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Dicono, ma noi di Allrugby non ci crediamo, che ci sono presidenti di club disposti a offrire il loro voto in cambio della promessa di una sacca di palloni, di un raduno della nazionale, di una risistemazione del campo. Impossibile, il rugby non è sport per gente che si vende.

Dicono persino,  e ci crediamo ancora meno, che ci siano presidenti intimiditi dalle minacce di chi gli dice: “guai se non mi voti!”.  Non scherziamo: il rugby è sport per persone coraggiose, è da escludere che qualcuno possa dare il proprio voto, o la propria delega, per paura. Ed è altrettanto inverosimile che un rugbista si illuda di far leva su sentimenti da pavidi. Nessuno può avere un’idea così.

Dicono anche che Allrugby abbia ricevuto in passato sovvenzioni dalla Fir: è vero. Ma più che di sovvenzioni si trattava di uno scambio commerciale: pagine di pubblicità a prezzi, per l’acquirente, di favore.

Purtroppo qualcuno pensava che con quello scambio si acquistasse anche l’accondiscendenza del nostro lavoro di redazione. Non essendo così, alla scadenza del contratto, l’attuale governance si è rivolta altrove. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: tre anni fa, durante la campagna elettorale, Marzio Innocenti, sfidante dell’allora presidente federale, ebbe su Allrugby quattro pagine per presentare il suo programma e le sue posizioni. Fu quello che ebbe più spazio fra tutti i candidati. Quest’anno, il video in cui Sergio Parisse, 94 volte capitano dell’Italia, spiega il suo appoggio a uno degli oppositori è stato ignorato dal sito cui la Fir ha deciso nel frattempo di destinare i suoi contributi.

A proposito, nelle pagine che allora gli dedicammo, l’attuale presidente della Fir diceva:

  • L’architettura del rugby italiano va profondamente ridisegnata, e con essa la filiera che porta alla costruzione dei giocatori. I club devono tornare al centro del progetto federale, supportati nella formazione di tecnici e dirigenti dai Comitati Regionali, che saranno potenziati in risorse e figure professionali a servizio del proprio territorio.
  • Nel nostro programma le Accademie delle Franchigie non sono prioritarie, in quanto superate dall’istituzione di un campionato di Super Lega inserito in ambito di Alto Livello: i giocatori di interesse nazionale saranno messi a contratto e posti sotto tutela delle due franchigie, per essere poi messi a disposizione dei club di Super Lega secondo un meccanismo distributivo di draft sul modello NBA.
  • La gestione della Super Lega sarà affidata ad un Commissioner, sul modello NBA, con pieni poteri per il suo funzionamento ottimale. Il vincitore del campionato, che non prevede retrocessioni, conquista il titolo di Campione d’Italia e accede direttamente alla Challenge Cup.
  • L’auto-referenzialità non ha pagato, sia in ambito di comunicazione, sia in ambito di organizzazione e gestione dei grandi eventi. Fatti salvi il Six Nations e la finestra dei Test Match di novembre, il nostro è uno sport di fatto invisibile, e questo comporta la necessità di investire in un piano di comunicazione di lungo respiro selezionando la migliore partnership tra i più importanti network nazionali.

Di tutte le promesse sopra elencate, ciò che oggi resta è che contano soltanto i risultati della Nazionale: “io il presidente più vincente della storia nel triennio (ma non quello di uno dei Mondiali più disastrosi di sempre…, ndr)”, cui viene aggiunto che “l’alto livello è importante perché il 65% delle nostre entrate proviene dall’attività internazionale”.

Grazie, lo sapevamo anche prima.

Con tanti saluti alla base, sollecitata solo in campagna elettorale.

Ora nella risposta che il presidente federale ha fatto gentilmente pervenire alla nostra redazione, a proposito del confronto tra i tre candidati, per il quale ci eravamo offerti come organizzatori, si legge testuale che: “la continuità della proposta di governance di cui, insieme ai colleghi consiglieri candidati per supportarmi in un secondo mandato, siamo portatori è tale da non rendere a mio avviso necessari ulteriori chiarimenti: la visione è analoga a quella che ha portato alla nostra prima elezione, sposata dalla maggioranza dei Club italiani nel marzo 2021”.

Chiunque governerà negli anni futuri, sappia che Allrugby continuerà a fare il suo lavoro: confronterà le promesse con i fatti, rileggerà documenti e dichiarazioni, scaverà, analizzerà, chiederà. In una parola sarà la sentinella dei club, dei tesserati e dei presidenti. Anche di quelli che oggi non hanno il coraggio di dire per chi vogliono votare. Una delega non li assolverà.

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