma in tendenza opposta rispetto a Glasgow e Edimburgo.
A metà strada resta l’Irlanda che manda due squadre, su quattro, ai quarti di finale e nel Sei Nazioni batte l’Inghilterra e perde di due punti con la Francia.
Sintesi: Francia e Inghilterra sono gli unici due paesi che riescono a mantenere un forte movimento di club, con risultati di rilievo anche in Europa. Ma mentre la Francia è in crescita anche a livello di nazionale e trarrà un ulteriore spinta dall’organizzazione della prossima Coppa del mondo, l’Inghilterra paga la poca capacità di fare sintesi fra le sue forze con risultati molto inferiori rispetto al suo potenziale e al prestigio del suo movimento domestico.
Galles e Scozia invece ottengono dalle proprie nazionali molto più di quanto riescano a fare i club.
Ma dal punto di vista del PRO14 i risultati delle due formazioni sono in chiaroscuro: il capitano Alun Wyn Jones in questa stagione ha giocato nell’ex torneo celtico solo due partite in tutto con la maglia degli Ospreys. Josh Navidi una. Tipuric e North cinque ciascuno. Dei 23 gallesi a referto contro l’Inghilterra, 5 giocavano in Premiership (Francis, Faletau, Biggar, Rees-Zammit e Sheedy). Nella formazione scozzese che dopo 38 anni ha battuto gli inglesi a Twickenham invece erano otto quelli all’estero tra Francia (Finn Russell) e campionato inglese. Duhan van der Merwe marcatore della meta decisiva la prossima stagione giocherà a Worcester. Quest’anno ha giocato solo due partite in PRO14 con Edimburgo. Conor Murray è sceso in campo due volte con il Munster. Nessuna della star irlandesi ha disputato più di cinque partite con il club (Henshaw 5, Ringrose 3)
Insomma il PRO14 a differenza di Premiership e Top14 resta un torneo di iniziazione e formazione.
L’arrivo dei soldi di CVC (circa 160 milioni di euro per il 27% dei diritti commerciali della manifestazione) e l’ingresso delle sudafricane (Rainbow Cup e dintorni) inevitabilmente però dovrà cambiare le cose.
Anche l’Italia dovrà decidere cosa fare con le sue squadre: nel podcast di Allrugby (https://www.Spreaker.com/episode/44059718) Franco Smith ha lamentato che la pressione su Treviso e Zebre è tale che spesso per vincere dimenticano che la loro missione dovrebbe essere quella di formare i giocatori. Magari per vincere con le seconde scelte quando le prime sono impegnate con le rispettive nazionali. Un bel rompicapo.
Nella foto di Ramsey Cardy, una carica di CJ Stander contro il Tolosa.