
Il rugby è uno sport in continua evoluzione, dove ogni dettaglio può fare la differenza tra vincere e perdere. Affidarsi solo all’istinto e all’esperienza non basta più: senza un supporto analitico costante, un allenatore rischia di non sfruttare appieno il potenziale della propria squadra, scrive nel numero 201 di Allrugby Simone Ragusi che questa sera a RHO alle 18.30 terrà un clinic sui “dettagli che fanno la differenza”.
Abbonati qui entro il 27 aprile per leggere l’intero articolo in cui l’ex giocatore di Cavalieri Prato, Rovigo, Benetton, Petrarca e Calvisano spiega come l’Irlanda non compete per forza, ma per intelligenza: dati, efficienza e precisione sono le sue armi. “A Dublino ho visto – scrive Ragusi – come il rugby sfrutti analisi e tecnologia fin dalle scuole, dove il coaching è quasi professionale. I dati rivelano verità: il 46% delle mete nasce touche, il 50% di queste negli ultimi 10 metri, eppure si allena altro. Il possesso nei propri 40 metri richiede strategie di uscita efficaci, spesso trascurate. Conoscere numeri come questi cambia il modo di allenare. I dati non vincono le partite, ma ti mettono nella miglior condizione per farlo. Allenare, oggi, è anche questione di visione”.