Vince di un’incollatura l’Irlanda (22-19, 3 mete a 1) una partita d’altri tempi, chiusa e stupenda, con l’Argentina che dimostra di aver definitivamente salito l’ultimo gradino della scala che porta dritto nel regno dei grandi, perché va sotto, soffre, gioca gli ultimi minuti con l’uomo in meno (giallo a Gomez Kodela) eppure arriva a un passo dal sorpasso definitivo, 4 minuti in apnea di scontri che ti fai male solo a guardarli dalla poltrona prima dell’ultimo passaggio in avanti che sa di liberazione per un’Aviva Stadium che sta trattenendo il fiato.
L’Argentina è solida, l’Irlanda la solita Irlanda che si esalta in infinite multifasi: pronti via e subito il pallone resta in gioco per 2’18”, un’infinità a questi ritmi, cambi di fronte e di possesso che finiscono con la meta di Matias Moroni. L’arbitro televisivo torna indietro di un minuto, vuole vedere uno scontro a metà campo tra lo stesso Moroni e Crowley, spalla contro testa, di questi tempi il giallo è colore di moda. Moroni va a scontare la pena, meta cancellata, punizione, touche, tre punti di scontro e meta di Crowley. I Pumas soffrono la velocità delle ruck irlandesi, in inferiorità numerica è difficile arginarle e dopo 7′ Ringrose muove le gambe, scava un break profondo nel cuore della difesa argentina, altre capocciate, due punti di incontro e servizio per Hansen che vola in meta. La sfida sembra segnata in partenza, ma questa Argentina è di granito, riordina le idee, lavora da matti con gli avanti, la sua partita è un infinito pick’n’go in attacco e una difesa commovente di fronte alle fasi ripetute dei verdi. E nella nuova era di Felipe Contepomi l’Argentina si scopre disciplinata (solo 5 penalties concessi contro i 13 a favore), particolare che fornisce ad Albornoz la doppia opportunità di dimezzare lo svantaggio (12-6).
La partita diventa una corrida, toro e torero si aspettano a viso aperto in mezzo al prato, mai una concessione alla fantasia, poco gioco al piede, palla sotto al braccio e pedalare. L’equilibrio lo infrange un drop di Crowley, Albornoz risponde dalla piazzola prima che Lowe inventi l’unica sgroppata mortifera della sua partita per mettere la squadra in avanzamento e regalare a Mc Carthy l’invito ad andare in meta. Il primo tempo si chiude (22-9) e l’Irlanda sembra al sicuro. Non la pensano così gli argentini.
Si ricomincia e si sente quel rumore di ruggine e ossa a ogni scontro in mezzo al campo, i Pumas graffiano e disegnano uno sguardo di preoccupazione sul volto di Andy Farrell, Albornoz negli spazi stretti ci sa fare, scova un varco e avanza, il resto lo fanno le gambe di Mallia. Meta e partita viva più che mai.
Diventa la serata delle difese e dei placcaggi, fioccano i gialli (Belham prima, Mc Carthy poi), l’Irlanda nel secondo tempo non segna un punto che è uno e dopo aver messo nel mirino gli avversari dalla piazzola (22-19) Albornoz ha sul piede il drop del pareggio. Opzione costruita alla perfezione dai suoi, ma il calcio sibila alla sinistra del palo.
Mezz’ora di grande rugby, di scontri e sacrificio, in cui nessuno segna e tutti arrivano a un passo dal farlo. C’è il tempo di festeggiare Cian Healy che raggiunge Brian O’Driscoll in testa alla classifica dei verdi più verdi di sempre (133 caps) e di soffrire per loro dal divano. Vince l’Irlanda, l’Argentina entra definitivamente nel territorio riservato agli eletti.
Irlanda – Argentina 22-19 (primo tempo 22-9)
Irlanda: 1- Andrew Porter (26m ST, Cian Healy), 2- Ronan Kelleher (22m ST, Rob Herring), 3- Finlay Bealham (12m ST, Thomas Clarkson), 4- Joe McCarthy, 5- James Ryan (21m ST, Ryan Baird – 24m ST, Peter O’Mahony-), 6- Tadhg Beirne, 7- Josh van der Flier, 8- Caelan Doris, 9- Jamison Gibson-Park (31m ST, Craig Casey), 10- Jack Crowley, (21m ST, Sam Prendergast) 11- James Lowe, 12- Robbie Henshaw (21m ST, Jamie Osborne), 13- Garry Ringrose, 14- Mack Hansen; 15- Hugo Keenan.
Allenatore: Andy Farrell.
Argentina: 1- Thomas Gallo (22m PT, Ignacio Calles – Temporario – y 31m ST), 2- Julián Montoya (c) (21m ST Ignacio Ruiz), 3- Joel Sclavi (10m ST, Francisco Gómez Kodela); 4- Guido Petti (10m ST, Franco Molina,), 5- Pedro Rubiolo; 6- Pablo Matera (21m ST, Santiago Grondona), 7- Juan Martín González, 8- Joaquín Oviedo; 9- Gonzalo Bertranou (4m ST, Gonzalo García), 10- Tomás Albornoz; 11- Bautista Delguy, 12- Matías Moroni, 13- Lucio Cinti (18m ST, Justo Piccardo), 14- Rodrigo Isgró (16m ST, Santiago Carreras); 15- Juan Cruz Mallía.
Allenatore: Felipe Contepomi.
Marcature: 3′ mt Jack Crowley trasf Crowley (I), 5′ mnt Mack Hansen (I), 11’cp Tomás Albornoz (A), 17′ cp Tomás Albornoz (A), 20′ drop Jack Crowley (I), 25′ cp Tomás Albornoz (A), 31′ mt Joe McCarthy trasf Jack Crowley (I), 44′ mt Juan Cruz Mallía trasf Tomás Albornoz (A), 50′ cp Tomás Albornoz (LP).
Disciplina: 2m PT giallo Matías Moroni (A), 16m PT giallo Finlay Bealham (I). 29 giallo Joe McCarthy (I). 75′ giallo Francisco Gómez Kodela (A).
Arbitro: Paul Williams (Nuova Zelanda).
Nella foto del titolo, la meta di Mack Hansen, placcato da Rodrigo Isgro (©INPHO/Billy Stickland)