
All’ultimo minuto di una partita esasperante il Benetton trova il modo di restare aggrappato alla possibilità di guadagnarsi un posto nei playoff in mezzo a quelle sabbie mobili in cui si è trasformata la classifica dell’Urc, vince (21-18, pt 11-13) la sfida cruciale con Edimburgo, concede un punto di bonus difensivo ma mette la freccia e si inserisce davanti agli scozzesi in quella che sarà una volata finale senza respiro.
La pioggia viscida trasforma Monigo in una provincia delle Highlands, Treviso sembra prendere subito il comando delle operazioni, ma le sue sono idee sterili, il gioco al piede è un restituire sempre la palla all’avversario, possesso solido e territorio non c’è modo di trasformarli in punti. Gli scozzesi concedono mezza nazionale del cardo al “rest program”, il programma del riposo, imposto dalla Scottish Rugby Union a chi si è sobbarcato le fatiche del Sei Nazioni; restano a casa Cherry, Gilchrist, Graham, Ritchie, Schoeman e Van der Merwe e per Benetton che non ha limiti nell’utilizzo degli azzurri di ritorno, l’occasione deve essere sfruttata. Eppure il vantaggio iniziale non si nota, Treviso è macchinosa, imprecisa nella gestione del gioco aereo, precipitosa nel voler bruciare i tempi, complice la giornata confusionaria vissuta là dietro da Rhyno Smith. Succede così che al vantaggio iniziale figlio di un piazzato di Umaga segua una lunga litania di batti e ribatti interrotta da un’illuminazione di Ross Thompson che trasforma la prima visita dei suoi nei 22 veneti in un gioiello di calcio passaggio per l’ala McCann che ringrazia per la cortesia e vola in meta. Inizia così la lunga rincorsa del Benetton, sempre a forzare i tempi e commettere errori, incapace di sfruttare la superiorità numerica regalata dal giallo a Muncaster (testa contro testa su Rhyno Smith), al punto che con l’uomo in meno gli unici a far punti (3-10, piazzato di Thompson) sono proprio gli scozzesi. La sensazione è che il pomeriggio si possa trasformare in una di quelle giornate appiccicose che non riesci a levartele di dosso. Si attende la svolta e la possibilità arriva in dirittura di arrivo del primo tempo, dopo un altro piazzato di Umaga questa volta è Rhyno Smith a creare la superiorità numerica in un fazzoletto di prato, due contro uno perfetto e invito a Mendy a tuffarsi per il sorpasso (11-10). Ma c’è ancora il tempo di spegnere il fuoco dell’entusiasmo, la mischia soffre, la prima linea si piega sotto alla spinta avversaria: calcio di Thompson, sorpasso (11-13), fine del primo tempo.
Si ricomincia ma il risultato è sempre quello dell’impotenza a far girare l’inerzia della gara, allora è Marco Bortolami a provare a cambiare l’ordine dei fattori: dentro in rapida successione Zilocchi, Spagnolo, Ruzza, Lamaro, Favretto, Albornoz e qualcosa si smuove in fatto di intensità, la mischia inizia a prendere il controllo delle operazioni, ma il gioco aperto continua a essere una sterile sofferenza. Dopo 10 minuti di ricerca di un piano di gioco efficiente, un drive scozzese da touche è irresistibile, Ashman schiaccia in meta, la paura di veder svanire nell’apatia una lunga stagione diventa terrore. L’ingresso di Albornoz a estremo sembra offrire quell’elettricità che mancava, la scossa arriva quando Uren lo infila nella linea avversaria, vantaggio conquistato dal Puma di Treviso e Odogwu messo sulla strada della gloria. Umaga (2/6 dalla piazzola) sbaglia la trasformazione, si deve ancora giocare di rincorsa (16-18).
L’ultimo quarto d’ora è un incubo da esorcizzare, arriva l’esperienza di Creevy a dare sostanza, ma Edimburgo con tranquillità difende il suo striminzito vantaggio che sa di fuga per la vittoria. Al 76′ Moses Tuipulotu attenta alla testa di Menoncello e si becca un sacrosanto rosso diretto. Treviso ha ancora l’uomo in più e 4 minuti per ribaltare il pomeriggio. All’ultimo respiro la disperazione impone un rilancio del gioco dai propri 22 a Umaga, Odogwu (votato player of the match) riceve l’invito ed è strabiliante nell’aumentare le frequenze tra i birilli scozzesi per sfruttare la superiorità numerica, ne salta due a doppia velocità e all’ultimo ostacolo consegna alla falcata da sballo di Izekor il pallone del successo. Meta di rara bellezza atletica e vittoria (21-18), sorpasso e speranza, in fondo non poteva finire tutto impantanato in una viscida giornata autunnale. La classifica è sempre più una giungla in cui è impossibile orientarsi, per vedere la luce ci sarà ancora da vivere un lungo cammino di sofferenza.
Nella foto un attacco di Andy Uren con Umaga in sostegno (foto Benetton)