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L’incubo di Batumi diventa un fantasma che aleggia su Marassi, la Georgia evidentemente ne fa una questione d’onore, pretende di potersi giocare il posto nel Sei Nazioni e non c’è occasione migliore che poter far valere le proprie ragioni quando incrocia sulla propria strada l’Italia.

E nel primo tempo di Genova la sua rivendicazione ha un perché, l’Italia è smarrita, impaurita, imprecisa, ha un piano di gioco e lo vuole percorrere, ma ogni volta che si affida al piede si contano le perdite. La Georgia difende con precisione sempre sul filo del fuorigioco, vince a ripetizione il confronto aereo, Ninashvili sembra un estremo piovuto in Liguria da un altro mondo, gli azzurri dei pivelli che quando l’ovale è per aria non sanno a che santo votarsi. Dopo 2′ capitan Michele Lamaro è costretto ad alzare bandiera bianca con una spalla penzoloni, entra Zuliani, ma subito si deve fare a meno del riferimento del gruppo. Paolo Garbisi muove il punteggio dalla piazzola, poi ci si infila nel tunnel delle imprecisioni, una sfida terrena in cui i Lelos vanno a nozze, tanti autoscontri, zero avanzamento.

Un offload di Menoncello per Gallagher che non andrà a buon fine (foto di Stefano Delfrate)

E succede che nelle uniche due occasioni in cui la Georgia si ritrova in territorio altrui la difesa azzurra vada in tilt: touche e apertura in prima fase, sembra un videogioco tanto l’ovale passa alla velocità della luce di mano in mano, esterno-interno ripetuto, ultimo passaggio recapitato a Tabusadze che manda in visibilio Richard Cockerill, il tecnico inglese che vuole traghettare il rugby georgiano in paradiso. Paolo Garbisi alla mezzora ci riprova con il piazzato e riporta i suoi a un soffio (7-6), con Gonzalo Quesada che dalla sua postazione in piccionaia non sembra gradire la scelta conservativa del calcio tra i pali. Si va avanti nell’incertezza, ogni pallone aereo è un incubo, come quello su cui si avventa Ninashvili, ricaduta sul prato, accelerazione istantanea, slalom tra i birilli, tre azzurri messi a sedere e invito a Lobzhanidze a muovere le gambe per inventare la fuga per la vittoria (17-6). L’Italia è spaesata, la fine del primo tempo sembra l’unica opportunità per fermarsi e rifletterci su.

I calci di punizione di Paolo Garbisi hanno tenuto a galla l’Italia nei primi 40′ della partita (foto Stefano Delfrate)

Nella ripresa la partita diventa sporca e cattiva, l’Italia ha capito che per vie aeree non ci sono soluzioni e allora si affida alla sfida terrena, un’infinità di ripartenze che si schiantano sul muro georgiano, troppo spesso posizionato in fuorigioco (15 i penalties concessi contro i 6 degli azzurri). La partita diventa un assalto continuo, tanto cuore e poca lucidità, ma tant’è in qualche modo bisogna rimetterla in piedi. A ogni azione O’Keefe è costretto a dare un calcio di punizione e giocando sempre il vantaggio (inutili tutti i tentativi di calcio-passaggio di Garbisi e Brex) alla fine arriva la meta di punizione che diventa una bombola di ossigeno per chi sta vivendo un pomeriggio in asfissia: Alessandro Garbisi prova a recapitare a Ioane un ovale che sa di speranza, Tabusadze cerca di recuperarlo con un goffo tentativo di intercetto, ma il passaggio in avanti volontario è la logica conseguenza del suo azzardo, come la meta di punizione e il giallo che potrebbe cambiare l’ordine dei fattori.

Una presa in touche di Dino Lamb, man of the match della sfida (foto di Stefano Delfrate)

La svolta arriva al 62′, ennesima touche sui 5 metri, Negri vola e offre a Alessandro Fusco, appena entrato, la possibilità di infilarsi nel corridoio al fondo dello schieramento. Meta salvifica, Batumi per il momento è dimenticata, ma che fatica. Alla fine il premio di migliore di giornata va a Dino Lamb che si sacrifica al buio nella giungla di mischie spesso scoordinate e poco leggibili, ma al suo fianco potrebbe esserci Ross Vintcent, autore di una prestazione di grande solidità sulla scia del solito Sebastian Negri. Bisognava vincere e soffrendo si è vinto. Con la speranza che di giornate così si sappia far tesoro.

Italia v Georgia 20-17 (primo tempo 6-17)

Italia: Gallagher; Trulla (37’ pt.-1’ st. Marin), Brex, Menoncello (20’-28’ st. Bertaccini), Ioane; Garbisi P., Garbisi A. (21’ st. Fusco); Vintcent, Lamaro (cap, 2’ pt. Zuliani), Negri; Lamb, Cannone N. (20 st. Favretto); Ferrari (13’ st. Ceccarelli), Nicotera (13’ st. Lucchesi), Fischetti (13’ st. Spagnolo)

Georgia: Niniashvili; Tabutsadze, Kveseladze, Kakhoidze, Todua (26’ st. Tapladze); Matkava, Lobzhanidze (cap, 14’ st. Aprasidze); Jalagonia, Tsutskiridze (29’ st. Ivanishvili), Spanderashvili; Javakhia (14’ st. Chachanidze), Babunashvili; Aptsiauri (11’ st. Japaridze), Karkadze, Abuladze (16’ st. Akhaladze)
all. Cockerill
Arbitro: O’Keefee

Marcatori:  21’ cp P. Garbisi, 23’ meta Tabutsadze tr. Matkava; 31’ cp. P. Garbisi; 33’ cp. Matkava; 36’ meta Lobzhanidze tr. Matkava ; s.t. 52’ meta di punizione Italia,  23’ meta Fusco tr. P. Garbisi.
Calciatori: Garbisi (Italia) 3/5; Gallagher (Italia) 0/1; Matkava (Georgia) 3/3
Cartellini: 52’ giallo Tabutsadze
Note: 14.771 spettatori. Giornata fresca, terreno in ottime condizioni. Esordio in Nazionale per Giulio Bertaccini.

Nella foto del titolo la meta di Alessandro Fusco che ha regalato la vittoria all’Italia (foto Stefano Delfrate)

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