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Giovedì a Dublino si vota il successore di Bill Beaumont alla presidenza di World Rugby.  Tanti i temi all’ordine del giorno. Dall’approvazione delle nuove regole, al futuro di un gioco sempre più orientato al business, con la Coppa del Mondo 2031 in programma negli Stati Uniti, “un appuntamento ai cui incassi non si può delegare lo sviluppo del rugby nel pianeta” ha detto Abdelatif Benazzi, uno dei tre candidati.

I voti necessari per essere eletti sono 27, l’Europa, che va divisa all’assemblea, ne ha 17 compresi i due di Rugby Europe che andranno a Benazzi.

 Le sfide

Allargare l’audience, aumentare le entrate, far crescere lo spettacolo, coinvolgendo sempre di più network e televisioni senza che il rugby diventi, con ciò, una disciplina per pochi eletti.

Mario Diani nell’articolo “I dilemmi del rugby del futuro” (clicca qui per leggere) ha messo in evidenza una parte dei problemi che nel tempo potrebbero ridurre anziché allargare la base dei partecipanti al gioco.

Vediamo chi sono i tre candidati alla successione di Beaumont.

Andrea Rinaldo

Andrea Rinaldo

Proposto dall’Italia e appoggiato dalla federazione irlandese, ha spiegato a Giacomo Bagnasco nel numero di ottobre di Allrugby ((abbonati qui per leggere l’articolo) il suo programma: “se eletto, intendo lavorare per garantire il rispetto delle regole, verificare come viene veicolata l’informazione e vigilare sulla correttezza e trasparenza del processo, in una cultura di continua revisione. Se si parla di dati, per esempio, bisogna fornirli con metodo scientifico, senza lasciare spazio a interpretazioni. Ci saranno evidenze da aggiornare, e questo è esattamente quello che fa uno scienziato”.

Brett Robinson

Brett Robinson

proposto dall’Australia e appoggiato dall’Inghilterra, è un ex flanker, già capitano dei Brumbies con 16 presenze nei Wallabies. È membro del consiglio esecutivo di World Rugby dal 2016. Medico, 54 anni, ha fatto fortuna come imprenditore nel settore delle case di riposo: dovesse vincere, sarebbe il primo rappresentante dell’emisfero sud a essere eletto presidente.

È un sostenitore dell’accelerazione del gioco e un promotore dei limiti di tempo per la preparazione delle mischie e per i calci piazzati, nonché del cartellino rosso di 20 minuti, che dovrebbe essere approvato in via definitiva in queste stessa sessione plenaria del consiglio mondiale.

Robinson è il favorito: sulla carta parte da una quindicina abbondante di voti: Australia, Nuova Zelanda, Inghilterra – con l’ex estremo Jonathan Webb candidato vice-presidente-, Usa, Canada, Oceania, Rugby America North. Ai quali si potrebbero aggiungere quelli del Giappone e dell’Asia.

Abdelatif Benazzi

Abdelatif Benazzi

Oggi 56enne, proposto dalla Francia e appoggiato dal Sudafrica, nato in Marocco, ha collezionato nella sua carriera 78 caps con la nazionale francese, la gran parte dei quali in seconda linea. Il suo obiettivo è allargare i confini del rugby al resto del mondo. “L’allarme è stato lanciato, la barca rischia di affondare”, ha detto all’AFP, insistendo sul fatto che il rugby attualmente non è uno sport veramente globale. “In realtà riguarda solo alcuni paesi, presenti da oltre 100 anni, e pochi altri emergono come contendenti. Nello stesso tempo i paesi più importanti hanno problemi finanziari, con deficit superiori ai 10 milioni di euro”.

Benazzi spinge anche per dare più peso all’interno di World Rugby alle nazioni emergenti: “oggi 11 paesi rappresentano il 70% dei voti il che alimenta il conservatorismo,” ha detto.

Nemico del cartellino rosso di 20 minuti, cui da il pieno appoggio Robinson, si è così espresso sulla questione: “un cartellino rosso è un cartellino rosso, non c’è bisogno di complicare le cose. Limitarlo a soli 20 minuti potrebbe essere una mossa pericolosa per il rugby, rendendolo molto più violento, ed è per questo che siamo completamente contrari.”

Per Benazzi dovrebbero votare la Francia, il Sudafrica, Rugby Europe, Romania, Argentina, Rugby Africa, Sudamerica e Uruguay. Samoa e Fiji teoricamente stanno dalla parte dell’Australia, ma potrebbero essere convinti dalla campagna “terzomondista” di Benazzi.

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