La lezione è difficile da digerire, le serie d’autunno per l’Italia ricca di speranze iniziano con un tonfo sonoro, di fronte ai 23mila in festa di Udine arriva la peggior sconfitta di sempre (su 24 confronti) contro l’Argentina, 50-18 (con record negativo di mete subite, 7 a 2), un dominio totale in mezzo al campo dei Pumas, una difficoltà a gestire la situazione degli azzurri che fa male e gela l’entusiasmo con cui si era arrivati alla sfida.
Sono 16 anni e 9 partite di fila che l’Argentina è tabù per il rugby italiano, sono cresciuti a dismisura, l’aria del Rugby Championships ha fatto salire il loro livello di competizione. E poi c’è la competenza individuale, i giocatori argentini conoscono il rugby e le sue dinamiche e presi singolarmente stravincono in abilità e tecnica. Eppure nel primo tempo l’Italia regge il confronto, si parte a ritmi indiavolati, fasi infinite in cui gli argentini si trovano a meraviglia e l’Italia difende con ordine. Ma a quei ritmi alla fine un errore arriva sempre, e la palla che rimane a metà tra Allan e Ruzza è un invito a nozze per le gambe di Mallia che sgroppa lungo la touche, evita l’ultimo tentativo di rincorsa di Lynagh e allunga il divario dopo che Albornoz aveva mosso il punteggio dalla piazzola (10-0).
L’Italia è costretta a vivere in trincea ma non si scompone, Capuozzo dopo un inizio effervescente deve subito salutare la compagnia scosso da un colpo in testa, entra Allan che assicura ordine e piede solido, ma non sta lì per inventare la giocata che può cambiare l’ordine dei fattori. I problemi più grandi l’Italia li vive nei punti di incontro, ogni scontro in mezzo al campo è una sofferenza, i Pumas sono maestri nello sporcare tutto ciò che è a portata di mano, il pallone esce sempre rallentato e non c’è modo di dare sfogo a quei rilanci di gioco fulminei tanto cari a Gonzalo Quesada. E poi c’è Albornoz che a Treviso è diventato giocatore di livello assoluto, mette sempre i suoi in avanzamento e gestisce il gioco al piede alla perfezione, vince sempre la battaglia tattica con la contraerea azzurra. Poco prima della mezzora Isgrò caccia dal cielo un pallone che sembra di proprietà altrui, la battaglia aerea è il solito cruccio di casa nostra e da lì parte un contrattacco mortifero: c’è pure un flipper di calcetti e rimpalli che premia i più audaci, off load e Bertranou si ritrova sulla bandierina. I tra quarti argentini sono eleganti e presenti, l’Italia è in affanno.
Al 33′ la partita dell’Italia potrebbe avere un sussulto, il drive da touche a 5 metri è irresistibile, Gonzalez Samso fa crollare tutto e si becca meta di punizione e giallo. Una meta fantasma di Spagnolo neanche rivista dal Tmo, poi 2 calci in successione di Allan disegnano l’illusione (13-17), l’Italia è in partita, sembra in partita.
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Qui sopra un buffo episodio, l’arbitro viene travolto dalla difesa azzuirra e rialzandosi indica il TMO come a voler punire qualcuno
Ma nella ripresa la storia arriva al capolinea, i punti di incontro diventano una sofferenza, il sacrificio continuo dei Brexoncellos alla fine piega le gambe e annebbia le idee e la marea blanca y celeste rompe gli argini, dilaga, punisce forse con troppa severità un’Italia che si ritrova di colpo dietro alla lavagna, contro una squadra che ha definitivamente fatto il salto di qualità per guadagnarsi il rispetto e la possibilità di giocarsela sempre con i grandi del pianeta ovale.
Le mete di Sclavi, Albornoz, Cordero, Alemanno e Delguy sanno di punizione fin troppo severa, con lo squillo isolato di Nicotera che non riesce ad addolcire la malinconia di un pomeriggio vissuto a ritmo di tango. Nella milonga di Udine, però, hanno ballato solo gli ospiti
ITALIA v ARGENTINA 18-50 (p.t. 10-17)
Marcatori: PT 3’ cp Albornoz (0-3); 11’ m. Mallia, t. Albornoz (0-10); 29’ m. Bertranou, t. Albornoz (0-17); 33’ m. di punizione Italia (7-17); 40’ cp Allan (10-17). ST 43’ cp Allan (13-17); 48’ m. Sclavi, t. Albornoz (13-24); 57’ m. Albornoz, t. Albornoz (13-31); 65’ m. Cordero, n.t. (13-36); 67’ m. Nicotera, n.t. (18-36); 72’ m. Alemanno, t. Albornoz (18-43); 77’ m. Delguy, t. Albornoz (18-50)
Italia: 15 Ange Capuozzo (6’ 22 Tommaso Allan); 14 Louis Lynagh, 13 Juan Ignacio Brex (70’ 23 Marco Zanon), 12 Tommaso Menoncello, 11 Monty Ioane; 10 Paolo Garbisi, 9 Martin Page-Relo (63’ 21 Alessandro Garbisi); 8 Lorenzo Cannone, 7 Michele Lamaro (c), 6 Sebastian Negri (58’ 20 Manuel Zuliani); 5 Federico Ruzza (44’ 19 Dino Lamb), 4 Niccolò Cannone; 3 Marco Riccioni (45’ 18 Simone Ferrari), 2 Gianmarco Lucchesi (50’ 16 Giacomo Nicotera), 1 Mirco Spagnolo (50’ 7 Danilo Fischetti). Head Coach: Gonzalo Quesada
Argentina: 15 Juan Cruz Mallia; 14 Rodrigo Isgro (62’ 23 Santiago Cordero), 13 Lucio Cinti, 12 Matias Orlando (44’ 22 Matias Moroni – HIA), 11 Bautista Delguy; 10 Tomas Albornoz, 9 Gonzalo Bertranou (50’ 21 Gonzalo Garcia); 8 Joaquin Oviedo, 7 Santiago Grondona (62’ 20 Bautista Pedemonte), 6 Juan Martin Gonzalez; 5 Pedro Rubiolo, 4 Franco Molina (58’ 19 Matias Alemmano); 3 Joel Sclavi (50’ 18 Francisco Gomez Kodela), 2 Julian Montoya (c) (58’ 16 Ignacio Ruiz), 1 Thomas Gallo (66’ 17 Ignacio Calles). Head Coach: Felipe Contepomi
Arbitro: Matthew Carley (RFU)
Nella foto di apertura la prima meta dell’incontro segnata dall’estremo argentino Mellia (Foto SixNations)