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Finisce il Sei Nazioni e addosso rimane quella sensazione che puntualmente, di questi tempi, torna fastidiosa oramai da un quarto di secolo. Non si sa se il Torneo se ne sia andato portando con sé un messaggio di speranza per l’Italrugby o un sacco pieno di rimpianti, perché va bene il record di spettatori nelle 3 sfide all’Olimpico, va bene l’entusiasmo ritrovato, il gioco palla in mano che fa sempre male agli avversari, ma alla fine quel che poteva essere ma non è stato ti si appiccica addosso come un tarlo fastidioso.

La terza meta di Dan Sheehan (Credit ©INPHO/Billy Stickland)

Succede anche all’ultima recita con l’Irlanda, manca un dettaglio, una casualità, un peccato di indisciplina perché il pomeriggio colorato di verde si trasformi in azzurro speranza. L’Italia dimostra di sapere passare sopra ai disastri vissuti con Francia e Inghilterra, gioca con pazienza e abilità nel primo tempo, gestisce alla perfezione i rilanci di gioco, ha il controllo delle operazioni e impedisce ai maestri delle multifasi devastanti di srotolare sul prato dell’Olimpico il proprio piano di gioco. Il primo quarto d’ora azzurro è un’ondata esaltante. i Brexoncellos sono in giornata e Nacho è calato alla perfezione nel ruolo inconsueto di condottiero della truppa. Monty Ioane questa volta è perfetto nel costruire la rete difensiva ogni volta che l’ovale salga per aria, con Ange Capuozzo sempre pronto a fare sfracelli appena si crea la possibilità di muovere le sue gambe veloci. In queste condizioni l’Irlanda arranca e l’Italia sguazza nel suo essere padrona del gioco, fino all’intuizione di Brex, al sostegno devastante di Menoncello, all’idea illuminante di Garbisi, calcetto nello spazio con annessi volata e tuffo in meta di Ioane. Tommy Allan inizia il suo percorso netto dalla piazzola (3/3), trasforma e dimostra perché sia quasi indispensabile averlo abile e arruolato. L’Irlanda è pur sempre l’Irlanda, reagisce spinta dai decibel di un Olimpico pitturato di verde, segna in prima fase da una mischia chiusa, palla alzata per Crowley, inserimento a pazza velocità di Keenan, pareggio.

Da un calcio in avanti di Ange Capuozzo è scaturita nel finale la meta di Varney (©INPHO/Matteo Ciambelli)

L’Italia malgrado il colpo sia pesante non smarrisce le coordinate, continua nella sua difesa precisa al largo su quei guastafeste di Lowe e Hansen, si impone nella battaglia fisica, ma perde quasi contemporaneamente per infortunio Lamb (spalla), Negri (polpaccio) e Lorenzo Cannone (caviglia). Quesada è costretto a stravolgere i suoi piani, dentro in anticipo sul previsto Niccolò Cannone, Ross Vintcent e Michele Lamaro. Il capitano senza gradi sembra soffrire la partenza di rincorsa e combina un pasticcio senza senso: palla in tranquillo possesso di Gibson-Park smanacciata sotto gli occhi delle telecamere e del Tmo. Giallo inevitabile, prima inferiorità numerica che costa subito carissima: touche, drive avanzante, primo tuffo di Sheahan, sorpasso (10-12) e riposo meno allegro del previsto.

Si riparte in inferiorità, adesso quei meccanismi che sembravano perfetti diventano un dover adattarsi alla difficoltà, moltiplicare le forze, rischiare di strafare: altra touche, altra maul devastante, altra meta di Sheahan (e sono 2). La partita potrebbe scappare via definitivamente quando Vintcent finisce nel bunker che lo condannerà a lasciare la compagnia per un placcaggio di impeto riuscito alto e scoordinato. Ancora in inferiorità, ancora Sheahan (e sono 3) a trasformare in meta uno splendido appoggio volante di Mack Hansen. Torna a farsi viva la paura del blackout di Twickenham, ma questa volta l’Italia sa reagire, si affida a un’altra magia di Capuozzo, fuga per la vittoria lungo la touche, calcetto per sé stesso che rimbalza e premia il sostegno di Varney. Il sogno di farla franca si materializza (22-17 e 17 minuti da giocare), l’Irlanda diventa pragmatica, non azzarda e difende il vantaggio. Finisce con l’ultimo attacco azzurro che si infrange su un muro colorato di verde e su un altro cartellino colorato di giallo (diventerà rosso a partita conclusa) sventolato in faccia a Nicotera. Finisce tra i rimpianti, molto più di quanto si poteva pensare alla vigilia.

Nella foto del titolo un attacco di Nacho Brex (foto di Stefano Delfrate)

Italia – Irlanda 17-22 (primo tempo 10-12)

Italia: Allan (76’ st Marin); Capuozzo, Brex , Menoncello, Ioane; P. Garbisi, Page-Relo (45’ Varney); L. Cannone (30’ Vintcent; 68’ Nicotera), Zuliani, Negri (30’ Lamaro); Ruzza, Lamb (19’ N. Cannone); Ferrari (55’ Zilocchi), Lucchesi, Fischetti (55’ Spagnolo) all. Gonzalo Quesada
Irlanda: Keenan; Hansen, Ringrose, Henshaw (55’ Aki), Lowe; Crowley (64’ Prendergast) , Gibson-Park (66’ Murray); Doris, Van Der Flier (51’ O’Mahony), Conan; Beirne, Ryan (46’ J.McCarthy) ; Bealham (46’ Furlong), Sheehan (76’ G. McCarthy), Porter (64’ Boyle). all. Simon Easterby
arb: Luke Pearce (RFU)

Marcatori: 12’ meta Ioane tr. Allan; 24’ meta Keenan tr. Crowley;  33’ cp. Allan; 40’ meta Sheehan; s.t. 47’ meta Sheehan; 57’ meta Sheehan; 63’ meta Varney tr. Allan
Cartellini: 39’  giallo a Lamaro; 49’ rosso a Vintcent; 60’ rosso a Nicotera
Player of The Match: Dan Sheehan (Irlanda)
Note:  68981 spettatori

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