Una settimana dopo si replica a Parma, riecco il derby del nostro rugby e per fortuna non c’è traccia della partita brutta, sporca e imbottita di errori andata in scena prima del Natale a Monigo. Finalmente c’è gioco, velocità, possesso alternato, idee chiare, aggressività legale e tanto equilibrio, con la rivalità che galleggia pesante nell’aria del Lanfranchi, tra due squadre che tra un mese si fonderanno nell’azzurro per andare unite sulla ribalta del Sei Nazioni.
Il Benetton ritrova i suoi pezzi da novanta, parte con Lamaro, Menoncello, Albornoz, Gallo e Lorenzo Cannone di rincorsa (tutti assenti nel derby d’andata), le Zebre rispondono con il medesimo assetto della settimana prima e festeggiano le 50 presenze di Simone Gesi, uno che come pochi in giro per l’Italia ha un’affinità d’elezione con la meta.
Si parte e Rhyno Smith (alla fine votato uomo della partita) dà sfoggio di signorilità, alla prima accelerazione dei suoi vola in meta, ma all’ultimo istante l’ovale gli schizza dalle mani. Non c’è bisogno di chiamare in causa l’arbitro televisivo, l’estremo sudafricano si autoaccusa del misfatto e torna mesto dalle sue parti. Applausi.
Si assiste a una battaglia di posizione, tanti scontri in mezzo al campo, pochi metri guadagnati, con le difese che dettano legge e l’ordine, finalmente, che regna sovrano. Non ci sono i tanti, troppi, errori di gestualità che avevano mutilato la sfida di Treviso, tanto che a fine giornata si conteranno solo 7 mischie chiuse, un bel segnale per chi non ama il gioco spezzettato.
Il risultato lo muovono per prime le Zebre dopo 20 minuti di dai e vai con una delle loro giocate spettacolo; sfruttano un vantaggio per affondare il colpo, Garcia si fa placcare e a contatto con l’avversario inventa un sottomano per Prisciantelli, slalom del Geronimo zebrato e affondo per linee dirette di Giacomo Ferrari, Fischetti è in sostegno, lo placcano ma riesce a gattonare fino a sotto ai pali. Da Re trasforma, le Zebre respirano. Accusato il colpo Treviso si arrocca intorno alle sue certezze e da lì tira fuori due mete in fotocopia di Sua Maile: touche, maul avanzante, meta. Da dimenticare le esibizioni dalla piazzola dei calciatori (mancano 8 punti di Da Re e 7 di Smith), si va al riposo con Benetton avanti (10-7) e una partita viva e vegeta.
Si riprende e il copione non cambia, tanti scontri, tanti punti di incontro contestati, con Licata e Zuliani che vanno a nozze nella giungla delle mani furtive e Bertaccini che dimostra che anche dal bistrattato campionato nascono i fiori. All’apice di un’infinità di autoscontro Garcia inventa una delizia per Paea, altro offload per Gesi che fa quello che sa fare meglio: meta (12-10).
Succede che la partita si sporca, si spezzetta, va avanti a folate, ma il punteggio non si smuove, fino a quando Spagnolo fa la mossa del coccodrillo che mette fuori gioco il ginocchio di Zambonin. Cartellino rosso inevitabile, Benetton in inferiorità numerica che diventa superiorità psicologica. Entra quel satanasso di Creevy che ha carisma per far assorbire ai suoi il colpo, entra Brex e cambia le carte in tavola. Sua la meta del sorpasso, in un’azione in cui si fanno una marea di prigionieri, il Benetton è in 13 per il giallo a Izekor, le Zebre pareggiano il conto perché Garcia e Bertaccini sono rimasti sul prato, piegati dalla crudeltà della contesa. In queste condizioni le Zebre difendono come possono sullo stretto, ma al largo Albornoz e Lynagh creano lo spazio per l’incursione a doppia velocità di Brex. Treviso è avanti (17-12), rientra Izekor mentre Gianluca Gnecchi sta mandando dietro alla lavagna Paea, colpevole di un placcaggio alto su Menoncello. In parità Treviso gestisce, soffre, paga un errore grossolano di Albornoz che spedisce nel nulla il calcio di punizione che potrebbe regalarle un altro drive vincente, si riprende e si dimentica del cronometro che segna la fine della partita. Gioca in touche un vantaggio, gioca alla mano con Creevy un’altra punizione, gioca e rigioca perché vuole il punto di bonus. Che arriva all’86’, con Brex che fa ancora la differenza e affida a Marin il pallone che per i veneti vale un pomeriggio di sofferenza e beatitudine. Smith questa volta trasforma (24-12). Fine dei giochi.
Zebre Parma – Benetton 12 -24 (primo tempo 7-10)
Zebre Parma: 15 Geronimo Prisciantelli, 14 Scott Gregory, 13 Giulio Bertaccini (68′ Filippo Drago), 12 Fetuli Paea, 11 Simone Gesi, 10 Giacomo Da Re (61′ Giovanni Montemauri), 9 Gonzalo Garcia (68′ Thomas Dominguez), 8 Giovanni Licata, 7 Bautista Stavile, 6 Giacomo Ferrari (66′ Samuele Locatelli), 5 Andrea Zambonin (57′ Matteo Canali), 4 Leonard Krumov, 3 Ion Neculai (26′ Muhamed Hasa, 66 Ion Neculai), 2 Tommaso Di Bartolomeo (67′ Luca Bigi), 1 Danilo Fischetti (C) (66′ Luca Rizzoli). Head Coach: Massimo Brunello.
Benetton Rugby: 15 Rhyno Smith (7′ Leonardo Marin, 21′ Rhyno Smith), 14 Louis Lynagh, 13 Tommaso Menoncello (83′ Leonardo Marin), 12 Malakai Fekitoa (58′ Ignacio Brex), 11 Onisi Ratave, 10 Tomas Albornoz, 9 Alessandro Garbisi (58′ Andy Uren), 8 Michele Lamaro (C) (49′ Lorenzo Cannone), 7 Manuel Zuliani (68′ Thomas Gallo), 6 Alessandro Izekor, 5 Federico Ruzza (49′ Riccardo Favretto), 4 Niccolò Cannone, 3 Giosué Zilocchi (49′ Simone Ferrari), 2 Siua Maile (49′ Agustin Creevy), 1 Thomas Gallo (49′ Mirco Spagnolo). Head Coach: Marco Bortolami.
Arbitro: Gianluca Gnecchi (FIR).
Assistenti: Filippo Russo e Franco Rosella (FIR).
TMO: Stefano Roscini (FIR).
Marcatori: 20′ meta Fischetti tr. Da Re, 24′ meta Maile, 36′ meta Maile; secondo tempo: 47′ meta Gesi, 65′ meta Brex tr. Smith, 85′ meta Marin tr. Smith.
Note: 59’ cartellino rosso Spagnolo, 61’ cartellino giallo Izekor, 74’ cartellino giallo Paea
Nella foto del titolo un’incursione di Rhyno Smith, player of the match al Lanfranchi (foto Stefano Delfrate)