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Allrugby è nato 193 numeri e 17 anni fa. L’obiettivo dichiarato, fin dagli esordi, è sempre stato quello di mettere a disposizione del movimento uno strumento di analisi, di recupero della memoria storica, di confronto, utile a fare crescere, tutte insieme, le sue varie componenti.

Nell’arco di questi diciassette anni, su Allrugby, hanno scritto decine di giornalisti, tra i più qualificati d’Italia, sono stati intervistati centinaia di personaggi, rispettandone le più disparate opinioni, sono state prodotte analisi, dossier, formulate critiche e, con l’ausilio, di tecnici ed esperti, messe a confronto stategie e soluzioni.  Ci siamo proposti come laboratorio, mai come megafono di alcuno.

La nostra autonomia di pensiero è sempre stata evidente e riconosciuta dagli interlocutori. Tutti, o quasi. Noi ci abbiamo sempre messo la faccia.

L’auspicio è che dalle prossime elezioni esca una governance capace e trasparente, con la quale sia possibile per tutti gli organi di stampa interloquire in modo sereno e senza pregiudizi di sorta, ponendo domande e ricevendo risposte. Anche sul bilancio, i cui numeri preoccupano l’intero movimento, perché da essi dipendono l’indipendenza e il futuro della pallovale in Italia.

Il rugby italiano, tra le tante cose, ha bisogno urgente di mettere in sicurezza i conti e di reperire nuove risorse.  Per farlo ha bisogno di recuperare unità d’intenti, anche attraverso il confronto tra punti di vista diversi. Bernard Lapasset, come ha ricordato in occasione della cerimonia inaugurale dei Giochi, Tony Estanguet, presidente di Parigi 2024, diceva: “la palla si passa, non la si tiene per sé”.

Chi la ritiene di sua proprietà non fa un buon servizio alla crescita dello sport. Allrugby ha il compito di far circolare il pallone, dal vertice alla base, evitando che protagonisti malaccorti lo calcino fuori dallo stadio.

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