
Sarà una partita di pingpong? Nelle prime tre partite del Sei Nazioni, Inghilterra e Italia sono state le squadre che hanno calciato di più: rispettivamente il 16,4% e il 14,3% (l’Italia) del proprio possesso. Tutte le altre formazioni sono sotto il 10% con la Scozia al minimo, 6,5%.
L’Inghilterra è anche la squadra che, quando ha potuto scegliere come giocare il pallone, se con una carica per linee dirette, con un passaggio o con un calcio tattico, lo ha passato meno volte (50,5%, contro il 55% dell’Italia) mentre solo gli irlandesi hanno provato a sfondare (29,5%) meno degli azzurri (30,8%; al primo posto la Francia 39,2%).
Per riassumere: al di là delle affermazioni di facciata, domenica a Twickenham rischiamo di assistere a un match giocato tra due squadre che, sulla carta, potrebbero utilizzare una tattica speculare.

Perché si calcia? La Francia che ha scelto questa opzione solo il 7,4% delle volte, quasi una volta su due (44%) è stata capace di recuperare il pallone spedito in avanti con il piede. Inghilterra (16%) e Italia (18%) viceversa sono agli ultimi due posti di questa particolare graduatoria.
Che offre un altro dato ulteriore: solo il 21% dei calci inglesi è finito direttamente nelle mani avversarie. L’Italia ha fatto meglio ancora: 18%. Vuol dire che entrambe le formazioni evitano accuratamente, pur giocando molto con il piede, di esporsi a un contrattacco in campo aperto.
In sostanza si gioca molto per guadagnare territorio, puntando poi a difendere sulla linea, ripartendo da una fase statica.
Da questo punto di vista, fondamentale diventa la disciplina, giocare nei 50 metri altrui vuol dire usufruire della possibilità di calciare ai pali ogni volta che chi sta di fronte commette un errore: è quello che, con la precisione di Allan dalla piazzola, ha permesso all’Italia di stare in partita a Murrayfield per un’ora e di battere il Galles a Roma.

Contro la Scozia, ma anche contro la Francia, l’Inghilterra ha difeso facendo molta densità intorno ai raggruppamenti, questo l’ha esposta alle volate a largo di Van der Merwe, di Hugh Jones, ma anche di Bielle-Biarrey e Penaud, i cui errori nell’ultimo passaggio sono stati decisivi per la sconfitta dei Coqs a Twickenham.
Sia azzurri che inglesi vengono da partite in cui hanno difeso male, anche in prima fase. La partita di domenica è un test severo per entrambe le squadre.
L’Italia dovrà certamente essere molto attenta nel gioco aereo, per evitare di regalare possesso all’Inghilterra nella propria metà campo, dove il cannoneggiamento di Ben Earl, Itoje, Tom Curry, ma anche di Lawrence e Dingwall in mezzo al campo potrebbe essere determinante per aprire spazi all’esterno: Freeman e Sleightholme hanno peso e velocità (remember Van der Merwe e Darcy Graham a Murrayfield…) per mettere in difficoltà la difesa della formazione di Quesada nei quindici metri laterali, mentre Daly, schierato numero 15 al posto di Marcus Smith ha estro, esperienza e potenza per poter allargare le linee di corsa e colpire una difesa costretta a giocare raggruppata per resistere al bombardamento frontale.
Ollie Lawrence, centro del Bath, diputerà domenica la sua 35° partita con la maglia dell’Inghilterra. (Foto Six Nations).
Dal 9 al 15 l’Inghilterra schiera 5 giocatori dei Northampton Saints (Mitchell, Finn Smith, Dingwall, Sleightholme e Freeman) campioni d’Inghilterra in carica.
In risposta gli azzurri dovrebbero provare a muovere il pallone al largo il più velocemente possibile, come ha fatto la Scozia marcando le tre mete che, tuttavia, non sono state sufficienti per conservare la Calcutta Cup per il quinto anno consecutivo.
Brex e Menoncello hanno le caratteristiche per difendere e rilanciare rapidamente il gioco al largo.
Ma prima bisogna che la Maginot regga meglio di quanto ha fatto contro la Francia.

Sarà una partita di strategie e di equilibri (speriamo!). L’anno scorso, a Roma, l’Italia mise a segno tre mete contro le due della formazione di Steve Borthwick.
Attenzione alla panchina: Cunningham-South in terza linea e Marcus Smith dovunque lo si voglia schierare possono portare fisico e velocità elusiva nel momento in cui la difesa azzurra dovesse abbassare un briciolo la guardia.
La formazione dell’Inghilterra: Elliot Daly, Tommy Freeman, Ollie Lawrence, Fraser Dingwall, Ollie Sleightholme, Fin Smith, Alex Mitchell; Ellis Genge, Jamie George, Will Stuart, Maro Itoje, Ollie Chessum, Tom Curry, Ben Earl, Tom Willis.
In panchina: Luke Cowan-Dickie, Fin Baxter, Joe Heyes, Ted Hill, Chandler Cunningham-South, Ben Curry, Jack van Poortvliet, Marcus Smith.
Nella foto del titolo, una presa in touche di Maro Itoje, in occasione dell’ultima visita (2023) dell’Italia a Twickenham (Photo by Alex Davidson – RFU/The RFU Collection via Getty Images, Federugby).