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La seconda giornata del WXV non offre risultati sorprendenti come il trionfo irlandese sulla Nuova Zelanda. Le uniche sorprese, se così si può definirle, sono i 28 punti di scarto inflitti da Samoa a Figi nel gruppo 3, e il fatto che delle nove mete con cui l’Inghilterra demolisce le Black Ferns neanche una venga marcata da rolling maul (le segnano tutte le linee arretrate). Sono invece numerose le indicazioni che suggeriscono una riduzione dei gap tra i diversi strati del ranking. Vanno in quella direzione sia le risicate sconfitte degli Stati Uniti e delle stesse irlandesi nel gruppo 1, così come quelle di Giappone e Sudafrica nel gruppo 2, o della stessa Olanda nel gruppo 3 (con un punteggio 20-0, che è comunque netto, ma lontano anni luce dalle scoppole rimediate contro la Spagna negli anni passati).

WXV 1

La Francia supera gli Stati Uniti con una certa difficoltà pur conducendo l’intero incontro. In un primo tempo in cui mantiene l’iniziativa, vanificando però molte manovre con errori gestuali, deve accontentarsi di una penalità al 9’ e una meta al 23’. La ripresa sembra segnare un cambio di passo, con due mete in rapida successione che portano le transalpine sul 22-0. Mentre il cartellino comminato alla seconda linea Taufoou al 52’ potrebbe aprire le porte ad un divario ancora più ampio, ha invece l’effetto opposto. L’unica segnatura nei 10 minuti di squilibrio numerico è degli Stati Uniti, che mantengono l’iniziativa sino al termine, marcando ancora a tempo scaduto. Ottime indicazioni per le nord-americane, che si confermano squadra difficile da battere e ben diversa dalla compagine sconclusionata vista nel WXV 2 lo scorso anno. Indicazioni ancora incerte invece per le transalpine, sempre oscillanti tra momenti di grande brillantezza ed errori banali.

Il bello stile di passaggio e di corsa dell’inglese Abby Dow inutilmente inseguita dalla neozelandese Katelyn Vahaakolo (Photo Rich Lam – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

Positive le indicazioni anche per l’Irlanda, che perde come atteso contro il Canada, ma costringendo le padrone di casa a sudare le proverbiali sette camicie per averne ragione. Il punteggio si sblocca soltanto al 26’ su meta tecnica per crollo della maul avanzante da parte del pilone Dowd, che va a raggiungere in panchina la sua collega di reparto Djougang, sanzionata un minuto prima per in-avanti volontario. L’Irlanda supera comunque con un certo aplomb il periodo di doppia inferiorità numerica, peraltro alleviato in parte dal giallo comminato alla canadese Ellis al 32’. In quel periodo concede infatti soltanto un’altra meta, e riesce addirittura a marcare con una punizione di O’Brien. Un’ulteriore meta canadese fa sì che il primo tempo si chiuda sul 21-3, punteggio che il Canada non riuscirà più a incrementare pur cercando la quarta segnatura e il relativo bonus. Segnerà invece l’Irlanda a inizio ripresa, su azione iniziata da una delle solite devastanti cariche della terza Aoife Wafer, e finalizzata da Considine sulla bandierina dopo un delizioso calcio passaggio di O’Brien.

Una devastante azione dell’irlandese Aoife Wafer. Le canadesi Caroline Crossley e Justine Pelletier tentano di fermarne la corsa (Photo by Rich Lam – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

Nell’incontro che chiude il weekend le Black Ferns danno per qualche minuto l’impressione di poter mettere in difficoltà le inglesi. Al 6’ rifiutano un facile calcio sotto i pali in favore di una mischia. In questo caso la scommessa paga, il numero otto Olsen-Baker si stacca con ottimo tempismo e conclude appena a lato dei pali. Il vantaggio però dura poco: mettendo in mostra l’usuale capacità di lanciare i trequarti anche in spazi stretti l’Inghilterra manda in meta nel giro di pochi minuti le due ali Dow e Breach.

La meta della neozelandese Ayesha Leti-l’iga conto l’Inghilterra al Langley Events Center (Photo  Rich Lam – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

Con un quarto di gara andato le inglesi prendono il sopravvento in mischia chiusa, mentre la loro abilità di ridurre al minimo le persone impegnate nei punti d’incontro mette sotto forte pressione la difesa al largo delle Black Ferns. Ne approfitta ampiamente il triangolo allargato, alla fine autore di ben sette delle nove mete marcate: tre con la player of the match Jesse Breach, e due a testa per Dow e Kildunne (le altre sono del mediano di mischia Hunt e del centro Harrison). La Nuova Zelanda si batte, attacca con buone penetrazioni, prova due volte a rientrare in partita (portandosi sul 12-17 al 34’ e sul 24-39 con due mete in due minuti tra il 58’ e il 59’), ma dopo ogni sbandamento l’Inghilterra riprende immediatamente il controllo del match. Le cinque mete neozelandesi (l’ultima a tempo scaduto) non cancellano il fatto che soltanto la scarsa vena delle piazzatrici inglese (due trasformazioni riuscite su nove) ha impedito un punteggio ancora più pesante.

WXV 2

Nel primo incontro del sabato la Scozia parte molto forte contro il Giappone, marcando al 3’ con l’ala McGhie che approfitta di una difesa piuttosto soft, e installandosi poi per vari minuti nei 22 giapponesi. Il controllo scozzese sul match però non si consolida: la buona difesa delle nipponiche sui drive da maul depotenzia l’arma offensiva principale delle avversarie e gradualmente il Giappone prende l’iniziativa (avrà oltre il 60% del possesso al termine del primo tempo). La Scozia si salva un paio di volte grazie alla precipitazione giapponese ma poi capitola al 29’: nel tentativo di evitare un 50-22 Lloyd rimette in gioco le giapponesi che sfondano con la terza linea Saito.

Sfida di forza tra la giapponese Seina Saito e la scozzese Christine Belisle nel match del  WXV 2 disputato all’Athlone Sports Stadium di Cape Town. (Photo Johan Rynners – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

La Scozia segna ancora da gioco rotto allo scadere con Stewart, ma sul 12-5 il match è molto aperto. L’inizio della ripresa vede le scozzesi seguire l’esempio gallese di chiedere mischia sotto ai pali invece di prendere i facili tre punti che le porterebbero sopra break. Così come per le colleghe celtiche il giorno prima, finisce in un nulla di fatto. Il Giappone si riporta in attacco, ma tre penaltouche nel giro di pochi minuti e vari attacchi al largo e sull’asse procurano soltanto una punizione al 58’. La Scozia è comunque più cinica e al suo ritorno nei 22 avversari colpisce ancora con l’ala Lloyd. Fa 19-8 al 66’ grazie alla trasformazione di Meryl Smith da posizione molto angolata. Il Giappone però risponde immediatamente con un drive da penaltouche, portandosi sul 19-13. Al 77’ un’altra rimessa laterale a 5 metri offre al Giappone un’ultima possibilità di ribaltare il risultato, ma sulla successiva maul la Scozia ruba palla conquistando anche una punizione. Difficile dire se il fischio finale lasci più orgoglio o più amaro in bocca alle giapponesi e alla loro appassionata head coach.

L’australiana Tabua Tuinakauvadra in azione contro il Sudafrica (Photo Johan Rynners – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

Nell’ultima partita del turno l’Australia inizia nel migliore dei modi segnando due mete trasformate in 8 minuti. Una distrazione difensiva concede una segnatura alle padrone di casa ma l’Australia risponde immediatamente con il pilone Karpani che si ripete dopo la marcatura della scorsa settimana. 21-5 al 14’ e partita che rimane largamente in controllo delle Wallaroos. Il Sudafrica però c’è, e riesce a mettere occasionalmente in difficoltà le australiane. Queste al 21’ mancano la meta del bonus per un in-avanti al momento di schiacciare, senza alcuna pressione avversaria, ma poi si disuniscono e subiscono l’iniziativa delle padrone di casa. Le Springboks women prendono il sopravvento in chiusa, e buone combinazioni tra terze linee e trequarti portano alla segnatura che sul 21-12 potrebbe riaprire la partita.  L’Australia però resiste e in chiusura di frazione si mette nuovamente in condizione di raggiungere il bonus, ma anche questa volta la giocatrice perde il controllo sulla linea. A inizio ripresa, per un placcaggio alto l’Australia rimane in 14 per dieci minuti. L’episodio potrebbe cambiare il segno della partita, ma le Wallaroos non soffrono più di tanto. Riescono invece a segnare (questa volta schiacciando in modo appropriato) la meta del bonus al 50’, aggiungendone poi un’altra in rapida successione. Al 57’ il tabellino dice 33-12. Sembrerebbe partita finita, ma il Sudafrica è di diverso avviso. La difesa australiana regge per oltre un quarto d’ora, ma alla fine cede ai feroci attacchi sudafricani: 33-19 quando mancano cinque minuti al termine. La segnatura innesca un finale isterico in cui errori e brillantezze si susseguono da entrambe le parti. Il Sudafrica riesce a marcare ancora al 79’, assicurandosi il doppio bonus, per poi risalire il campo a tempo ormai scaduto. L’ultimo assalto si spegne però sulla linea australiana con un tenuto fischiato dall’arbitra Pazani. Si chiude così una partita di grande intensità in cui l’Australia prevale grazie alla sua maggiore classe ma subendo, specialmente nelle mischie, la potenza fisica delle sudafricane. Per le avanti azzurre, reduci dalla vittoria, 8-5 sul Galles, si preannuncia una conclusione torrida del torneo.

Una carica della sudafricana Aseza Hele placcata Georgina Friedrichs dell’Australia. (Photo Johan Rynners – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

WXV 3

I risultati del secondo turno danno un primo verdetto sulla qualificazione al mondiale dell’anno prossimo: una squadra samoana completamente trasformata rispetto alla squadra farraginosa e inconcludente vista contro l’Olanda distrugge le Figi 45-17 (21-12 all’intervallo) assicurandosi perlomeno il secondo posto nel girone – a meno di un’inconcepibile sconfitta all’ultimo turno contro il Madagascar. Dal canto suo, l’incontro con la Spagna conferma i progressi e la solidità acquisita nel corso dell’ultima stagione dall’Olanda: finiti i tempi delle sconfitte astronomiche, il punteggio (0-20 con bonus offensivo negato) ricalca quello del recente incontro di Amsterdam per il Rugby Europe Championship (6-27, anche lì senza bonus offensivo).

Un’incursione dell’apertura spagnola Amalia Argudo nel match contro l’Olanda al Sevens 2 Stadium di Dubai. (Photo Christopher Pike – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

La Spagna deve accontentarsi di un calcio di punizione nel primo tempo, grazie anche all’apertura Argudo, bravissima tanto a bucare la linea avversaria quanto a sprecare con scelte molto opinabili le occasioni da meta appena costruite. Le iberiche marcano comunque tre mete nel terzo quarto di gara. A questo punto l’unica squadra che può ancora insidiarne la qualificazione mondiale è Hong Kong, vittoriosa 38-7 con il Madagascar. Dovrebbe però battere con bonus offensivo l’Olanda all’ultima giornata, e contare sul fatto che la Spagna perda contro Figi senza bonus difensivo (nel caso finissero a pari punti, conterà la differenza tra punti segnati e subiti, in cui la Spagna ha un notevole vantaggio): uno scenario non impossibile, ma neanche probabile alla luce di quanto visto finora.   

I risultati della seconda giornata

Nella foto del titolo un’azione della francese Lina Queyroi nel match del WXV 1 tra USA e Francia disputato al Langley Events Center, a Langley, British Columbia. (Photo di Rich Lam – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

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