A 15’ dalla fine – e al momento del calcio di Damian McKenzie che risulterà decisivo – sta per materializzarsi la terza “congiunzione laburista” del rugby d’Inghilterra nella terra dei kiwis. Nel 1973, 16-10 quando il tory sir Edward Heath stava per lasciare il n. 10; nel 2003 l’epico 15-13 dei Woodward’s Boys mentre Tony Blair era in procinto di inaugurare la sua lunga stagione da premier.
Ci va molto vicina la squadra di Steve Borthwick, 16-15, un punto, come dieci anni fa, quando sempre a Dunedin gli uomini di Stuart Lancaster cedettero 28-27 agli All Blacks. Nella “serra” di Dunedin, lo stadio molto trasparente che ha preso il posto della Casa del Dolore, sboccia e cresce un match che, almeno nel primo tempo, offre squarci di grande bellezza, di rapidità, di necessarie durezze. La seconda parte non è così spettacolare ma mette in mostra un’Inghilterra in crescita nel controllo, in difesa e nel concepimento di nuove idee in contrattacco, specie per merito dell’estremo Furbank.
Al tirare delle somme gli All Blacks si affacciano poco e quando lo fanno vengono contenuti. Rosa tradita dal piede di Marcus Smith: senza quei due calci (uno molto facile) e quella trasformazione falliti, Scott Robertson avrebbe celebrato senza gioia il debutto alla guida dei Blacks. La prima lunga porzione di ripresa è dell’Inghilterra che dà il via a unga sequenza piantando cunei nella difesa neozelandese con i piloni Baxter e Stuart e continuando con una serie di cariche che portano ancora Itoje vicino alla segnatura. Il gioco si riapre e Smith inventa un passaggio lungo per Waboso: 10-15. La reazione dei Blacks non ha un’efficacia nitida e tra gli avanti solo Scott Barrett e Papalj lottano alla pari con i bianchi.
Gli highlights di All Blacks-Inghilterra
Partita decisa da un paio di peccati veniali, sfruttati dal piede di McKenzie che, a sua volta, rischia di invertire il senso divorando il tempo concesso per la punizione del 19-15. In quell’ultimo minuto gli inglesi provano a risalire il campo. Invano. Sabato si replica all’Eden Park.
Nella foto di apertura l’esultanza di Seevu Reece dopo la seconda meta (Foto AllBlacks)