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L’articolo di Giacomo Bagnasco  “Formazione Italiana” ha sollevato un interessante dibattito fra i lettori di Allrugby.

Sono emerse varie considerazioni, compresa quella, corretta, che chi ha il passaporto italiano, indipendentemente da dove è nato ha diritto di essere considerato italiano a tutti gli effetti. Non esistono italiani di seria A e di serie B.  E noi di Allrugby, detto per inciso, siamo favorevoli sia allo Ius soli che allo Ius scholae, tanto per essere chiari.

In chiave sportiva è giusto premiare però quei club che favoriscono la crescita e lo sviluppo dei giovani. Come?

In Francia esiste la categoria JIFF “Joueur issu des filières de formation», ossia giovani giocatori promettenti formati in Francia.

Era stata la LNR (Ligue Nationale de Rugby) a coniare questa sigla per identificare i giovani giocatori e a creare un regolamento che favorisse il loro impiego da parte dei club di PRO D2 e TOP 14

Per creare un campionato francese ricco di giovani talenti eleggibili per la nazionale, la regola pretendeva inizialmente che nell’organico di ogni club, almeno il 40% fossero giocatori “JIFF”

Per la stagione 2023/2024, i club dovevano invece raggiungere una media di 17 JIFF per ogni foglio partita (come nella stagione 2022-2023) per poter accedere agli incentivi finanziari del Fondo JIFF, che dispone di 8 milioni di euro.

Le sanzioni sportive all’inizio della scorsa stagione erano stata addirittura inasprite per i club che avevano una media inferiore a 16 JIFF. Le penalità erano:

  • 6 punti in meno se la media era tra 15 e 16 JIFF,
  • 8 punti in meno tra 14 e 15 JIFF,
  • 10 punti in meno tra 13 e 14 JIFF,
  • 12 punti in meno tra 12 e 13 JIFF.

Questo significa che i club dovevano mantenere una media di almeno 16 JIFF a partita per evitare di subire penalizzazioni in termini di punti in classifica!

Per essere considerati JIFF, i giocatori devono soddisfare una delle seguenti due condizioni:

  • Aver trascorso almeno tre stagioni in un centro di formazione accreditato, nell’ambito di un contratto di formazione.
  • Essere stati tesserati per almeno cinque anni con la FFR (Fédération Française de Rugby) entro la stagione che si conclude nell’anno in cui il giocatore compie 23 anni.

Non c’è discriminazione sulla nazionalità del giocatore. E questo è il motivo per il quale tanti giovani italiani si sono trasferiti di recente in Francia prima di compiere 20 anni: la qualifica JIFF, una volta raggiunta, aprire loro ulteriori opportunità di mercato, senza che essi occupino, nelle rose, una quota “straniero”.

In Inghilterra, per i club di Premiership, per la stagione 2024-25, vige un tetto salariale di £6.400.000, con crediti fino a £600.000 (massimo £50.000 a giocatore) per trattenere talenti cresciuti e all’interno del club. Questo è pensato per incentivare i club a sviluppare e mantenere giocatori formati nelle proprie accademie.

Insomma, senza contraddire regole di cittadinanza e di accoglienza, le formule perché i club puntino sui vivai ci sono.
Nei mesi scorsi, per la serie A, in Italia, era stato ipotizzato, oltre ad altri parametri, l’obbligo nel foglio gara di un certo numero di giocatori che fossero stati tesserati per il club per almeno quattro stagioni a livello juniores. Obbligo immediatamente cassato: la maggior parte dei giocatori, a livello giovanile, spesso cresce un club e poi si sposta in quello più qualificato del territorio, quattro anni nello stesso, praticamente dalla U16 in su, sono una rarità nel nostro panorama. Insomma con il buon senso, alcune soluzioni si possono trovare. Come ha scritto Giacomo Bagnasco, paliamone.

La tribuna dello Stadio Lanfranchi in occasione della finale del campionato 2024, disputata tra Petrarca e Viadana  (Stefano Delfrate)

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