In una recente intervista Andrea Rinaldo, candidato alla presidenza di World Rugby, sottolineava l’importanza di adottare un approccio scientifico, basato sui dati, alla gestione del nobile gioco del rugby football. Non è indispensabile sostenere la candidatura del professor Rinaldo (noi lo facciamo) per riconoscere che qualche ragione su questo potrebbe anche averla. Prendiamo il caso degli ultimi sei posti disponibili per la RWC del 2025, per cui le Azzurre sono ancora in corsa. Come World Rugby ha ribadito più volte, “with six places up for grabs through WXV 2024 there is added importance to this year’s competition…. It’s all to play for with the top six non-qualified teams at the end of WXV 2024 earning their place at next year’s showpiece tournament” (“Con sei posti in palio…, c’è un’importanza aggiuntiva per la competizione di quest’anno… È tutto da giocare, con le prime sei squadre non qualificate alla fine del WXV 2024 che guadagnano il loro posto nel torneo di punta del prossimo anno”).
C’è soltanto un piccolo problema: a pochi giorni dall’inizio del torneo né chi scrive né altri colleghi della stampa internazionale sono riusciti a farsi spiegare da World Rugby sulla base di quale criterio saranno definiti i “top six teams”. In ordine crescente di plausibilità, tre opzioni vengono alla mente. La prima è francamente assurda, e consiste nel qualificare le sei squadre che avranno ottenuto più punti nella competizione di queste prossime settimane, a prescindere dal gruppo di WXV in cui sono collocate. I punti sarebbero calcolati con il solito metodo (punti per vittoria e pareggio, punti di bonus, nel caso differenza punti segnati, etc.). In questo modo, un’Olanda che battesse con bonus il Madagascar, concludendo il WXV 3 con cinque punti, potrebbe qualificarsi a spese di un Galles che battesse soltanto – senza bonus – il Giappone, concludendo con quattro punti il WXV 2. Nel caso l’ipotesi potesse apparire surreale, si consideri che nel 2013 Samoa si qualificò alla RWC dell’anno successivo a spese dell’Italia, pur avendo perso con le Azzurre 65-22. Questo grazie alla formula crosspool adottata da World Rugby in quell’occasione. Senza sottovalutare la capacità di World Rugby nel creare soluzioni bizzarre, questa ci pare onestamente improbabile. Un altro criterio per definire le top six potrebbe assegnare priorità alle squadre non ancora qualificate di WXV 2, lasciando poi l’assegnazione degli ultimi posti disponibili alla classifica di WXV 3. In questo modo però i posti effettivamente disponibili non sarebbero sei, come sbandierato da World Rugby, ma soltanto due, visto che in WXV 2 ci sono ancora quattro squadre non qualificate (oltre all’Italia, Scozia, Galles e Australia).
L’ultima soluzione, e quella che molti considerano la più plausibile, è quella di affidarsi al world ranking, aggiornato alla conclusione del torneo. In questo modo si qualificherebbero le sei squadre con il punteggio più elevato tra quelle non ancora ammesse, e ci sarebbe un’effettiva competizione per la conquista di queste sei posizioni. Ma ci sarebbe? In realtà no, vista la differenza di punti tra le nazioni di WXV 2 e quelle di WXV 3. La tabella qui sotto ci mostra, nella prima colonna, il women ranking aggiornato al 23 Settembre (sono omesse le squadre già qualificate); nella seconda, il punteggio che le nazioni di WXV 2 otterrebbero nel caso a loro andasse tutto storto (tre sconfitte a fronte di tre successi delle squadre di WXV 3 meglio posizionate nel ranking). Nemmeno la peggior combinazione di risultati negherebbe la qualificazione mondiale alle squadre del WXV 2.
Insomma, per chi sta in WXV 2 il ranking di fine torneo influenzerebbe la composizione dei gironi del mondiale e quindi le chances di passare ai quarti, ma non avrebbe alcuna rilevanza per la qualificazione. Il ranking conterebbe invece per definire chi tra le squadre del WXV 3 si qualificherebbe. Il problema è che potrebbe farlo contraddicendo i risultati ottenuti nel torneo: si potrebbe cioè verificare una situazione in cui una squadra si qualifica al mondiale per via del ranking pur avendo ottenuto meno punti di altre squadre nella classifica del WXV 3. Qui sotto trovate una possibile combinazione di risultati in cui Samoa batte Olanda (con minimo margine) e Madagascar e perde di misura con Figi ottenendo 10 punti complessivi in classifica mentre l’Olanda perde con la Spagna e batte Hong Kong, realizzando sei punti in totale; ma è l’Olanda a qualificarsi, superando Samoa nel ranking alla fine del WXV (59,05 contro 58,77).
Questo dipende dal fatto che battere il Madagascar non porta alcun risultato in termini di ranking visto il suo basso punteggio; inoltre (e soprattutto), squadre come Samoa hanno ancor meno opportunità di squadre come l’Olanda di migliorare il proprio ranking (l’unico incontro di preparazione al WXV Samoa lo ha giocato con Australia A, vincendo ma senza vantaggi in termini di ranking). In uno scenario, per niente impossibile, come quello prospettato qui sotto si arriverebbe alla bizzarra situazione in cui la rilevanza di WXV per la qualificazione a RWC 2025 è praticamente nulla. Insomma, anche se Andrea Rinaldo non dovesse diventare presidente di World Rugby, le sue considerazioni su un approccio scientifico alla gestione del gioco dovrebbero in ogni caso essere prese sul serio.
Nella foto del titolo la meta di Michela Sillari contro la Spagna nel match di qualificazione all’ultima Coppa del Mondo 2021 disputato allo Stadio Sergio Lanfranchi a settembre 2021. (Photo by Alessandro Sabattini – World Rugby/World Rugby via Getty Images)