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Ho tifato e gioito per Enrico Casella (qui sotto nella foto), il direttore tecnico della nazionale di ginnastica artistica femminile cha a Parigi ha conquistato la medaglia d’argento nel concorso a squadre, dietro agli Stati Uniti di Simon Biles e davanti al Brasile. Ho applaudito la sua ostinata determinazione. E oggi lo abbraccio idealmente per un traguardo che iscrive definitamente il suo nome nella storia dello sport italiano.

Conosco Enrico da quando eravamo compagni di scuola alle elementari, poi lo siamo stati anche alle medie. A suo modo era già un leader allora, duro, deciso, un po’ sfrontato, come si può essere sfrontati a dieci anni, dodici. Se giocavamo a pallone tutti volevano stare con lui, perché la sua grinta era feroce, i suoi contrasti intimidatori. Poi siamo stati compagni di squadra con la maglia del Rugby Brescia e, insieme, abbiamo vissuto un episodio che torna di attualità nell’ora del suo trionfo parigino.

Era il 1976, affrontavamo il Tarvisium, squadra campione d’Italia, nel campionato Under 19.  Loro erano molto più forti di noi e, prima della partita, Roger Beard, allenatore gallese, ci disse: “Oggi date tutto quello che avete. Incalzateli, aggrediteli dal primo all’ultimo minuto. Fiato, gambe, muscoli non vi mancano. E quando le forze sembreranno non sostenervi più, usate il vostro cuore. Fatelo per me e per voi”. Vincemmo quella sfida, riacciuffando il successo proprio alla fine. E quando di recente ho ricordato quel risultato a Rino Francescato, che capitanava la squadra avversaria, mi ha risposto stupito: “Strano che abbiate vinto voi, noi all’epoca non perdevamo quasi mai…”.

Qualche tempo fa, Enrico Casella ha raccontato quell’episodio a Marco Pastonesi che lo ha riportato in “Ovalia-Dizionario erotico del rugby”: neanche lui aveva dimenticato quella giornata, quella storia. “E come potevo? – ha spiegato -. Tutto comincia da lì, dal cuore, e nelle parole di quel giorno affonda il mio credo di sportivo e di allenatore”.

Chissà se Roger Beard, vecchio pilone di Cardiff, sa che in quella medaglia d’argento delle ginnaste azzurre c’è anche un po’ della sua storia. Grazie a Enrico per aver alimentato quel sogno cominciato quasi mezzo secolo fa nello spogliatoio dello Stadio Menta, di Brescia. Grazie alla inflessibile volontà che ha accompagnato il suo lungo cammino verso la gloria, al suo spirito di rugbista mai disposto ad arrendersi. “Abbiamo saputo perdere, superare i momenti difficili, gli infortuni”, ha spiegato dopo il secondo posto di Parigi. Grazie di cuore.

Nella foto del titolo la ragazze azzurre sul podio (Federginnastica-CONI)

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