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Dunque le Zebre resteranno a Parma.

A meno di 24 ore dalla scadenza del bando con il quale la Fir ha messo in vendita la franchigia federale, si possono già trarre le prime conclusioni.

Padova non si farà avanti per acquisire la società: il Petrarca sarebbe stato interessato alla licenza sportiva, ovvero a un posto in URC, ma non a rilevare il club, la cui struttura a detta di qualcuno sarebbe un duplicato di quella petrarchina, con inevitabili diseconomie e costi aggiuntivi. Fine.

A rispondere all’appello della federazione rimane pertanto solo la cordata emiliana che, peraltro, ha già fatto sapere di non essere disposta, almeno inizialmente, a mettere sul tavolo la cifra richiesta dalla Fir, ossia 5 milioni all’anno, per almeno 6 anni, più 3 milioni di garanzia bancaria.

Pertanto, con ogni probabilità, il bando sarà archiviato senza tante discussioni. Cedere la società a condizioni diverse da quelle messe bianco su nero non sarebbe né corretto né opportuno. Chissà, forse si chiude una porta e si apre un portone…

Il presidente Andrea Duodo ha spiegato a Ivan Malfatto del Gazzettino, che la federazione manterrà comunque l’impegno “per lo sviluppo sostenibile delle franchigie italiane di URC”.

Duodo (a destra nella foto) ha parlato di modello Connacht, una franchigia per valorizzare i giovani e fare sviluppo.

Un piano che permetterebbe di tornare in campo alla cordata parmigiana, non come acquirente, ma come partner sostenitore.

Lo spiega Egidio Amoretti, amministratore delegato di Corte Parma, il cui marchio Amoretti è uno degli sponsor di maglia delle Zebre.

“La nostra passione va al di là del fatto di diventare proprietari della società Zebre Rugby srl o meno: noi ci siamo e siamo pronti a dare una mano. Per la quale chiediamo: un progetto serio e a medio termine, i sei anni vanno bene. Un piano di utilizzo adeguato della Cittadella del Rugby che oggi è ampiamente sottoutilizzata e potrebbe diventare fonte di entrate, invece che un costo. Infine nei nostri obiettivi c’è un rapporto sinergico con il territorio, parlo dei club che operano entro un raggio inferiore ai 50 km da Parma: Valorugby, Viadana, Colorno, Lyons, Rugby Parma, Noceto etc”.

Alla domanda su quanti soldi la cordata di cui Amoretti si è fatto promotore potrebbe apportare, l’imprenditore dice di non voler scoprire in anticipo tutte le carte, ma che in presenza di un piano pluriennale (“le Zebre finora sono state gestite con orizzonti mai superiori alla singola stagione”, lamenta) l’importo messo a disposizione dei privati potrebbe avvicinare nel tempo quello indicato dalla Fir. “Che per il momento –precisa – mette sul tavolo 4,8 milioni, ma non dice per quanti anni. Il bando esplicita – sottolinea Amoretti – che chi vuole rilevare le Zebre deve mettere a disposizione per sei anni la cifra che la federazione ha impegnato per la stagione 2025/2026. Noi chiediamo un progetto chiaro, basato su più anni, nel corso dei quali siamo disposti a far crescere il nostro impegno in parallelo con la crescita del club”. Parma avrebbe potuto muoversi prima? Meglio tardi che mai.

Egidio Amoretti allo stadio Lanfranchi di Parma

Quanto alle sinergie di territorio, già quest’anno qualcosa si è mosso: Nasovo e Bertaccini sono permit players del Valorugby, cui è stato prestato anche Bozzoni, Giacomo Milano, capitano della nazionale U20, gioca in Serie A con il Noceto, Samuele Locatelli e Patricio Baronio nel Viadana, Fracesco Ruffolo nel Colorno.

Riassumiamo: Zebre a Parma, con un budget che inizialmente, ipotizziamo, potrebbe attestarsi sui 6 milioni (4,8 dalla Fir più 1,5 dai privati). Siamo alle cifre attuali, con la Fir che risparmierebbe un paio di milioni rispetto al recente passato.

È una prospettiva credibile sul piano agonistico?

La palla passa all’attuale allenatore, Massimo Brunello, il quale dice: “che si possa esser competitivi facendo giocare i giovani e, praticamente senza stranieri, lo stiamo dimostrando quest’anno.  Si tratta di ottimizzare le risorse con giocatori funzionali al progetto e con un robusto apporto di permit player con i quali il rapporto sia ben regolamentato.  Non servono 50 giocatori, ne possono bastare 35/40, ai quali aggiungere 10/12 permit validi. Ovviamente bisogna essere accorti sul mercato, capire bene dove spendere, dove servono rinforzi e dove si può arrivare fare con le forze locali. Ma io su questo piano sono fiducioso”.

Massimo Brunello catechizza  i giocatori durante un allenamento, la scorsa estate

A spingere per una soluzione celere c’è anche Benetton sulle cui spalle in queste ultime stagioni ha pesato quasi l’intero supporto della nazionale, 18 su 33 per il tour nel Pacifico dello scorso luglio (più Lynagh e Gallagher biancoverdi alla fine dell’estate). Un riequilibrio delle forze gioverebbe a entrambe le squadre e permetterebbe di ottimizzare il minutaggio tra chi gioca troppo e chi quasi mai.

Nella foto del titolo, la meta in tuffo di Gerònimo Prisciantelli contro il Munster (foto Delfrate)

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