«La bellezza della forza tra mente e corpo», la bellezza del rugby (soprattutto se declinato al femminile) che è fatto anche di gesti e armonie, con la forza che non è la sola protagonista. Ancora di più se si parla di bambini, o di donne, ma chiamiamole pure Madame.
A Torino Palazzo Madama vanta origini che risalgono all’età romana, ma deve il suo nome a Cristina di Borbone-Francia, la “prima Madama Reale”, che vi visse nel diciassettesimo secolo, mentre fu la “seconda Madama Reale”, Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, a far disegnare la facciata all’architetto Filippo Juvarra. Il palazzo è stato anche sede del Senato del Regno Sabaudo, e adesso ospita i Musei civici torinesi.
E allora ecco un contatto tra la consigliera federale con delega al movimento femminile Erika Morri e il professor Giovanni Carlo Villa, direttore di Palazzo Madama, favorito da Giorgio Zublena, presidente del Comitato piemontese della Fir. Nell’antico edificio entrano 75 rugbyste di tutte le età provenienti da tutta la regione. Danno vita a mischie e touche, partecipando alla creazione di un video suggestivo e perfino sorprendente. Ambienti di grande prestigio, ricchissimi di storia e oggetti preziosi, si prestano come set. Messaggi e interazioni tra mondi diversi, ma con un punto di convergenza, colto dal direttore Villa. «La corsa delle rugbyste che salgono le scale, una mischia nella sala delle porcellane, una touche nella camera da letto della Madama reale: il tutto in un luogo che rappresenta l’identità femminile».
Erika Morri la spiega così: «Puntiamo al reclutamento femminile, e non solo, tramite un modo diverso di raccontarci. Sull’aspetto della forza muscolare possiamo trovare diversi sport come competitor. Io penso che invece si debba spostare il focus sulla forza mentale, convincendo i genitori che il rugby aiuta ad affrontare la vita. E questo video non rimarrà isolato, ne faremo altri. In città diverse, nei loro monumenti e nel ricordo di grandi donne che rappresentano quel territorio».
L’idea è quella di ricorrere anche a citazioni al femminile provenienti da ambienti estranei, ma che si adattano al mondo ovale. La prima “testimonial” in questo senso è stata la torinese Rita Levi Montalcini.
Le rugbyste italiane sono poche (5mila, specifica Morri, a fronte di 36mila francesi e 30mila inglesi) e con questi numeri il movimento sta facendo miracoli. Forse perché le sportive italiane sono abituate a lottare anche più dei maschi per raggiungere i loro obiettivi. E tra le varie frasi pronunciate nel corso del video una colpisce particolarmente: “Che cos’è il rugby? Quattordici donne che lavorano insieme per dare alla quindicesima mezzo metro di vantaggio».
Nella foto di apertura la mischia nella sala delle porcellane, contrasto fra forza e delicata bellezza (fermoimmagine del filmato)