Caro Stefano,
mi hai chiesto di spiegare le ragioni della mia candidatura a consigliere federale a sostegno di Andrea Duodo e quindi eccomi da te.
Molti sono i motivi che mi hanno indotto a questa scelta, che provo a riassumere, ben sapendo quanto sia difficile sintetizzare in poche righe il mio pensiero. Per questo resto comunque a disposizione per un confronto.
Per prima cosa dobbiamo ammettere che la presidenza Innocenti si è rivelata, nei fatti e per molte ragioni, un fallimento clamoroso. Chi, come me, ha sostenuto questa candidatura deve fare ammenda, riconoscendo l’errore nell’aver sostenuto un candidato che si è dimostrato inadeguato sia sul piano personale che, soprattutto, su quello delle scelte politiche che sono state poste in essere nel corso del mandato.
Innocenti è risultato essere personaggio divisivo, inutilmente polemico e inaffidabile. Già questa considerazione induce a ritenere che egli non sia adatto a presiedere la Federazione; all’esito della campagna elettorale il candidato eletto dovrebbe divenire presidente di tutti, mettendosi al servizio di tutti. Ciò non è stato e in questi anni è risultata palese la differenziazione tra gli amici e i nemici, riservando a questi ultimi un trattamento che prescinde dalla considerazione che comunque dovremmo remare nella stessa direzione.
La inadeguatezza di Innocenti si è tradotta, nei fatti, nel tradimento evidente di tutte le promesse elettorali che hanno costituito il presupposto del sostegno che ha ricevuto.
E’ sufficiente, a questo riguardo, scorrere il programma elettorale del 2021 per rendersi conto di quanto le scelte di questa governance si siano allontanate dalle prospettive descritte in campagna elettorale. La conseguenza di ciò e che oggi ci troviamo con un movimento più povero, sia dal punto di vista finanziario che per quanto riguarda il numero di club affiliati e di tesserati.
In particolare, i club sono stati abbandonati a loro stessi e contrariamente a quanto promesso la Federazione ha dedicato ogni sforzo alla visibilità delle squadre nazionali; ciò, peraltro, dimenticando che la linfa vitale delle stesse si fonda sull’aumento dei tesserati e sul miglioramento delle capacità tecniche di chi li segue, non certo sul reclutamento indiscriminato di atleti la cui formazione è avvenuta all’estero.
Così facendo la Federazione ha ingiustamente penalizzato quelle Società che al reclutamento e alla formazione dedicano gran parte della propria attività e delle proprie risorse.
Al tradimento delle promesse elettorali ha contribuito una gestione economico-finanziaria della Federazione a dir poco del tutto inadeguata. I fondi straordinari rivenienti dalla cessione delle quote del Sei Nazioni e dell’URC sono stati bruciati della gestione corrente, contrariamente alle altre Unions che li hanno utilizzati per investimenti sul territorio.
Il prossimo mandato sarà necessariamente destinato al risanamento di questa situazione, cercando di implementare la poca credibilità internazionale di cui oggi il nostro movimento gode. E’ una sfida difficile, ma essa deve essere affrontata con forze nuove e più credibili.
Corollario di quanto sopra è la poco oculata gestione delle franchigie, che hanno un impatto rilevante sul bilancio federale. I fatti hanno dimostrato che dette strutture possono sopravvivere solo mediante la sinergica collaborazione con i privati; la gestione di una franchigia federale è utopica ed ha contribuito a drenare risorse importanti a tutto danno del movimento. I risultati delle Zebre parlano da sé.
In questo contesto ogni tesserato che ha a cuore il rugby italiano non può rimanere inerte; non si può continuare a criticare l’attuale situazione se non si è disponibili, mettendoci la faccia, a contribuire ad un radicale cambiamento dell’attuale situazione.
Questa è la motivazione che mi induce, con spirito di servizio, a candidarmi alla Federazione, sottraendo al mio lavoro, alla mia famiglia e al mio club tempo importante.
A questo riguardo, ho trovato in Andrea Duodo e nella squadra che lo sostiene una persona di sani principi, leale, volenterosa e priva di secondi fini. Le sue idee di rifondazione della Federazione, non solo sul piano organizzativo, sportivo e amministrativo ma anche sul piano etico mi hanno convinto a mettermi in gioco.
Spero che il rugby italiano colga questa occasione che, da disincantato osservatore, mi pare obiettivamente l’ultima.
Un caro saluto.
Fulvio Lorigiola