L’ex capitano dell’Italia, domenica a Montecarlo, diventerà il primo azzurro a essere inserito nella Hall of Fame di World Rugby cui prima di oggi erano stati ammessi 176 soggetti (individui e squadre) in rappresentanza di 20 nazioni.
Per il rugby italiano è un riconoscimento atteso da anni: nel 2014, esattamente dieci anni fa, Allrugby inviò a Dublino, accompagnata da una lettera, una copia del numero 85 del magazine, nel quale era pubblicata una lista di personalità del nostro movimento ovale che secondo noi avrebbero meritato di essere prese in considerazione per essere inserite fra i grandi del rugby mondiale.
All’epoca Sergio Parisse, essendo ancora in attività, nella lista non era incluso. Si parlava, tra gli altri di Franco Zani (nella foto qui sotto), un altro grande numero 8 che aveva strabiliato la Francia. Oggi, grazie a Sergio, a 18 mesi dal suo ritiro, la lacuna della nostra assenza dal quel gruppo di élite del rugby internazionale finalmente viene colmata.
La notizia del prestigioso riconoscimento è arrivata a casa Parisse con una mail firmata da John Eales, il capitano dell’Australia campione del mondo nel 1999, che della Hall of Fame è uno dei selezionatori. “Una bella emozione. I commenti rischiano di essere scontati, ma quello che mi fa più piacere è pensare di aver lasciato un segno nella storia dello sport che amo, di aver aperto una strada” – dice Sergio nella lunga intervista che potete leggere nel numero 196 ora in distribuzione sia nel formato cartaceo che digitale.
In questo numero troverete anche i racconti di John Kirwan il ct che lo fece esordire in nazionale, di Nick Mallett, quello che nel 2008 lo nominò capitano, e di Jacques Brunel (foto in basso) sotto la cui direzione Sergio Parisse ha disputato in maglia azzurra 36 partite.
Di lui parla anche la moglie Silvia, con divertenti aneddoti sulla vita a fianco di una superstar del mondo sportivo.
Nella foto del titolo la meta di Parisse alla Russia ai Mondiali del 2011 in Nuova Zelanda