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Nel numero 191 di Allrugby, Giovanni Sonego ha raccontato la nascita della RugbyList, prototipo dei moderni social. Era il 1999, un quarto di secolo fa. 

Mi è stato chiesto di raccontare un po’ della rugbylist, un punto di aggregazione virtuale che ha avuto una sua rilevanza nel mondo degli appassionati di rugby per una decina d’anni, tra il 1996 e il 2007, quando i social network e gli influencer non esistevano, ma la voglia di fare gruppo era tantissima. Sono passati 28 anni, ma le vicende delle rugbylist le ho ben presenti, perché ho la stessa fortuna di Mark Twain, quella di ricordare ogni cosa, che sia successa o meno.

Da un paio d’anni facevo l’Internet Provider. Insieme ad altri amici avevo fondato un’azienda che forniva dei numeri di telefono speciali ai quali non rispondevano esseri umani, ma dei modem, aggeggi gracchianti che rendevano possibile a un computer di connettersi alla Rete delle Reti e alle persone di guardare il porno senza passare dall’edicola.

 

 

 

La pagina Facebook della RugbyList, come si presenta oggi.

 

Internet era sconosciuta al grande pubblico e noi provider, un po’ idealisti e con il sogno di dare a tutti una grande libertà di comunicare, ci impegnavamo anche nel ruolo di evangelizzatori del web e spiegavamo agli utenti e alle aziende che le potenzialità della rete erano enormi. Non era facile perché le pagine web erano poche e quindi noi provider ci siamo dovuti improvvisare non soltanto tecnici della connessione, ma anche giornalisti, autori ed editori, pubblicando qualunque cosa ci venisse in mente, se non altro per dare dimostrazione pratica delle potenzialità della rete. Per esempio, io giocavo ancora, nel Casinalbo Rugby, e mi sembrava naturale pubblicare qualche foto della squadra, il calendario, scansioni di articoli di giornale (tracce si trovano ancora oggi in rete a quasi 30 anni di distanza).

Anche la voglia di comunicare era tanta, ma non c’erano i social. Uno strumento tutto sommato ben consolidato era la mailing list. Un software che gestiva indirizzi di posta speciali che, un po’ come fanno oggi i gruppi di WhatsApp, si incaricava di distribuire i messaggi agli utenti iscritti nel gruppo.

Una prima mailing list era popolata da qualche mio amico, dai miei clienti e da qualche utente capitato per caso sulle pagine del Casinalbo Rugby. Uno di questi, il mitico Mattia Basile, mi ha detto un giorno: ma perché non fai una mailing list tematica dove si parla di rugby? Detto fatto. In uno spreco di fantasia e creatività la chiamai RugbyList. Se non altro era chiaro di cosa si sarebbe parlato.

All’epoca la parte della comunicazione rugbistica passava attraverso qualche giornale cartaceo (qualche quotidiano illuminato o periodici come La Meta, Il Mondo del Rugby). Alcuni, rarissimi, si abbonavano a riviste straniere, bellissime, ma che arrivavano a distanza di settimane dagli eventi narrati. Non esisteva lo streaming. I canali Tv Rai o TeleMontecarlo e qualche satellite mandavano in onda partite che venivano registrate e le cassette Vhs cominciavano a girare negli spogliatoi per essere duplicate sottobanco, neanche fossero snuff movies, con terrificanti perdite di qualità.

La voglia di comunicare e di avere notizie fresche di rugby era enorme e quindi, nel giro di pochissimo tempo, si diffuse la notizia dell’esistenza della Rugbylist che cominciò a popolarsi. I nuovi iscritti si presentavano, tutta gente legatissima a questo mondo poco conosciuto del rugby. Allenatori, tecnici, dirigenti, accompagnatori, giornalisti, tantissimi giocatori e giocatrici ancora in attività o che avevano smesso da poco, mamme di giocatori. La cosa incredibile era che si iscrivevano persone di qualsiasi “livello”. C’era chi giocava in C2 e chi in nazionale, chi accompagnava al campo i bambini e dirigenti della Federazione, firme di importanti testate giornalistiche, commentatori Tv e illustri sconosciuti ammalati di febbre ovale.

Una cosa era comune a tutti: la voglia di condividere la vita rugbistica con altri appassionati con la speranza di riuscire ad attirarne altri. Veniva messo in comune un po’ di tutto, anche cose molto pratiche. “Organizziamo il nostro tradizionale torneo di fine stagione, chi si vuole iscrivere?”, “Non so dove vedere la partita, qualcuno mi può ospitare a casa sua sabato prossimo?”, “Colleziono libri di rugby, qualcuno li vuole scambiare con me?” “Mi devo trasferire in quella città, c’è una squadra old?”. “Siccome li raccolgo per i giornali, visto che ci sono vi pubblico i risultati della serie B nella mia regione, appena terminate le partite”. Con la lista era finalmente possibile avere risposte in tempi rapidissimi.

Tra uno scambio di battute e l’altro in quegli anni sono accadute cose bellissime che hanno ben rappresentato un momento nel quale il mondo di Ovalia si radunava in quella piazza virtuale che era la rugbylist.

Per esempio, uno di questi eventi bellissimi è stata la vicenda (ripresa a suo tempo sul Messaggero da Paolo Ricci Bitti, giornalista tra i primissimi iscritti) che ha visto protagonisti Claudio Tinari e Flavio Mambrito (nella foto sotto con al centro Sonego), entrambi iscritti alla rugbylist all’insaputa l’uno dell’altro. Flavio Mambrito, un passato da giocatore nel Brescia, nel 1996 faceva il veterinario. Tinari, nel 1996 era un manager televisivo, con un passato di eccellenza. Era stato infatti una terza linea di altissimo livello, pupillo di Villepreux, con 19 caps all’attivo. Però, undici anni prima aveva dovuto chiudere la carriera per un infortunio di gioco.

Quando Flavio Mambrito ha letto il nome di Tinari in uno dei messaggi della lista, la sua mente è tornata a quel giorno del 1985 e ha risposto di getto:

«Caro Tinari, erano undici anni che volevo rivelartelo: sono stato io a farti uscire durante quella partita a Brescia contro il Parma. Sono stato io, ala, a darti quel pestone sulla caviglia in un raggruppamento, ma non l’ho fatto apposta, solo un incidente di gioco. In vent’anni di partite non sono mai stato espulso. Scusami, perché se non fosse stato per Internet non avrei mai trovato né il coraggio né l’occasione per confessare».

Anche Claudio Tinari rimase sorpreso nel trovare quella confessione e rispose:

«Caro Flavio, è difficile descrivere le mie sensazioni in questo momento: sono ricaduto indietro di 11 anni, in quell’inferno che avevo a fatica accantonato. Effettivamente il 10 febbraio ’85, a Brescia, chiusi la mia carriera nel rugby vero. Il piede era fratturato e, constatato che dopo operazioni chirurgiche molto complesse non rendevo più come prima, con fatalismo ho proseguito la mia esistenza senza la palla ovale giocata. Avevo solo 25 anni e a lungo mi sono chiesto chi fosse stato a calpestarmi. Sei scusato. Grazie per la confessione e grazie a Internet che si conferma un grandissimo strumento».

Ma più il tempo passava e più le amicizie, sebbene virtuali, si stringevano e non potevamo certo limitarci agli incontri virtuali. Abbiamo cominciato a trovarci in occasioni di derby sportivi o partite della nazionale, ma il clou è arrivato nel 2000. Quando l’Italia è approdata al torneo più antico del mondo, abbiamo cominciato a darci appuntamento prima della partita nei pressi del Flaminio. La mitica Cettina Tassinari coordinava l’afflusso degli iscritti a pranzi luculliani, a modico prezzo, al Circolo della Stampa sportiva. Altri volontari avevano iniziato ad organizzare un favoloso banchetto.

Ricordo alcuni tra i più attivi, Max Spidermax, che salutava sempre con Ifix Tchen Tchen, Alverman, Mac, Angelo Volpe, RuggeroOne, il Gran Ciambellone De Sio, i fratelli Morani, l’argentino Chimenti e l’amico Andrew Jepson, supertecnico britannico innamorato dell’Italia e scomparso in questi giorni a Fermo, nelle Marche.

Vedendoci di persona è stato senz’altro più facile dare forma e concretezza all’idea nata nelle prime settimane di esistenza dalla lista, da Adriano Altorio, di fare una squadra virtuale tra gli iscritti. Qualche riunione e abbiamo dato vita agli All Bluff, squadra a inviti nota per la loro simpaticissima partecipazione ai tornei e anche per il loro immancabile banchetto con ogni ben di dio, davanti allo stadio.

È difficile riuscire a riportare oggi la percezione di quanto sia stata importante la rugbylist in quegli anni. So per certo che alcuni dei dirigenti federali (anche di vertice e iscritti in incognito) la leggevano per tastare il polso, le reazioni e gli umori di quello che probabilmente era il campione più rappresentativo del “popolo del rugby”. Ma non solo, a volte, è stata utilizzata per avere rapidamente informazioni che tramite canali più tradizionali non era semplice ottenere; anche Antonio Zibana, all’epoca manager della nazionale e tra i primi iscritti, non esitava a ricorrere alla lista, confidando nell’affidabilità di quanto si discuteva in quella piazza virtuale.

E fu così che quella piazza pubblica divenne il luogo di un’altra storia straordinaria: siamo alla fine del 1999, alla vigilia dell’ingresso dell’Italia nel Sei Nazioni. Per l’Italia era un momento difficile, bisognava trovare un sostituto a Georges Coste che l’aveva guidata verso l’ammissione al prestigioso Torneo. L’ambiente era allo sbando dopo aver vissuto, con Massimo Mascioletti nel difficile ruolo di traghettatore, uno dei peggiori Mondiali di sempre: tre sconfitte su tre, di misura con Tonga, 60 punti di passivo con l’Inghilterra e un passivo di 101-3 con la Nuova Zelanda.

Tra i giornalisti specializzati impazzava il toto-allenatore, ma dalla Federazione nessuna anticipazione, bocche cucite. Fino a quando un giorno con il suo candore da gentleman Antonio Zibana non chiese, proprio alla lista, se qualcuno avesse avuto un contatto telefonico di John Boe ( a sinistra nella foto), un’apertura neozelandese che era stata a lungo nel giro degli All Blacks e che, miracolo di quegli anni, era passata anche da Calvisano. Detto fatto, in men che non si dica la richiesta di Zibana fu accontentata. Il giorno dopo sui giornali si lesse che proprio Boe era la prima scelta per la panchina azzurra. I giornalisti che non frequentavano la list presero il “buco” e in Federazione non furono contenti della fuga di notizie. Poi Boe scelse di guidare le Samoa al Mondiale del 2003 e alla guida dell’Italia arrivò il connazionale Brad Johnstone. Ma questa è un’altra storia.

Non è stato tutto rose e fiori. Ogni tanto qualche litigio tra gli iscritti è scappato, purtroppo. La comunicazione online non è semplice da gestire. Uno dei momenti più duri per me è stato quando ho ricevuto in ufficio la visita della polizia postale perché qualcuno, approfittando del “peso” della lista, l’aveva usata per diffamare altri colleghi usando un falso nome e collegandosi dal call-center vicino alla sede della Federazione.

Ma a parte qualche episodio, i momenti belli sono stati molti, ma molti di più. Per diversi anni, per esempio, abbiamo usato la lista per giocare con i pronostici del Sei Nazioni. Alcuni iscritti dalla buona penna mettevano in palio i loro libri a chi si fosse avvicinato di più alla classifica finale. Tutto sorto in modo praticamente spontaneo.

E come non ricordare gli iscritti Lia Capizzi, Tanu Palmiotto e Ruggero Rizzi, che si sono adoperati per sostenere il progetto Congalie di Paolo Familiari, altro iscritto tra i primissimi, che ha portato una squadra di bambini congolesi a giocare a Treviso per il Trofeo Topolino?

Valutandola dal punto di vista personale devo dire che la rugbylist è stata una mia compagna di strada per un lungo periodo, regalandomi tante emozioni, consentendomi di incontrare splendide persone e miti del mio sport preferito. Non potrò mai dimenticare quando un giorno mi si è presentato in ufficio Franco Properzi, mitico pilone della nazionale, che aveva pensato bene di venire a farmi una sorpresa. O quando ho ricevuto i complimenti di Vittorio Munari, incontrato vicino al Battaglini, o la telefonata di Stefano Bettarello insieme con Paolo Cecinelli da un prepartita.

Ma al di là di quello che la lista è stata per me, sono sicuro che siano state molte le persone che frequentandola hanno apprezzato questo “social ante litteram”, stringendo amicizie durature, dando il via a esperienze rugbistiche particolari. Oggi il mondo dei social è entrato a gamba tesa, tutto è cambiato, perché la nostra list era una piazza virtuale, un tramite per favorire indispensabili rapporti umani. Ci si conosceva dietro a un computer e si aveva subito il bisogno di incontrarsi di persona. Bei tempi.

RUGBYLIST, il nucleo originario

Mattia Basile, Adriano Altorio, Angelo Volpe, Ciambellone, Pornostar, Alverman, Il Principe, SpiderMax Ifix Tchen Tchen, Cettina, Fiorenza, Mac, Ruggerone, Gaetano Palmiotto, Guido Chimienti, Francesco Aliprandi, Fabio Sato, Antonio Raimondi, Franco Meneghi, Franco Properzi, Sonia Zanotti, Valerio Vecchiarelli, Paolo Ricci Bitti, Paolo Cecinelli, Gianni Amore, Giampaolo Tassinari, Roberto Vanazzi

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