
Finn Russell, il giocatore più pagato del mondo, calcia tre trasformazioni, le sbaglia tutte e tre, l’ultima dopo l’ennesimo capolavoro di Duhan Van der Merwe. A quel punto, quando manca un pugno di secondi, 16-15, il miracolo può ancora essere confezionato. Russell avrebbe dovuto fare come i biathleti: un sospiro profondo prima di schiacciare il grilletto. Invece, va via svelto. Palla fuori, di un buon metro e così l’Inghilterra (una meta, e neanche troppo chiara, contro le tre bellissime del “vecchio nemico”) torna a battere la Scozia a Twickenham (non capitava dal 2017), mette le mani sulla Calcutta interrompendo il regno di quattro anni dei blu, rilancia le ambizioni sul destino del Torneo.
Gli scozzesi sanno cercare, trovare, inventare spazi, intervalli, regalare squarci di gioco nitidi come un mattino terso. È agevole quando si può contare su Duhan Van der Merwe che è difficile abbattere e anche quando viene abbattuto riesce a riciclare la palla. Va così sin da subito, dopo 3’, quando il Sigfrido sudafricano emigrato in Scozia resiste, appoggia a Kinghorn che a sua volta ispira Jordan a trovare un corridoio. Il passaggio a White è un colpo perfetto, un colpo di grazia.
Gli inglesi devono reagire, lo fanno con dodici fasi che sono dodici cariche sulla terra di confine. Risolve Freeman, Brousset accorda ma rimane il dubbio non risolto da due inquadrature: la palla è schiacciata o è tenuta alta? Il Tmo si astiene.
Non c’è tempo per recriminare. Gli scozzesi prendono il comando delle operazioni nel gioco aereo (Ritchie), nelle strategie al piede (Russell), nelle accelerazioni improvvise che vengono da lontano (Kinghorn) o che nascono, elettriche, da Rowe,
Molta lotta dura sui punti d’incontro che gli inglesi reggono bene ma senza far scaturire nessuna palla pulita. Marcus Smith se ne sta ben rintanato là dietro, Fin Smith non è lucido, Ollie Lawrence non ha spazi.
Il capitano dell’Inghilterra Maro Itoje con la Calcutta Cup (foto RFU)
Ed è su un’altra invenzione di Van der Merwe, sostenuto di Kinghorn, sempre presente quando l’istinto dell’attacco prende alla gola, che viene servita la palla buona a Huw Jones. Russell, a questo punto 0/2.
Gli scozzesi continuano ad occupare il territorio, a condurre il match, ma finiscono per rischiare a tempo scaduto quando Marcus Smith va via, finta e controfinta, ma Lawrence ha un progetto troppo ambizioso (sottomano volante) per Freeman.
Il secondo tempo è aspro, scandito da un progressivo aumento di possesso degli inglesi che pareggiano, vanno in vantaggio e allungano con i piazzati della ditta Smith, Marcus&Fin. Il calcio del 16-10, da 50 metri, sveglia gli ardori di Twickenham. Molta lotta, molti errori mentre le energie vanno all’esaurimento. Un’immagine: Ben Curry, Itoje e Earl sdraiati sul prato, a cercare un po’ di ossigeno. Ormai è fatta, sembrano dirsi. E invece McDowall scova un buco e lo percorre facendo saltare il catenaccio e Van der Merwe non perdona. Subito dopo Russell concederà la grazia.
Inghilterra-Scozia 16-15 (primo tempo 7-10)
Inghilterra
Mete: Freeman; tr: M. Smith; cp: M. Smith (2), F. Smith
Scozia
Mete: White, H, Jones, van der Merwe;