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di Stefano Delfrate

La sintesi perfetta è di Ange Capuozzo: “Non è una vittoria dell’Irlanda è una sconfitta dell’Italia. Potevamo vincere noi”. eppure prima della partita molti avrebbero firmato per questo risultato contro i quarti al mondo facendo il punto di bonus che scacciava l’ombra dell’ultimo posto. “No, io non avrei mai firmato per una sconfitta – dice Ignacio Brex, oggi capitano azzurro – si entra in campo convinti di poter vincere e le sensazioni fino a che siamo restati 15 contro 15 erano quelle, pensavamo che ce la potessimo fare”. Poi sono arrivati i gialli, tre, due tramutati in rossi, trenta minuti 14 contro 15. Che si dice ai compagni in quel momento: “Che ognuno doveva mantenere il proprio ruolo, senza cercare soluzioni personali, che si doveva difendere insieme e precisi nell’uno contro uno”. Poi dopo trenta minuti oltre ai gialli sono arrivati anche gli infortuni, con due terze, Negri e Cannone, e una seconda, Lamb, costretti ad uscire. “Non sono stati gli infortuni a complicare la nostra partita, se esce una terza ed entra una terza non cambia niente nel piano di gioco, ma se restiamo uno in meno le cose si fanno difficili”, dice Gonzalo Quesada. Manuel Zuliani, anche oggi monumentale, spiega meglio il concetto: “Esce Lamaro per il giallo e siamo sette contro otto nel drive, uno in meno a spingere, si sente, è decisivo”. Infatti è venuta la meta del sorpasso.

Zuliani schiva le domande sull’importanza di vederlo in campo dal primo minuto. “Io sono sempre pronto, voglio entrare nei 23, poi se dal primo minuto o dopo cambia poco, l’importante è dare il mio contributo alla squadra”. Esagerata diplomazia, e quando gli chiedi se sia restato sette anche quando è entrato Lamaro, il capitano escluso, ma titolare di quella maglia si destreggia dialetticamente: “Ho fatto sette, poi sei, poi 8, mi sono adattato”. Sorriso. Ma una cosa la dice: “Al trentesimo ho capito che avrei dovuto fare tutti gli ottanta minuti, che non c’erano più terze linee in panchina. Tanto che alla fine abbiamo finito con Lucchesi (prestazione maiuscola ndr) terza”. “Ho dovuto ritardare l’ingresso di Nicotera dopo il giallo a Vintcent perché dovevo capire come restare con otto avanti. Quando è diventato rosso, passati 20 minuti al suo posto è entrato Nicotera”. spiega Quesada.

Nella foto di apertura Menoncello, palla in mano, attacca la linea avversaria (Foto Stefano Delfrate)

 

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